Ed è sera ed è mattino

mattina

EVA MAIO

“e fu sera e fu mattino” è circolare, ripetuto, mitico.
In Genesi quest’ellisse racchiude la sequenza di atti per fare il cosmo.
La sequenza è immessa in un ritmo benefico. A volte sembra un adagio. A volte una corsa quasi trafelata
A che tutto sia fatto. Fatto bene.
Ma tutto è sempre ancora da fare. Tutto è incompiuto.
A noi tocca decidere e mettere in atti e scelte la nostra parte in quel circolo stretto del giorno dopo giorno.
Un giorno dopo giorno sempre incompleto e grato.
Qui non c’è traccia di quella “parte”, la nostra, proprio quella che tocca a noi.
Qui ci sono soltanto i piccoli barbagli che ci visitano la sera o di primo mattino.
Barbagli messi in parole.

Contenitori d’infanzia
le parole
quelle lucenti immediate
un lampo
appena svegli
nel minuto
stare sotto le stelle.
Che le incomplete
parole
le balbettiamo poi
da mattino a sera
in cerca di briciole di senso
del vivo.
Del vivo
solamente.

Ed è sera …

Come innestati
su un colle ad ondeggiare
l’arco d’anni vissuto
ci visita
in un bagliore
e ci lascia lì
assorti
la sera
in un punto.

…ed è mattino

Ammantati di niente
ci svegliamo
a vivere l’epica
del quotidiano
fronteggiamo il reale
ne tastiamo
briciole
soltanto
in superficie.

Ed è sera…

Che strani mormorii
alle porte della sera
che gli sguardi
di quel giorno
esitano ancora
accanto
che gli occhi
di quel giorno
s’incamminano
dentro.

…ed è mattino

M’installo
contenta di primo mattino
nella pelle del giorno
che viene
e non so
a quali tabernacoli
di bene
avrò accesso.

Ed è sera…

Inciampo
nell’infinito
qualche sera di veglia
e sono avvolta
da umili non so
che si fan stelle.

…ed è mattino

Certi frizzanti
mattini d’inverno
dei fili che non vedo
allertano la pelle
a dirmi
che tutto è collegato.
Attorno
il terso s’espande.

Ed è sera…

Com’è sommessa
questa sera
intenta a salutare
il flusso polifonico
dei volti
precisi negli occhi
perfino
in palpebre e ciglia.

…ed è mattino

È una fioritura
di immagini sfocate
frammenti eco
dell’ultimo sognare
prima che il piede
poggi a terra.
Mi accompagnano
ibridi i sogni
mentre l’acqua il sapone
scorrono tra le mani.
In rarefatte parole
troveranno casa
chissà quando.

Ed è sera…

Limpide
certe sere al balcone
che tutto fuori
pare irreale
troppo esatto
in questo scorrere
dentro
di imperfetti passi
intensi
senza programma.

…ed è mattino

Divergo
lo sguardo
verso un sogno
e non è sera.
Semplice è l’avvio
d’un mattino buono
come a primavera.

Ed è sera…

Ho ereditato
ore
per ascoltare
ferma o in cammino.
Ho ereditato
ore
e restituite al cosmo
in attitudine d’accordi.
Lo spero.
È l’ora del sonno.
Lo spero.

…ed è mattino

Magari
lo pensassi ogni mattina
di emergere
meno di un punto
da sciami di vie lattee
e tutto
è un tutto di punti collegati
così da farmi
attonita gentile
agli atomi
che incontro
lungo il giorno.

zita-giraudo

Solo sei sere e sei mattini. Non sette.
Per rispetto a quel racconto antico di Genesi che sappiamo irreale ma così profondo.
Sanno essere abissali e audaci i miti del cominciamento d’ogni cosa.
A loro modo sempre contemporanei: dicono di un incipit “inacchiappabile” per parlarci
di noi. Nati per dare risposte, leggiamoli – quei miti – come domande.
E tu da mattino a sera che ne fai della terra e dell’aria?
E a quali esseri t’affianchi?
E dell’estremo rispetto d’ogni volto t’importa?
Che ogni briciola di cosmo ha i suoi diritti te ne sei accorta?

(Foto di Zita Giraudo)