Mentre sognavo

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MIMMO PUCCIARELLI

Mentre sognavo

Era l’una di notte del primo gennaio duemiladiciotto.
Sognavo.
Disteso su un prato verde
sotto un cielo azzurro
trafitto da raggi tiepidi
di un sole appoggiato ad una collina
ondeggiante, profumata
innamorata dei canti
e dalle danze di uccelli
farfalle, zanzare, piccoli rodatori.

Sognavo
che sette piccoli essere umani
con le loro piccole mani
mi sollevavano piano piano
senza svegliarmi
e poi mi facevano volare.
Volare.

Sognavo.
E mentre sognavo
una coppia urlava.
Giù nella strada si lanciavano bottiglie molotov
contro le banche di vetro
e poi due coltelli insanguinavano vestiti bianchi
e un fucile sparava
e un semplice uomo sognava
che sette piccoli essere umani
ridendo e scherzando
lo sollevavano lentamente, lentamente
su nel cielo per farlo volare.
Volare.

Sognavo.
E mentre sognavo udivo:
- ma sei ubriaco? Parla piano!
- ma tu mi ami?
- sei uno stronzo!
- tu una puttana!
- aiuto!
- fermateli si uccidono!
- chiamate la polizia!
- vigliacco…
e altre bottiglie colpivano teste
gambe, spalle e frantumandosi
riempivano di rosso sangue
i camici bianchi.

Sognavo
che sette piccoli essere umani
nati dalla carne della mia carne
sussurrandosi parole magiche l’uno con l’altra
riuscivano ad alzare il mio corpo inerme
ma ancora caldo
e lo facevano volare.
Volare.
Mentre si udivano le sirene delle ambulanze
gli slogan dei manifestanti
il ronzio dei computer
la doccia della stanza accanto
e due coltelli affilati che ballavano
e che si infilavano direttamente nell’orbita degli occhi
di un passante incerto
e poi nel cuore di un amore infranto
e preghiere rivolte all’alto dei cieli
e perle di strade che aumentavano la spazzatura
quella di questo mondo strano,
un mondo dove la luce dei sogni
si spegne appena si aprono le bocche,
quelle degli eredi di queste strane storie
fatte di sangue
bottiglie rotte
profumi capovolti
coltelli affilati
urla di guerra
di coppie e fratelli inferociti
di figli che ricuciono gli strappi con i genitori
inviando SMS senza rete.

Era l’una di notte del primo gennaio duemiladiciotto
ed io non avevo più lacrime
terrorizzato dalle urla
ubriaco da quelle degli ubriachi,
raggomitolato in un letto di fortuna,
ho aspettato che le ore passassero
che la notte si allontanasse
che la strada piena di bossoli
e di vetri rotti
e gocce di sangue rosse
si affacciasse alla mia finestra
per aprirla e tuffarmi di nuovo
in quel dolce sogno
dove c’erano sette bambini e bambine
che accarezzando la mia barba bianca
hanno ripreso a giocare
e strizzando gli occhi,
battendo le mani,
cantando quella filastrocca
che io stesso avevo cantato alle loro mamme,
con le loro manine mi hanno sollevato
lentamente,
lentamente verso il cielo azzurro
e mi hanno fatto volare,
volare,
volare.

Due gennaio duemiladiciotto
– accompagnato da J. S. Bach: Organ Spectacular (Ton Koopman) 

(Le foto sono di Mimmo Pucciarelli)

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