Blanca Segura: la poesia è una necessità

555914_10153340384965263_258567852_n

ATTILIO IANNIELLO (a cura)

Brevi appunti biografici
Pubblicai il mio primo libro di poesie intitolato La brutalità dei fatti (2011), con Mesa Redonda (Tavola Rotonda). Alcuni dei mie poemi sono stati inseriti nel libro La vita in poesia oltre ad alcune selezioni eseguite da José Beltrán Peña. Nel 2012 partecipai alla Fiera Internazionale del libro a Lima durante la presentazione della prima antologia di poeti di Sanmiguelinos, dal titolo Media Luna (Mezza Luna). Nello stesso anno le mie poesie sono state pubblicate all’interno dell’antologia Palabras sin Fronteras (Parole senza Frontiere) dell’Università Ricardo Palma e in una rivista dell’Università di Concordia in Canada. Nel 2013 pubblicai insieme al Gruppo Parasomnia, la prima antologia poetica del collettivo.

Inoltre, l’anno scorso fece partire uno dei miei molteplici progetti, chiamato “I miei uomini ed io” (www.mishombresyyo.pe), ancora in corso. Progetto interdisciplinare e collettivo digitale che ha come asse la raccolta delle mie poesie.

Quando e come si è avvicinata alla poesia?
Mi sono avvicinata alla poesia fin da piccola; ho sempre scritto, anche se non ricordo esattamente da quando. Il momento determinante nel quale incominciai a prendere più seriamente la mia scrittura fu quando conobbi Raquel Jodorowsky, una poetessa e amica cilena che visse molto tempo in Perù.

Cos’è la poesia per lei?
Per me è una necessità.

http://www.parasomniacultural.blogspot.com

1972353_545547342210015_546312083_n
Per primo c’è il sangue [1]

Sono la discendenza inesistente di José Manuel
colei alla quale fu negato di odorare il mare delle coste peruviane
e che tanti preferiscono zittire.

Sono la piccola sulla quale
si posano senza fine ancora pregiudiziosi sguardi,
quella dalla pelle troppo chiara per essere immortalata in qualche pittura di Pancho Fierro
o troppo scura per passare inosservata in un giorno d’immenso chiarore

Sono colei che ha dei capelli strani, grossolani e disordinati,
colei che ha delle labbra grosse
colei che ha delle ampie e seduttrici anche
e colei che ha dei grandi seni, sorriso bianco e occhi profondi.

Sono la continuità della storia
che non è mai finita nella Tina del 1816
ma quasi tutti hanno scelto a piacimento
non perpetuare.

Sono l’angoscia della bambina Maria Luz,
sono la presunta disonorata di don Juan Francisco,
sono il segreto mal custodito de La Casilda
e la speranza di don Parcemòn;
Sono colei che si è stancata di mantenere nascosta la sua esistenza
e che questa notte proclama ciò che scorre tra le sue vene,
quel frutto, quel miscuglio che la storia s’intestardisce a emarginare.

[1] Questa poesia è stata ispirata dal romanzo Matalaché, scritto nel 1929 da Enrique López Albújar. (Chiclayo, 1872 – Lima, 1966). Si tratta di una tragica storia d’amore tra uno schiavo nero e la figlia del suo padrone. Il romanzo è ambientato nel 1800 quando era ancora presente la schiavitù in Perù ed ha come sfondo la vita dell’azienda “la Tina” dove si fabbricava sapone.

***

Giovedì Santo

Alcool,
miscela solida,
elisir multicolore,
questa notte voglio essere soltanto tua
e non della vita,
né delle colpe
né delle asfissie
né del dolore;
portami,
saturami,
ubriacami
e non lasciarmi mai
neanche per un istante di respiro,
guidami oggi e sempre
dritto verso la perdizione.

***

Nostalgia chalaca

Che non arrivi l’autunno
col suo freddo e indifferenza
e il suo cielo grigio su Lima.

Che sia per sempre estate
per potermi saturare fino allo sfinimento
di mattine con odore di mare,
caldo soffocante e amori fugaci

Mi rifiuto di lasciarmi andare
per la pigrizia che porta la nebbia,
voglio nuovamente nuotare
in qualche spiaggia gelida e con pietre
senza fermarmi fino a sentire che il sale e il sole
imbruniscono e lavano la mia coscienza e la mia pelle
nuotare fino a sentire la corrente
sotto di me
e la brezza marina quasi come una divinità marina;
nuotare fino al punto nel quale
l’orizzonte diventa confuso
e il silenzio
quel silenzio,
mi dimostri che c’è vita dopo la morte
e che si può morire e rinascere.

(Traduzione di Pina Gonzalez Ubilla)