Energie nell’arte di Corrado Odifreddi

rarefazioni

FULVIA GIACOSA

La piccola antologica di Corrado Odifreddi al Collegio dei Geometri di Cuneo, curata da Roberto Baravalle e presentata da Francesco Poli, comprende i lavori degli ultimi tre anni. Il titolo “Rarefazioni” fa riferimento ad un’opera del 2018 che proietta l’osservatore nell’immensità dello spazio cosmico. La tecnica utilizzata che ritorna sia pure con varianti anche in altri lavori è certosina: l’autore prepara un bianco supporto tondo e lo ricopre completamente di grafite nera lasciando che la luce del bianco sottostante affiori in infinitesimi punti. Spesso le immagini sono così convincenti da parere quasi una fotografia della Nasa ma anche certe vecchie “carte du ciel” scattate con l’aiuto di telescopi a fine Ottocento e riprodotte su riviste di astronomia di larga diffusione.

Odifreddi si muove tra l’estremamente piccolo (l’atomo) e l’estremamente grande (l’universo, le costellazioni) e al centro della sua indagine sta il concetto di energia declinato tra fisicità della mano che traccia i segni o li ricava per sottrazione e immaterialità del pensiero da cui l’agire trae origine. Non si tratta infatti di rappresentazioni ma di reificazioni.

piccolo imbroglio

piccolo imbroglio

Opere come “Piccolo imbroglio” (2016) e “Piccola bolla” (2017) presentano rapide tracce luminose di graffiature sul fondo nero che vanno in mille direzioni sotto la spinta di un dinamismo disegnativo che richiama da un lato Marc Tobey – altro disegnatore di talento – e la sua “scrittura bianca” a volo di mosca, dall’altro Alberto Giacometti, soprattutto nelle opere a biro per il ritornare “a gomitolo” del segno su se stesso. Densità di materia in movimento è la sigla di “Dots”, una serie di piccoli lavori chiusi entro fogli di acetato che l’autore installa nello spazio della mostra facendoli piovere dal soffitto, dando vita a “Eclisse #2: polvere di stelle”.

Eclisse #2: polvere di stelle

Eclisse #2: polvere di stelle

Eclissi, buchi neri, ammassi stellari ci dicono quanto la scienza possa coniugarsi con l’arte in nome della conoscenza della realtà e proiettarsi oltre “con una visionaria tensione verso l’assoluto”, come scrive Francesco Poli in catalogo.

Molti di questi temi “astronomici” convivono in composizioni più ampie ricche di riferimenti alla storia dell’arte: si veda ad esempio “Canzone della memoria/Canzone per Riccardo”, 2018, un pannello in tecniche miste con inchiostri su acetato, graffiti, disegni, inusuali “sbalzi” su carta, nel quale l’artista mescola antiche monete, figure della ceramica greca, citazioni di frammenti da Canova, Tiziano, Vermeer, immaginari monumenti equestri e un autoritratto in alto che pare osservare il mondo così come l’autore stesso lo ha osservato (“Non è anche lui [Palomar] un pezzo di mondo che sta guardando un altro pezzo di mondo?”, diceva Calvino).

Blues for Charlottesville

Blues for Charlottesville

Non mancano riferimenti a fatti contemporanei come in “Blues for Charlottesville” (2017) che riproduce a disegno la statua del generale Lee (ricordate le polemiche per la sua copertura a ricordo della morte di una manifestante uccisa durante le proteste contro i suprematisti bianchi nell’agosto di quell’anno ?), tra profili di stelle a cinque punte della bandiera americana accostate per similitudine geometrica al pentagono di una cittadella fortificata e un fragile disegno della fiaccola della statua della Libertà (simbolo sotto minaccia oggigiorno), il tutto su un fondale cosmico.

Odifreddi viaggia insomma nel passato e nel presente, nella memoria e nella cronaca, cercando un ordine nella complessità dei fenomeni e nei più vari campi di indagine. Attratto da un richiamo che viene dall’esterno, si concentra su particolari significanti, trova loro una disposizione ritmica nello spazio che la scelta dei formati circolari amplifica. Estrae e assembla, lavora sul tratto immerso nel vuoto, sullo spazio carico di energia invisibile da catturare; propone la riflessione come alternativa all’impazienza con sagome e segni che riflettono un interiore contemplare, una corrispondenza tra realtà e immaginazione, razionalità e visione, scienza e arte.

INFO. La mostra è visitabile al Collegio dei Geometri a Cuneo, in via San Giovanni Bosco 7H (complesso Agorà) fino al 27 ottobre 2018 con il seguente orario: tutti i giorni, tranne giovedì e domenica, dalle 17 alle 19.