“Pena di me stesso” di Paolo Pera

Pena di me stesso_Copertina

Pena di me stesso. Debolezze scanzonate (Ensemble 2022)

Dalla prefazione di Franco Trinchero

Con Pena di me stesso il pur giovane (classe 1996) Paolo Pera giunge al suo quarto libro di poesia. Il quid novum del quale è una introflessione dello sguardo, soprattutto rispetto ai precedenti Pietà per l’esistente. Satire e poesie censurabili Pierino Porcospino. Se in questi ultimi si assisteva a un severo giudizio sul mondo esistente, ora il tema si sposta, con non minore severità, sull’autore stesso e le sue «debolezze», che potranno essere inadeguatezze comportamentali o altresì azioni “colpevoli” (o ritenute tali dal poeta). [...]  Sarà allora da salutare, questa Pena di me stesso, con il suo rigore introspettivo quasi di un antico stampo “vociano”, come una felice apparizione nel panorama poetico contemporaneo, affollato in vario grado (a eccezione di alcuni grandi nomi) di narcisismo colloidale, in una sospensione tra stanco lirismo e sentenziosità sfilacciata. Ma infine, se di linguaggio primariamente si nutre la poesia, gioverà concludere che la cifra più caratterizzante di questo nuovo libro di Pera è nella “scanzonatezza” (evocata fin dal sottotitolo) con cui si tratteggia un mea culpa a contrappeso di intemperanti tentazioni misantrope: in un espressivismo fresco e materico, memore talora di qualche movenza dei poeti crepuscolari, e sostanziato di scelte lessicali, morfologiche, sintattiche, prosodiche, non usuali nei nostri tempi, in direzione di un aulico/antiaulico che costituisce un impasto singolare e certamente memorabile.

[In quel telefono che c’è?]

In quel telefono che c’è?
Forse il mondo che saprei
Visitare, solamente
Se il mio corpo ingeneroso
Non mi fosse di peso.
Io infatti tendo quasi
A buttarmi tutt’a mollo:
Come fossi Ezra Pound,
Infuriato coi suoi versi.

*

[Io ero il fanciullo baldanzoso]

Io ero il fanciullo baldanzoso,
Non l’adolescente cupo
Che cercava di tradursi
Nella forma del linguaggio.

Ritrovo il primo, e ridivento
Qualcosa di buono ai miei occhi.

*

IL BUIO NEL CORTILE

Nell’eternità della notte,
Gocce di mollica bianca.
Io – rarefatto – assumo
L’immagine che sputa le ossa
D’un gemello caduto
Disperando dell’altrove…

V’è come un vecchio Signore
Che attende i più bei giovani,
Ma infine – poiché bisogna morire –
Li rimanda tutti più in là.

*

DIALOGO COI DOGHI ARGENTINI

Cari – annoiati – animaletti,
Lo so: quando piove
Si aspetta solo di morire…
Che credete? Io pure
Vivo in questa prospettiva.
Ciò che ci differenzia
È l’obbligo che m’impone
Di guadagnare il pane,
Di riempirmi di nozioni
Che ingombrano la vita.

*

[Io non sono per nessuno]

Io non sono per nessuno
E mi manifesto soltanto
Nell’ora del digiuno.

Esordisco dal pantano,
Accanita oscenità
Che il mondo ospita.

Io non sono per nessuno,
E al richiamo della vita
M’estraneo e sussumo
Il pensiero in una bara.

Paolo Pera (Alba, 1996) vive a Canale e si è laureato in Filosofia all’Università di Torino. Ha pubblicato il romanzo La scuola attraverso i miei occhi (Vertigo, 2012); una rielaborazione del classico per l’infanzia di Heinrich Hoffmann (Pierino Porcospino, Gian Giacomo Della Porta Editore, 2021); due raccolte poetiche: La falce della decima musa (Achille e La Tartaruga, 2020) e Pietà per l’esistente (Ensemble, 2021).

(A cura di Silvia Rosa)