Io non capisco la gente d’estate

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CYBIL PRINNE

Io non capisco la gente che lavorano come dei matti tutta la settimana, passano il venerdì sera a preparare i bagagli per andare via sabato e domenica. Poi metà del weekend lo usano per riprendersi dalla stanchezza della settimana e l’altra metà a deprimersi perché al lunedì ricominciano.

Io non capisco la gente che non hanno mai letto Leopardi, che aveva già capito tutto riguardo alla sindrome della domenica sera:
diman tristezza e noia
recheran l’ore, ed al travaglio usato
ciascuno in suo pensier farà ritorno.

Io non capisco la gente che devono fare in due settimane il lavoro di quattro perché le altre due andranno in ferie. Arrivano al giorno della partenza completamente esauriti e passano metà delle vacanze a riprendersi dalla stanchezza e l’altra metà a deprimersi perché le ferie volgono al fine. Poi tornano a casa e ritrovano la stessa identica vita, e loro sono diversi: più depressi.

Io non capisco la gente che quando arrivano dalle vacanze piangono perché “come stavamo bene là, un posto magnifico, non avremmo mai voluto ritornare” e sono così depressi che ti chiedi se era il caso di andare via. Di solito piangono e si lamentano con quelli che in vacanza non ci sono andati perché non se lo possono permettere.

Io non capisco la gente che fanno la spesa al super dove ci sono 15° mentre fuori ce ne sono 30°. Tutte le volte prendono la bronchite e tutte le volte si dimenticano la giacchetta.

Io non capisco la gente che vanno al cinema all’aperto e tutte le volte vengono punti da cento zanzare e tutte le volte dimenticano il repellente.

Io non capisco la gente che comprano un biglietto stratosferico per il concerto del big di turno, fanno tre ore di coda sotto il solleone, si disidratano perché pensavano di trovare un venditore di acqua minerale e non si sono portati la borraccia, riescono a prendere posto a trenta metri dal palco dietro ad un energumeno venti centimetri più alto di loro, vengono stronati dal volume, punti dalle zanzare, pestati dall’energumeno, e quella sera il big è senza voce. Poi, il giorno dopo al lavoro, dicono che è stato bellissimo.

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Si chiede scusa a conoscenti e amici che hanno involontariamente ispirato questo pezzo.

Si ringrazia Bruno Lauzi per la canzone I crauti.