Viaggio in musica da Napoli a Venezia

19-6-21-violoncelli

GABRIELLA MONGARDI

Il concerto tenuto sabato 19 giugno a Mondovì dai “Giovani dell’Academia Montis Regalis”, diretti da Alessandro Palmeri, è stato un viaggio tra due mondi musicali diversi, Napoli e Venezia, messi a confronto per farli dialogare insieme. Giustamente il programma di sala evidenziava la peculiare ricchezza musicale dell’Italia barocca che, a differenza della Francia il cui panorama musicale gravitava intorno a Parigi, era caratterizzata da una pluralità di “scuole”, che fiorivano nei vari centri della penisola e componevano un mosaico sonoro quanto mai variegato e sfavillante.

Si è iniziato con il concerto di Vivaldi in re minore RV 127, un vero gioiello: un attacco vorticoso a piena orchestra, un largo breve e intenso, un allegro fulmineo e impetuoso, eseguito in modo compatto ed esemplare.

Nel concerto grosso n.3 in fa maggiore di Alessandro Scarlatti, che alterna tempi veloci a tempi lenti con simmetria speculare, il contrappunto la fa da padrone, ma è colorato con una variegata tavolozza di “affetti”: al primo allegro affettuoso e vivace segue un largo delicato e languido; il secondo allegro è una grandiosa fuga, seguita da un largo malinconico e ombroso; l’ultimo allegro ha andamento di minuetto, ma il concertino vi inserisce note cupe e brividi.

Il concerto di Vivaldi per due violoncelli in sol minore RV531 è aperto energicamente dai bassi, a cui si unisce il resto dell’orchestra in un crescendo tempestoso; il primo movimento si conclude con una cadenza del direttore in veste di solista che approda al largo, caratterizzato da un severo, dolente dialogo tra le due bravissime violoncelliste; l’allegro finale è aperto dall’orchestra che enuncia un tema brillante ripreso poi e variato dalle due soliste nei loro interventi a fasi alterne.

Tutt’un altro mondo – e un’altra tonalità, sol maggiore – quello di Domenico Scarlatti, prolifico autore di sonate per cembalo, che un compositore  inglese, Charles Avison, ha trascritto in forma di concerto grosso per archi: ne risulta un fluido intreccio di voci in quattro tempi, ora vivace ora rilassato.

Con il concerto grosso in re minore n.5 di Alessandro Scarlatti (padre di Domenico) ritorniamo in un’atmosfera più solenne e severa, anche se nel minuetto non mancano guizzi e fremiti.

È il concerto in la maggiore RV 159 di Vivaldi a chiudere l’esibizione brillante e impeccabile dei “Giovani dell’Academia”: note sgranate come perle in sinuose collane d’armonia.