Chiusa Opera Aperta

roascio-chiusa

Domenica 14 luglio 2013 si è tenuta a Chiusa Pesio, nel contesto di Chius’Arte, l’esposizione di “Opera Chiusa Aperta” (sopra, il logo ideato da Stefano Di Lorito). Una piccola, curiosa esposizione postmoderna, svolta sotto l’Ala del Pellegrino davanti al Palazzo del Marchese, un tempo luogo del governo del marchese di Ceva e attuale sede del Municipio. Dato il suo ruolo connesso al Municipio, nel 1871 l’Ala del Pellerino era divenuta il dehors del Caffè del Popolo, ancora presente a fianco della piazza, come indica anche la maestosa targa che domina la volta.

F. Signori, “La valle Pesio”

Mario Malfatti, “Monumento a De Caroli”
 
L’Ala del Pellerino è uno spazio già di per sé ricco di testimonianze artistiche: sul municipio spiccano due busti dei Fratelli Carle realizzati dal valido Carlo Fait, longevo scultore ottocentesco (1877 – 1968); un grande quadro illustra la Valle Pesio, a firma di F. Signori; e anche un grande artista monregalese, lo scultore Mario Malfatti, realizza il possente monumento all’eroe di guerra Riccardo Decaroli.

La prima rielaborazione anagrammatica di Marco Roascio.

La mostra parte da un dipinto “anagrammatico” realizzato da Marco Roascio, all’interno della sua arte “cabalinguistica”: egli aveva anagrammato, nel 2009, “Estemporanea d’arte a Chiusa Pesio” realizzando “Paracadutereste Homosapiens? Eia!” immagine poi illustrata dall’autore col quadro sovrastante, secondo i principi del suo modo d’agire artistico.

Roascio rielabora il ritratto di Sade alla Bastiglia di Man Ray

Elaborazione di Roascio sul bicentenario della rivoluzione francese (1789 – 1989)

Roascio era presente anche con due altre opere, omaggianti la significativa data del 14 luglio, anniversario della presa della Bastiglia: un dipinto rievocava l’evento, l’altro citava la rilettura effettuata da Man Ray.

Le rielaborazioni degli anagrammi di Roascio di Lorenzo Barberis

In seguito, Roascio produsse altri anagrammi, che in questa esposizione sono stati elaborati in disegni da Lorenzo Barberis.


L’imponente Ruota di Michele D.R, illustrante le sue rielaborazioni degli anagrammi di Stefano Di Lorito.

Ma il fulcro dell’esposizione è indubbiamente la favolosa ruota costruita da Michele D.R. con la collaborazione di altri due artisti torinesi. Su di essa appariva la poesia realizzata da Stefano Di Lorito anagrammando il testo di partenza di Roascio (“Estemporanea d’arte a Chiusa Pesio”, ricordiamo), ciascuna illustrata con minuziose, raffinatissime immagini ricche di citazioni interne, formando un poema visivo di grande fascino e validità.

L’opera è disponibile anche online, a questo indirizzo (http://www.flickr.com/photos/micheledierre/), ma la sua fruizione ideale è tramite la ruota, che permette una consultazione ottimale delle vignette tramite il suo rapido scorrimento, andando avanti e indietro per cogliere al meglio i rimandi interni. Inizio e fine dell’opera sono indicati a parte, lateralmente sulla ruota stessa, a indicare che la stessa non rappresenta una ciclicità infinita, ma la storia ha un percorso preciso e definito.
L’opera è stata di grande richiamo, venendo a essere di fatto il centro stesso dell’esposizione, catturando l’attenzione sia pure spesso un po’ distratta dei visitatori, più chiusani che turisti.

Per chi fosse interessato al catalogo di Chiusa Opera Aperta, è disponibile in PDF da qui:http://cuneiforme.wordpress.com

Qui sotto, invece, due gallery: una dedicata all’esposizione delle vetrine artistiche, fulcro della manifestazione chiusana, e una dedicata alle bellezze artistiche della città.
Margutte
Fotografie dell’articolo e delle gallery di Lorenzo Barberis
Gallery 1: Le vetrine d’autore di Chius’Arte
Gallery 2: Chiusa Pesio.

Un po’ meglio conservato l’affresco dello stesso soggetto su un palazzo vicino, in cui si vede anche come la Vergine stia schiacciando coi piedi il Serpente.

La secentesca confraternita dell’Annunziata è sempre dedicata alla Vergine, ma non nella sua versione apocalittica.

La chiesa si contraddistingue, all’interno, per un barocco sovraccarico ma non privo di sontuosità.

A puro titolo d’esempio, qui sopra, la Vergine Bambina, lo Sposalizio, la Natività, l’Addolorata e un’apparizione in un’inquietante cornice mortifera, molto barocca.

Nella chiesa non manca tra l’altro, centralissimo, l’Occhio degli Illuminati, secondo la figurazione tradizionale del Divino, poi declinato con l’appropriarsi massonico di tale continuità.

Meno interessante San Rocco, ugualmente secentesca e ancor più baroccamente sovraccarica. L’elemento di maggior interesse, forse, sono i profeti con nomi in caratteri ebraici.

L’altra chiesa rilevante nel centro, dedicata a Sant’Antonino, risultava non visitabile all’interno, comunque moderno. Il compimento della facciata è d’età fascista, come denotano le U maiuscole scritte a V, mentre il campanile moderno è dell’architetto monregalese Lorenzo Bertone.

*