Girotondo

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Nicola Pisu e la musica.
NOVEMBRE

Al banco d’un bar
o fuori a un tavolino
con le braccia stanche
senza far niente
se ne stanno annoiati
fra passato e presente
con gli occhi arrossati
dentro sguardi scavati
Dalle dieci del mattino
fin quando Giulio chiude
tra carte e biliardo
sfidando il giorno codardo
con il bicchiere in mano
come uno stendardo
attaccati al seno
del dio quotidiano
Cazzo, una sigaretta
poi le vado a comprare
prima un’altra birra
e un colpo al banco sferra
per sottolineare
che è un gioco di squadra
disastro da rallentare
silente gridare
Le nuvole sciolte nel cielo autunnale
son barche morte attese andate a male
Col sorriso amaro in faccia
e il singhiozzo nella gola
dice ai compagni
quanta feccia nei miei sogni
dischiude piano gli occhi
mostrando loro i pugni
occhi più vecchi
degli anni già vissuti
Sputa fuori il fumo
lo segue mentre sale
nell’aria di novembre
e aspira nuovamente
pensa a quelle ore
passate dolcemente
macerate nel sudore
fra le cosce dell’amore
Porco novembre, dicembre
porci preti e politici
porci pure i santi
e porco chi non sente
solitudine e fatica
di un esserci per niente
davanti alla salita
prima dell’ultima volata
Le nuvole sciolte nel cielo autunnale
son barche morte dipinte nei naufragi

***

OMBRE
Liberamente ispirata a Paese d’ombre di Giuseppe Dessì [Milano, Arnoldo Mondadori, 1972]

Ombre affaccendate
di uomini stanchi
nuvole a branchi
sulle case diroccate
il paese scende a valle
come scivola uno scialle
La falce della luna
stagliata sopra il monte
il fiume sotto il ponte
a volte fa paura
un’ombra in faccia
volo sghembo di beccaccia
Qualche festuca di paglia passa
da una vasca all’altra
seguendo il filo della corrente
incessante quanto il tempo
momento dopo momento
Il tempo infinito
fra preghiere e scongiuri
sui grappoli maturi
nelle ruote di granito
col vomero lucente
rivolta il presente
In piazza Frontera
quella dell’ultima forca
con la faccia sporca
giocano in qualche maniera
poi ombre di vite sfruttate
nelle montagne sventrate
Tirandosi dietro la sua ombra
come un topo con la coda
la vita sospesa sugli olivi di Balanotti
tutti i giorni e le notti
Nel cerchio di un ballo tondo
si stringono le mani
e l’oggi si fa domani
nel rozzo girotondo
di contadini e bovari
spose bambine per gli altari
Sopraffazione del potere
silenzio di una strage
il destino che rifugge
giustizia e amore
per questi figli della povertà
almeno un po’ di pietà
Gli spiriti cercano brandelli
di anima, bioccoli di lana
impigliati fra i capelli
i coltelli e gli anelli

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UN SOGNO SUL LUNGARNO
a Franco Serantini (16.07.1951 – 07.05.1972)

Vendevano Pisa d’avorio
bandierine tricolori
e palloncini colorati
tutto intorno al riformatorio
Dov’è la bottega del vinaio
sul Lungarno Gambacorti
tra le vie Toselli e Mazzini
si truccavano gli assassini
Ci andasti perché ci si crede
a quel ideale smisurato
senza grate fra te e il cielo
come l’acrobata ferroviere
Ricciuto, sardo e anarchico
con occhiali da miope
nella tua giacca marrone
sul precipizio del burrone
Non eri d’accordo con nessuno
un cane solo senza padroni
dopo il Ponte di Mezzo
finalmente in mezzo a qualcuno
Rovistando tra le tue disgrazie
accumulate negli anni
assaporando la libertà
ostinata quanto la felicità
Che differenza vuoi che ci sia
tra un brefotrofio e una prigione
le stanze sono strette uguali
per un’ansia sociale come la tua
Si può morire a vent’anni
in una sera di maggio
con un sogno impossibile
dopo una vita invisibile

***

LE DONNE DI OROPISCHE

Qui le mani delle donne
sono tenaci e screpolate
per tutto l’amore tenuto stretto
per ogni figlio abortito
ascoltano la musica cincischiare
come un inganno violento
con troppo silenzio nel cuore
e sguardi colmi di mare
Donne con la fortuna
di essere donne
come le nuvole che osservano
il tempo rotolare sui sassi
il tempo rotolare sui sassi
Qui i volti delle donne
sono maschere tragiche
portano i segni scolpiti
che lasciano i sogni svaniti
sotto gli occhi assorti
negli zigomi le vertigini
del tempo e del dolore
di chi ha inseguito l’amore
Donne con la fortuna
di essere donne
come le nuvole che osservano
il tempo rotolare sui sassi
il tempo rotolare sui sassi

***

Nicola Pisu biografia

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Quando e come è nata la passione per la musica?
Non c’è una data con la quale individuare la nascita della mia passione per la musica. Forse vale per tutte le passioni che capita di avere nella vita o magari vale solo nel mio caso.
All’età di sette o otto anni i miei genitori decisero di farmi prendere lezioni private di chitarra, con la convinzione che coltivando una passione musicale, visto che le attività sportive non mi interessavano minimamente, avrei trovato il modo di occupare un po’ del mio tempo.
Cominciai così, senza troppo impegno, né entusiasmo e con nessun talento.
Imparai a strimpellare la chitarra senza che sbocciasse alcun innamoramento.
Poi, con l’adolescenza, presi ad ascoltare seriamente la musica, quella che mi piaceva allora, che più che altro era riconducibile al rock degli anni settanta. Quindi, cominciai a suonare insieme ad alcuni amici e subito a scrivere testi e a comporre. Insomma, tutte quelle cose che capita di fare quando si è ragazzi, raccogliendo oltretutto i facili consensi dei coetanei.
Lo spartiacque nella mia esperienza di musicista ritengo sia la pubblicazione del mio primo album, Abacrasta e dintorni, risalente al 2008. In un certo senso, questo lavoro evidenziava il mio approdo alla canzone cosiddetta d’autore, anche se allora pensavo che fosse solo un capriccio quello di incidere un disco. Non suonavo dal vivo, se non in rarissime occasioni, come quando nel 2010, per un caso della vita, calcai il palco per uno spettacolo di Don Andrea Gallo. Forse da quel momento in poi ho iniziato a credere che la musica potesse somigliare a ciò che avrei voluto fare da grande, anche se grande cominciavo già ad esserlo.
Nel 2013 uscì il mio secondo album e da allora ho intrapreso l’attività live, in maniera sporadica ma costante, fino al 2014, quando ho realizzato Girotondo. Senza che me ne rendessi conto, tutte queste esperienze hanno alimentato a fuoco lento la mia passione per la musica, che ormai considero inscindibile dalla mia persona.

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Nicola Pisu con don Andrea Gallo

Quali generi e/o autori l’hanno ispirata?
Sono diversi i generi musicali che apprezzo e quelli che mi hanno influenzato ed ispirato. Non dimentico le mie prime passioni, il rock e il blues, ma nemmeno la word music e il jazz.
La musica produce effetti sul nostro corpo e sulla mente, ma francamente non mi accontento delle emozioni; pretendo che mi arricchisca anche a livello intellettuale e per questa ragione l’enorme contenitore della canzone d’autore ha tanto da offrirmi.
Fabrizio De Andrè è indubbiamente il mio maestro, non solo di musica ma anche di pensiero.
Tuttavia, quando affronto questo argomento ci tengo a precisare che, nonostante le mie radici di cantautore siano riconducibili a quello stile, le mie canzoni sono altre.
La canzone d’autore è un genere vasto e in continua evoluzione, che oggi è differente rispetto al passato, che credo valga la pena conoscere e provare a comprendere, perché cambiano il linguaggio e le storie raccontate. Una sola costante sembra accomunare il prima e l’ora: questi nuovi cantautori, fra i quali mi ci metto anche io, continuano a infischiarsene, come i loro maestri, del mercato, del commercio e delle mode del momento. Purtroppo, ciò che sembra radicalmente scomparsa è la figura del produttore discografico che voglia farsi garante di questi nuovi cantautori e che metta a disposizione competenze, mezzi e strumenti per presentarli al pubblico.
Mi rendo conto di aver divagato, ma senza queste puntualizzazioni si rischierebbe di fraintendere la mia risposta.

Pagina artista:
www.facebook.com/nicpisu
Canale YouTube:
http://youtu.be/wgH4NydGKjE