Unus Mundus

La ricerca musicale di Pippo D’Ambrosio

Unus Mundus

Dedicato a quel canto antico
nido di ricordi
dove l’azzurro rincorre il pianeta
in segno d’incanto

Mi cerco
e amo quell’attimo
in quel punto esplode l’anima
circondato da pensieri reincarnati

Un pozzo profondo
dove sguazzarci non è da molti
ritrovo di spiriti liberi
di ere sommerse

Dedicato a quel canto antico
che si possiede
lontano dalle cose dei giorni
imprendibile come aria

Come uno scettro nascosto
una interminabile lacrima
come un sogno dimenticato
Arte senza volto

Dedicato a quel canto antico

due

Pippo D’Ambrosio

I GIORNI CHE VERRANNO

Cade la neve cancella le viole
le cose che ho visto con te
Da ieri un angelo
canta silenzi perfetti per me

Muoia Natale con le sue lucine
Ma il mondo si piace così
Nelle vetrine c’è un sole sepolto
Invisibile

Davvero stanco dei neri pensieri
Che perdono il mondo che c’è
lascerai varchi nei muri davanti
e sarò con te

Ritorna la voglia di mille diamanti
Di un tempo vissuto da Re
Ora sei grande puoi dare stupore
Al disordine

Penso alle navi
E ai giorni che verranno
Luci straniere e nuovi capitani
Disegnati su mappe
Che il mare non finisce
E solo il cuore conosce

Sono mollica lungo il mio cammino
Distante dall’eternità
Perso nel traffico
Un fiore distingue possibilità

Amare e giocare sugli arcobaleni
Che prendono vita da qui
Senza fatica
Il vento mi posa
E solleva lontano
Mi lascio portare per mano ….

Penso alle navi
E ai giorni che verranno
Luci straniere e nuovi capitani
Disegnati su mappe
Che il mare non finisce
E solo il cuore conosce

Cade la neve cancella le viole
Le cose che ho visto con te
Da ieri un angelo
Canta silenzi perfetti per me

cover

Pippo D’Ambrosio, Unus Mundus
Digressione Music

Il CD è dedicato a Massimo La Zazzera

 

Unus Mundus
PIPPO D’AMBROSIO
“Unus Mundus” è il cammino successivo del CD “Arte senza volto”. Accanto alla ricerca sulla musica improvvisata ed estemporanea vi è l’esigenza di un lavoro musicale formale e rigoroso. Sono nate così queste composizioni. Definirne lo stile risulta complesso ed arduo; si potrebbe parlare di musica minimale con influenze etniche, classiche, dub, con l’inserimento dell’elettronica: quasi un percorso professionale che ricalca la musica ascoltata e suonata negli anni della
mia carriera da musicista. Osare il confronto con vari stili, miscelarli e tentare di arrivare all’essenza musicale è la metodologia che utilizzo nella scrittura musicale. Da sempre i miei ispiratori sono stati Sakamoto, Mark Isham, Brian Eno, Michel Nyman, Philips Glass, Jah Shaka, Eric Satie, Debussy, Schumann, Shubert, Bjork, Franco Battiato, David Sylvian, Nick Drake. Ringrazio loro e tutti i musicisti che hanno contribuito a questa avventura per la sensibilità e l’attenzione donata durante la creazione.

Verso un nuovo equilibrio
TIZIANA DE STEPHANIS*
Nel tentativo di comprendere il mistero della vita, l’uomo ha da sempre seguito approcci tanto numerosi, quanto diversi, producendo immagini differenti del mondo tutte ugualmente valide ed utili nel contesto in cui sono sorte. Purtroppo, essendo solo rappresentazioni della realtà, esse non danno singolarmente un quadro completo del mondo. Sorge, quindi, la necessità di trovare un nesso comune ai diversi aspetti della realtà per ripristinare un equilibrio di forze sia all’interno che all’esterno dell’uomo. Questo può avvenire solo se si ammette l’importanza di ciascun aspetto evitando idee preconcette, con la consapevolezza che qualunque rappresentazione del mondo resta pur sempre un prodotto della psiche umana. Il mio proposito era, appunto, di dimostrare come anche due antichi metodi mantici, quali l’I Ching e l’astrologia, fossero tuttora in grado di suscitare un profondo interesse in una società come la nostra dominata dalla scienza e dalla tecnica. Per avvalorare la mia tesi sono ricorsa alla psicologia junghiana, la quale è stata la prima ad affrontare questo tema in ambito scientifico. La mia indagine, tuttavia, si è ampliata fino a considerare il pensiero orientale ed occidentale in relazione alla nuova percezione del mondo che va man mano affermandosi.

La visione di Jung si erge come un ponte tra due mondi in antitesi, due modi di essere, di pensare, di percepire che sono alla base di culture e civiltà diverse: è come un nesso tra due poli. L’uomo moderno si è messo alla ricerca di un nuovo equilibrio nel momento in cui le nuove scoperte scientifiche hanno rimesso in discussione tutti i valori fondamentali su cui il suo pensiero si basava e che costituivano la sua identità. La concezione meccanicistica del mondo della fisica classica è stata in grado di spiegare molti fenomeni della vita quotidiana, ma solo la fisica subatomica ha permesso all’uomo di andare oltre la natura apparente delle cose, nella realtà più profonda della materia, facendogli scoprire un mondo totalmente nuovo. Nell’ambito della fisica si è poi inserita la psicologia affermando che “la psiche non può essere totalmente altro dalla materia; altrimenti come potrebbe muoverla? E la materia non può essere totalmente estranea alla psiche; come potrebbe altrimenti produrla? Il mondo di psiche e materia è il medesimo e l’una partecipa dell’altra, altrimenti l’interazione sarebbe impossibile.” In realtà una certa dicotomia è necessaria alla nostra percezione cosciente, soprattutto nella vita quotidiana, ma in definitiva noi non conosciamo la vera natura della psiche, né quella della materia. Jung ipotizzò che entrambe fossero aspetti della stessa natura vivente che egli chiamò Unus Mundus, mondo unico. Come unica manifestazione di energia la psiche agirebbe a bassa frequenza, estesa nel tempo e nello spazio, mentre la materia agirebbe ad alta intensità. E’ importante citare a riguardo l’affermazione di uno scienziato inglese, James Jeans: “L’universo comincia a sembrare più simile ad un grande pensiero che non ad una grande macchina.”

La teoria atomica e subatomica ha definitivamente messo in luce l’importanza dell’osservazione umana non solo nello studio delle proprietà di un fenomeno atomico, ma anche nella loro produzione. Fritjof Capra afferma: “La mia decisione cosciente su come osservare, per esempio, un elettrone, determinerà in qualche misura le proprietà dell’elettrone. Se io gli pongo una domanda corpuscolare, esso mi darà una risposta corpuscolare; se gli pongo una domanda ondulatoria, mi darà una risposta ondulatoria. L’elettrone non ha proprietà indipendenti dalla nostra mente.” Jung, indubbiamente, tiene conto di questo punto di vista quando formula la teoria della sincronicità. Egli ritiene che la realtà vivente si esprima in ambito sia psichico, sia fisico in maniera acausale e che gli eventi sincronistici siano solo un caso particolare di un indeterminato ordinamento in cui l’osservatore è in grado di cogliere un senso negli eventi psichici e fisici. Gli unici tentativi primitivi di comprensione della sincronicità furono i metodi oracolari dell’Oriente e dell’Occidente che per la maggior parte usavano i numeri come mezzo per comprendere gli eventi sincronistici.
Il numero è considerato da Jung lo strumento che il nostro spirito utilizza per portare ordine nel caos dei fenomeni naturali.
Dal punto di vista psicologico è l’archetipo dell’ordine per eccellenza, il cui studio nelle connessioni causali come in quelle acausali risulta efficace per esplorare il rapporto esistente tra l’uomo e il suo mondo interno ed esterno. In Cina, per esempio, il contare era intimamente connesso con la predizione del futuro: ecco spiegato l’ordinamento numerico alla base dell’I Ching.

Come espressione dello spirito cinese, l’I Ching può essere compreso solo da un punto di vista casuale. Ciò che maggiormente interessava i Cinesi era la configurazione dei momenti che appariva nell’attimo stesso della sua osservazione. Un concetto analogo si riscontra nella visione della fisica subatomica: gli eventi microfisici includono osservatore come l’I Ching include le condizioni psichiche del soggetto nell’insieme della situazione presente. Se oggi si possono rilevare analogie tra il pensiero orientale e la nuova fisica dei quanta, resta tuttavia difficile integrare una simile visione nell’ambito razionalistico del mondo occidentale. La visione orientale del mondo si può infatti definire organicistica, in quanto considera tutti i fenomeni dell’universo come parti integranti di un tutto inseparabile ed armonioso.
La sua più illuminante espressione in campo filosofico è il Taoismo, al quale alcuni scienziati occidentali fanno attualmente riferimento per ricevere nuovi stimoli in campo scientifico. Fisici come Capra avvertono la necessità di ampliare la conoscenza scientifica considerando anche gli aspetti filosofici, culturali e spirituali delle loro teorie. Essi sono consapevoli della incompatibilità della fisica moderna con l’attuale società, la quale non riflette più l’armonia esistente in natura. Tuttavia, nonostante la dominante concezione meccanicistica, in Occidente si va constatando un profondo interesse per teorie e dottrine che vanno controcorrente: una di queste è l’astrologia. Anche il metodo astrologico, consistente in una processione di immagini divine, si basa su di un ordinamento numerico. Una volta proiettati gli dei sulle costellazioni astrali, all’uomo non resta altro che osservare i movimenti delle stelle e fissarli in valori numerici per dar vita all’oracolo. Come avviene per l’I Ching, anche i rituali e i calcoli del sistema astrologico agiscono come un
calmante delle ansie repressive della coscienza e permettono all’inconscio di manifestarsi attraverso i suoi simboli. Simboli che sono rappresentazioni di archetipi, i quali fanno intraprendere all’uomo un viaggio psicologico lungo un itinerario di sviluppo personale che lo porterà all’individuazione, ossia all’integrazione degli aspetti coscienti e inconsci della sua psiche, con la conseguente creazione di un nuovo centro della personalità che Jung chiamò Sè. La nostra società, permettendo un enorme sviluppo della mente, ha debilitato l’intero organismo sociale che adesso opera in maniera tale da non potersi definire sano. Un noto psichiatra americano, R.D. Laing, denuncia il duplice ruolo dei fattori culturali nello sviluppo della malattia mentale. Egli ha dimostrato come la cultura da una parte genera angosce che conducono al comportamento psicotico, dall’altra fissa le norme che definiscono gli atteggiamenti da considerare sani. I criteri usati nella nostra cultura per definire la sanità mentale (il senso d’identità, l’immagine, il riconoscimento del tempo e dello spazio, la percezione dell’ambiente, ecc.) richiedono che le nostre percezioni siano compatibili con una matrice razionalistica e newtoniana che funga da principale punto di riferimento e sia l’unica descrizione esatta del mondo. In realtà l’uomo, estraniato dal suo mondo interiore ed incapace di apprezzare il senso della vita, diventa preda di un senso d’inutilità e a volte di assurdità che nessun successo esterno è in grado di dissolvere. Per riconquistare un nuovo equilibrio si rende necessaria una struttura economica e sociale che utilizzi quelle funzioni intuitive che l’uomo occidentale ha da secoli relegato nelle profondità dell’inconscio, ed assuma alcuni atteggiamenti spirituali dell’Oriente che potrebbero favorire questo processo di rinascita.
Nell’ambito della scienza l’idea che ogni particella contenga tutte le altre, oltre ad essere un’ipotesi della meccanica quantistica e della teoria della relatività, risente anche della mistica orientale ed occidentale. Questo comporta il riconoscimento del profondo legame tra psiche e materia, uomo e Natura, che potrà essere il solo a garantire la sopravvivenza della nostra società. In conclusione, la visione della fisica moderna è simile a quella di un poeta. Questi versi di William Blake ne sono uno splendido esempio: “Vedere il mondo in un granello di sabbia e il cielo in un fiore di campo, tenere l’infinito nel palmo della tua mano, e l’eternità in un’ora.”

*Tiziana De Stephanis
Nata a Pescara dove è vissuta per 30 anni prima di trasferirsi negli Stati Uniti nel 1994. Vive attualmente a Minneapolis, dove è sposata con un americano ed è madre di due splendide bambine. Sebbene ora faccia la madre a tempo pieno, ha lavorato fino al 2000 come insegnante di Lingua Italiana per la scuola Inlingua di Minneapolis e ha condotto vari seminari interculturali per la compagnia internazionale 3M. Tra le sue esperienze d’insegnamento è da includere anche il Minnesota Opera, dove ha insegnato Italiano sia ai giovani cantanti d’Opera, che agli addetti amministrativi della compagnia. Tiziana De Stephanis inizia la sua carriera come grafica, dopo aver ottenuto il diploma di Maestra d’Arte Applicata all’Istituto Statale D’Arte di Pescara nel 1983. Lavora per circa tre anni come freelance per agenzie della zona finché decide di andare in Inghilterra per approfondire la conoscenza della lingua inglese. Dopo un anno di soggiorno a Londra torna a Pescara e si iscrive all’Università di Lettere e Filosofia di Chieti. Ottiene la Laurea in Filosofia con lode nel 1994 e nello stesso anno si sposa e lascia il paese per seguire il marito che lavorava per la 3M. I suoi interessi sono sempre stati nell’ambito della Filosofia, Psicologia ed Arte. Negli vari anni di studio ha avuto modo di approfondire la sua conoscenza della cultura e del pensiero orientale, concretizzata negli Stati Uniti dove la presenza di una forte comunità cinese le ha aperto la strada a discipline relativamente nuove al pensiero occidentale come il Feng Shui e il Qi Gong.