“Eidola” di Stefano Casarino: una lettura tematica.

copertina Eidola

YVONNE FRACASSETTI BRONDINO.

La mia  lettura di Eidola di Stefano Casarino  sarà forzatamente una lettura profana, la lettura di chi non ha dimestichezza con la cultura classica.

Quando l’Associazione  Gli Spigolatori  mi ha chiesto di  introdurre il testo di Casarino, dopo un evidente disagio iniziale, ho capito che questa lettura profana,  in fondo, ci voleva, proprio per valorizzare il messaggio di Casarino in questa affascinante raccolta, una voce profana per confermare che questo non è un componimento per pochi eletti, è una grande lezione di vita, attraverso gli antichi, per vivere la vita di oggi.

Lascio ovviamente l’approccio tecnico  e colto a Gabriella Mongardi  che ha scritto la prefazione del libro . Mi limiterò  brevemente a dirvi perché per me, comune  mortale, questa lettura è stata un grande arricchimento e anche una grande emozione.

Hanno avuto ragione Gabriella Mongardi e Giuliana Bagnasco a parlare di Casarino come professore-poeta,ma non solo perché è un professore che scrive poesia; perché con i versi di Eidola tira fuori, dai miti e dagli eroi,  i grandi temi con cui, da sempre, gli uomini si cimentano.

Quali sono i grandi temi che emergono da questa carrellata ? Alcuni mi hanno colpita.

1)    Innanzi tutto l’Amore: è un inno all’amore questa raccolta. L’Amore degli dei e quello degli uomini, indissolubilmente legati:
-         L’Amore di Arianna “il filo dell’amor devoto” che è “unica certa salvezza” , l’unico che può salvare l’uomo nel labirinto della vita
-         L’Amore di Prometeo per gli uomini, punito dagli dei per averli troppo amati
-         L’Amore incompreso di Yeshua /Giuda, quello che non sappiamo riconoscere, che si nasconde, che può tradire.
-         L’Amore di Antigone che “non vuole escludere nessuno dal suo cuore” e seppellisce il fratello nemico contro il volere degli dei, di Creonte.
-         L’Amore di Lino, l’ideatore della melodia che allieva il dolore degli uomini e aleggia – dice il poeta -“ovunque ci sia un po’ di amore

2)    La saggezza, l’invito alla saggezza
-         La grande lezione di Selene, la dea della luna, che ha ispirato tanti poeti (come non pensare a Leopardi) e che ci aiuta a percepire – cito – “ il ritmo che accorda tempi e spazi, vita e morti”.   Saggezza, certo,  perché se l’uomo non si percepisce in questa armonia più grande, rischia di non capire il senso dell’esistenza.
-         Subito dopo, una saggezza più umana, quella che viene fuori dal confronto tra  Sileno e Titone,  che ci insegnano l’accettazione davanti alla vita e alla vecchiaia. La vecchiaia che, per bocca loro,  Casarino chiama “congedo elegante”
-         E ancora, la saggezza, tardiva,  di Eracle, che ha superato le famose dodici fatiche, ma si chiede alla fine che senso ha avuto:  “forse son stato un dio, ma a poco è valsa / la mia invidiata tremenda potenza”

3)    Il dolore e l’umanità  insieme: il dolore della madri che perdono i figli, il dolore degli esuli,  il dolore cantato da Orfeo, il dolore che invade spazio  e tempo , Casarino lo chiama un “suono che vaga perduto nel cosmo”, il dolore mistero della vita.
Ma questo dolore non è soltanto opera degli dei, è opera della Storia , della storia fatta dagli uomini, del male perpetrato dagli uomini.

4)    La Storia, il male
E’ il dolore di Ecuba, la regina di Troia che assiste impotente alla distruzione della sua città. “Il male nella storia miete sempre abbondante raccolto” dice Casarino e, nella storia legge “il trionfo del dolore nel mondo” .
Nemmeno il sacrificio di Ettore è servito, che offre la sua vita per salvare la sua città, “un uomo troppo debole per sovvertire il corso della storia”
Leggendo i versi di Eidola, ho capito meglio il messaggio di altre grandi voci del Novecento contro la guerra, Camus per esempio, che ha voluto difendere la storia/le storie degli uomini contro la Storia con la S maiuscola, quella dei potenti, indifferenti alle tragedie umane.

Allora, dopo tutto questo,  cosa resta per sopravvivere? Il messaggio di Casarino non si ferma lì; la vita, la cultura, ci hanno dato altri strumenti, ne ho scelto due:

5)    la memoria e la poesia
Mnemosyne, la memoria , “unico modo per sognare ancora assieme il futuro”, magnifica definizione di Casarino.
La Musa,l’arte, la musica, la poesia di cui gli uomini si sono illusi di poter fare a meno, chiusi in se stessi. Lancia un appello alla Musa, Casarino:
“rieduca gli uomini all’ascolto attento:
l’armonia perduta ancora reinsegna”

6)    Ma non basta, le risorse sono infinite per non offendere la vita, per prima, l’umiltà
Ce lo dice Edipo: “Accecato da falsa onnipotenza, … ritrovo ora … il sentiero dell’umiltà tenace e salvifica della fede.”

Infine, per sdrammatizzare, ce lo dicono i moderni, Margutte, Pico della Mirandola, Faust, Totò: ci dicono
7)    tutto l’amore per la vita: grande tema, asse portante di questa raccolta
-         Margutte,che sdrammatizza, che consola gli uomini di fronte agli dei:  “la saggezza è nell’incompiuto, …  una grande risata caccerà il male che devasta le coscienze”
-         Sdrammatizza pure  Pico  della Mirandola,  che fa l’elogio dell’imperfezione e ci invita a cogliere “il fascino dell’istante”, ad accettare la vita, scrive il professore –poeta ,  come “opera imperfetta da migliorare quotidianamente”.

Per concludere, vorrei sottolineare che questa grande lezione di vita, che il professore-poeta ci trasmette, ha anche il merito di mettere l’accento sulla impressionante attualità del messaggio degli antichi. Casarino guarda il mondo di oggi, distrutto dall’egoismo e ci ricorda gli Epigoni. Ascoltate, e ditemi se questo non è il mondo di oggi:

ora ciascuno pensa  solo a sé
Tante isolate dimore non fanno
Un paese, non sappiamo nemmeno

Accordar le nostre deboli voci
In un accorato canto che impetri
La fine della difficile crisi”

Non è un caso,  penso, se questo richiamo precede l’ultimo componimento Esodo,l’esodo, il fenomeno più vecchio del mondo, destino di tanti popoli e ancora oggi tragedia, il dramma di uomini “non creati per mettere radici”, condannati a
disperate fughe ed incerti approdi,
stranianti itinerari e lunghe marce:
ci spostiamo ed invadiamo ogni possibile
spazio, incuranti di muri e padroni”

Sono gli ultimi versi di Eidola, e non si tratta certo di uno stratagemma per dare una vena di attualità al suo testo. Dopo il filo di Arianna che ci indicava l’Amore come unico filo di salvezza, Casarino mette in prima linea Teseo, che dopo i tanti sacrifici imposti agli uomini, lancia questo appello, sul quale, credo, sia giusto concludere:
“ora voglio che la mia città si apra
A tutti quelli che verranno in pace
A progettare una vita migliore”

Allora, professore-poeta ,  ancora due parole:
-         Grazie , grazie per aver magistralmente dimostrato il messaggio dell’epigrafe: il mito ordina l’ammasso confuso /di storie che la logica deride
-        e perdono, perdoni la voce profana che sicuramente ha banalizzato il significato alto dei miti , ma che ne è rimasta commossa, come lo saranno tanti altri lettori profani.

(questo è il testo dell’intervento tenuto dall’autrice durante la presentazione del libro Eidola di Stefano Casarino, il 3 dicembre 2016)