La misura delle mani

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SIMONA NOBILE

Sei la misura delle mie mani, il tocco del mio cuore,
la carne da dove sono uscita,
sei l’aria che si fa leggera quando mi avvicino alla tua porta.

*

A te donna che hai ripreso a parlare
tra il ricordo di un sorriso
e l’incespicare di una lettera mancante…
Il tuo diario è soffio per il mio cuore
quando ricalchi parole a te sconosciute
con una penna rotonda
a sufficienza per essere tenuta in una mano.
La stringi forte:
bastone a ricordo
di un sostegno che si fa speranza,
sillaba che si arruffa tra la bocca e i denti,
moncone da copiare su un foglio,
pezzo di parola che ruota nella mente.
Pronta a distendersi in morbida uscita.

*

Era la terra della pioggia
che soffiava nei temporali dai piedi scalzi,
pioggia battente dai palazzi di vetro
fatti di memo, allowance e classement vertical:
la casa dei pezzi di Ikea,
i tè delle quattro, caffè rompistomaco,
quando un cameriere ti passava sotto banco
quattro pasticcini lasciati dal Board,
retrogusto di casa.
Emigrato con i krauti e i pezzi di pioggia,
lui non tornava mai a casa,
felice con le gocce che battevano sui vetri.

*

È nella misura delle cinque dita
il ponte di ferro che lega questo passaggio.
Il sole sorge sulla mia Africa,
anche se il gelo attorciglia le foglie nel primo mattino
e la terra aspetta il tepore
tranquillo per riscaldarsi.
Siamo in cima alla collina:
sotto una distesa di prati imbiancati
di brina montata a neve.
Spuma ghiacciata, aspetta la luce.
Ci siamo noi e bastiamo.
Abbiamo bisogno di aprirci al mondo,
cristalli ghiacciati in attesa di sciogliersi,
il bianco che colora il grigio del cielo
e il polveroso marrone
della terra inzuppata,
senza cappotto
alla ricerca del caldo dentro le tasche

***

La poesia di Simona Nobile non ha paura di mostrarsi, di rivelare i propri confini e la propria materia. In questa raccolta la materia è quella materna, alla prova del tempo, e dell’ingiuria della malattia. Per una madre che è “misura di mani, respiro e terra, accoglienza, per poi divenire rigido spettacolo da ricomporre”.
Ed è proprio nella perfetta ricostruzione del male aggressivo, capace di mutilare le parole, i corpi, che la poesia di Simona trova la sua parola più forte e autentica, senza mai cedere alla pur dovuta commozione, come una sentinella fedele, stritolata dal dolore eppure lucida, lucidissima. E se “il movimento si fa incontrollato”, e le parole si perdono come capelli, alla fine, distante nel tempo e dopo incommensurabile fatica, ecco stagliarsi una possibile salvezza. Grazie alla “devozione/la dedizione/la gravidanza/nel grembo di una figlia madre di sua madre,/la gravidanza protratta alla luce attesa/di un’operazione rimessa in moto (…) ti accompagno e ti sostengo/nella palla ovale della post-operazione”. Una poesia che trova nella veglia il suo squillo più alto, di civiltà, amore. (Daniele Mencarelli)

***

Simona Nobile lavora come sceneggiatrice, story editor e tutor a livello internazionale. Dopo una Laurea in Lingue e Letterature Straniere e un Master in Mass Media Studies, inizia la sua carriera in traduzione in campo editoriale e in diverse istituzioni europee (Parlamento europeo, Corte di Giustizia e Banca centrale europea). Oggi si occupa di sviluppo di sceneggiature per il cinema e la televisione ed è consulente per diverse case di produzione, enti di formazione e fondi di sviluppo e coproduzione europei quali MEDIA – Europa Creativa ed Eurimages. Docente di ‘Story Editing’ all’Università La Sapienza, ha fatto parte della Commissione per la Cinematografia del MiBACT – Direzione Generale Cinema.
La misura delle mani  è la sua prima raccolta poetica.