La Prima Internazionale oggi: superare un sistema anti-uomo

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Il 28 settembre 1864 presso la St. Martin’s Hall a Londra veniva costituita l’Associazione Internazionale dei Lavoratori (AIL), meglio conosciuta come Prima Internazionale.
Margutte pubblica gli interventi alla conferenza “1864 – 2014 150 anni di lotte e speranze per una società fraterna” tenuta il 28 settembre 2014 a Mondovì.
La Prima Internazionale di Sergio Dalmasso
Echi della Prima Internazionale. Da Londra ai territori subalpini di Attilio Ianniello

ANDREA PACE

Dopo 150 anni dalla fondazione della Prima Internazionale, i problemi che essa si era posta di risolvere, superamento del capitale e di forme di società gerarchizzate, appaiono oggi ad un primo sguardo non solo irrisolte, ma intoccabili e nella loro forza e affermazione indistruttibili.
Dopo il crollo dell’URSS si è riaffermata in tutto il mondo l’ideologia capitalista che oggi prende forma nella finanziarizzazione dell’intera società, ovvero il neoliberismo.
Cose che credevamo intoccabili, come l’acqua ad esempio, diventano invece oggetto di lotte faticose che ogni giorno vengono sempre più ghettizzate come residui di una ideologia vecchia, anacronistica e che rendono i militanti della sinistra (militanti di movimenti, associazioni o partiti) come statue di cera di un museo frequentato da nostalgici e qualche giovane esaltato. Insomma l’unica ideologia che pare incisiva nella società è l’ideologia dominante, respirata come l’aria e quindi neanche considerata come tale.
Ma la crisi economica ha messo in discussione l’affermazione neoliberista: l’occidente perde il suo status di guida del mondo e le teorie economiche dominanti fanno acqua, accusate non da un movimento politico o da qualche testardo intellettuale, ma da una realtà che nei numeri ci racconta che le disuguaglianze crescono, cresce il divario della vita media tra classi sociali, diventa sempre più difficile fare un avanzamento di classe ed è sempre più facile avvicinarsi alla povertà ed al disagio sociale. Arrivano in altre forme urbanistiche che credevamo non appartenere all’occidente umanista: il 4% della popolazione statunitense vive nelle Gated Communities: quartieri chiusi da mura, sorvegliati da polizie private e inaccessibili per le persone che non ne fanno parte.
Si pensi che a Parigi la differenza di vita media tra un abitante di una banlieue e un abitante del centro e di 7 anni!
L’accesso alla cultura e a cure sanitarie dignitose sono  meno accessibili per le persone delle classi subalterne, inoltre questi uomini e donne devono compiere tragitti sempre più lunghi e tortuosi per recarsi a posti di lavoro alienanti e de-umanizzanti.
All’interno della crisi non solo i lavoratori e una grossa parte della classe media (liberi professionisti) compiono un arretramento rispetto alle conquiste ottenute, ma anche il ruolo della donna appare sempre più minacciato da un patriarcato che perde il suo ruolo di mantenimento della famiglia diventando più aggressivo, provocando centinaia di assassinii; l’ambiente è sempre più minacciato da un’idea di sviluppo in pieno contrasto con ogni legge biologica e di buon senso; la democrazia, così come l’hanno costruita le coalizioni antifasciste nel dopoguerra, non è più come in passato quel compromesso in grado di sopperire alle storture di un sistema socioeconomico in preda ad una vera e propria pazzia collettiva; infine la Pace è minacciata dalla situazione internazionale: dopo i recenti sviluppi in Ucraina e in Siria è chiaro che politiche imperialiste da parte dell’occidente acuiscono differenze etniche e religiose che hanno solo bisogno di una scintilla per scoppiare.
Oggi quindi ricordiamo i 150 anni della prima internazionale, non come una rievocazione di qualche battaglia napoleonica avvenuta nelle vicinanze, non ci siamo messi e non ci metteremo costumi di epoche passate! Ricordiamo la  prima internazionale dei lavoratori come  una proposta di unione dei lavoratori, delle donne e delle nazioni aggredite dall’imperialismo che oggi appare necessaria e fondamentale per superare un sistema, ed è bene dirlo fino in fondo, anti uomo.

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Bibliografia
Bernardo Secchi, La città dei poveri e la città dei ricchi, 2013, Laterza.
Luciano Gallino, La lotta di classe dopo la lotta di classe, 2012,  Laterza.
Susan George, Come vincere la guerra di classe”, 2013,  Feltrinelli.

Andrea Pace

Andrea Pace