Una parola ispirata ai fatti di Barcellona

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LILIANA FANTINI

Una parola. Che altro fare
se non guardare in faccia la mia rabbia
e cullarla con melodie sapienti.
Sussurrarle che la vedo e non è sola,
anello di catena di umana incomprensione.
Soltanto una parola abusata e consunta
guarisce il macigno a serrare il cammino.
Amore.
Per l’aria che respiro
che scompiglia certezze e le reinventa.
Per il sorriso vivo di una bimba,
raggio di luna che illumina la notte.
Per le onde, genesi di ogni cellula,
che pulsano in trasparenza nella spuma.
Per gli alberi che tessono radici,
amici saldi e adulti a nostra somiglianza.
L’orrore di ogni giorno ci disarma.
Non basta la speranza
che l’uomo abbandoni la sua bestia.
Nutriamo le creature dell’amore
che un fiore di campo nutre per noi stessi.
Carezziamo la nostra rabbia antica.

(Foto di Bruna Bonino)

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