Conoscere la Calabria attraverso i suoi fari

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ENZA SIRIANNI

Esiste sempre, dunque, il modo di donare qualcosa
e forse di restare anche noi con quello che doniamo. Ogni mattina
ci sarà un colore adatto al nostro sguardo. E questo
volevo esprimere, pronunciare e sottoscrivere
come una lettera senza data per qualsiasi destinatario.

Ora posso tacere di nuovo e accendere la nostra lampada.
Aspettami. Due minuti. Non farò tardi. Aspetta.

(Ghiannis Ritsos, Il Guardiano del faro)

La Calabria, saldata al resto dell’Italia attraverso il massiccio del Pollino, si protende tra il Tirreno e lo Ionio. Impervia, selvosa al suo interno, dalle dorsali montane digrada rapidamente verso le sue coste che si snodano per circa 800 km. Percorrerle da est a ovest o viceversa, assicura un viaggio di sfavillante bellezza che, inevitabilmente, intercetta le vestigia della Magna Grecia con le sue antiche colonie fondate in prossimità delle coste e di foci di fiumi e altri segni del suo passato: dalle ville romane alle fortificazioni normanno-sveve e aragonesi. Un periplo che vale la pena di fare.
Ma un altro singolare, inconsueto itinerario lo offrono i fari della nostra regione che svettano su punti strategici per la navigazione – siano essi promontori, propaggini, sporgenze di roccia, lingue sabbiose insinuate nel mare – simili a guerrieri solitari, innalzati ad una maestosità imperturbabile che protegge, orienta, segnala, evoca, racconta, sussurra.

Ivan Comi, calabrese perdutamente innamorato della sua terra, affascinato fin da bambino dalle torri luminose, “anelli di congiunzione” tra cielo e terra, nel suo libro “I Fari Della Calabria”, edito da Associazione La Vie, 2019, ci guida in un cammino epifanico sulle loro tracce.
L’opera, con testo bilingue italiano e inglese, include altresì un film-documentario, “La magia dei cristalli” – regia di Filippo Corrieri e dello stesso autore – che è lo specchio visuale della ricerca attraverso le riprese dei luoghi, dei paesaggi, delle persone, degli incontri.
Nel docufilm, un particolare rilievo è dato alla finalità pedagogica dell’itinerario, con le sequenze dedicate alle insegnanti che guidano i bambini calabresi a conoscere il patrimonio storico-artistico, naturalistico della loro terra. Un aspetto fondamentale, questo, per fare crescere la Calabria, per amarla, per viverci bene, per restarci, per non essere costretti a lasciarla da grandi. Per interrompere una storia incessante di emigrazione, di fuga.

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Si svelano meraviglie impensate per gli stessi calabresi e per tutti coloro che desiderano inoltrarsi nel connubio conoscenza/ bellezza che promana da ogni pagina di questo libro, denso di foto e di materiali. La veste grafica è curata, elegante, accattivante fin dalla copertina del volume in cui si staglia, con potenza incantatoria, una lanterna radiante la sua luce su un mare scuro sovrastato da un orizzonte in tinte crepuscolari. Sotto, in rapita contemplazione, un uomo, forse lo stesso Comi, irresistibilmente attratto dal bagliore del faro che squarcia l’oscurità. L’immagine produce un forte effetto di immedesimazione : magia, mistero, sogno…

Se i fari emanano solitudini, esse sono inscindibili da quelle dei guardiani, figure quasi leggendarie su cui l’autore si sofferma, tracciandone la storia da quando, nell’antichità, degli uomini, quasi certamente schiavi, furono addetti ad accendere e alimentare fuochi nei punti in cui il mare era più insidioso. I custodi della luce per le rotte notturne dei naviganti, via via, abbandonarono quella sorta di ruolo di vestali maschili, per divenire esperti in rapporto ai progressi della tecnica. I falò di legna sono stati sostituiti dal petrolio, dal gas, dall’elettricità, mentre si ci ingegnava con invenzioni e perfezionamenti vari per migliorare l’efficienza dei segnalatori luminosi, fino all’automazione e al controllo da remoto. Oggi non esistono più i vecchi guardiani dei fari, ma al loro posto ci sono dei professionisti a cui, spesso, sono affidate più torri. Nel libro e nel docufilm, vengono presentati, intervistati alcuni faristi della regione, altamente specializzati che, tuttavia, nell’immaginario, mantengono il fascino dei loro predecessori del passato.

Dal Pharos di Alessandria, la prima monumentale, stupefacente opera umana per la funzione di orientare i marinai nel buio delle acque del Mediterraneo, tanto da essere annoverata tra le sette meraviglie del mondo antico, alle costruzioni odierne. Nella sua parte introduttiva, il libro ne presenta agilmente la storia facendo scoprire particolari affatto scontati, come per esempio, la funzione della Statua della Libertà, faro di New York dal 1902. Concluso questo rapido excursus, si inizia il viaggio attraverso i ” punti luminosi ” della Calabria, da est a ovest. Si parte dal Faro di Punta Alice, a Cirò Marina, con una foto in cui troneggia sulla base, come assiso su un trono, il monarca di un bianco abbagliante, al servizio delle genti del mare. Intorno, la natura che affascinò gli avventurosi greci tanto da farne una seconda patria. I colori variano dalla sabbia, bianca o dorata, allo smeraldo della vegetazione. Il mare, sposo della costa che lambisce instancabilmente ora accarezzandola, ora stringendola in abbracci impetuosi e spumeggianti, le regala le sue pietre pregiate: lo zaffiro, l’acqua marina, il turchese, la giada, l’ametista. I fondali, i giochi della luce, la purezza delle acque, contribuiscono a donare questa varietà cromatica impareggiabile ai due mari.

Spettacoli di uguale struggente bellezza si ripetono nell’incontro con gli altri fari, procedendo dalla costa ionica del crotonese verso sud fino alla punta reggina per risalire lungo il Tirreno. Capo Colonne, Capo Rizzuto, Punta Stilo, Capo Spartivento, Capo Dell’Armi, Punta Pezzo, Scilla, Capo Vaticano; Capo Suvero, Paola. Ognuno con la sua storia, leggende, miti, le sue caratteristiche architettoniche e tecniche, il suo rapporto con le città e il territorio in cui sorge e, dentro, con uno sguardo grato e discreto, le vite dei guardiani/faristi, delle loro famiglie, delle generazioni che, in alcuni casi, si sono succedute nello stesso incarico.

L’autore, coadiuvato da preziosi collaboratori nominati nel colophon del libro, riesce a donare un quadro completo di questa parte della storia della Calabria, legata indissolubilmente alle sorti del Mediterraneo, mare tra terre. E lei, terra tra mari, con le sue sentinelle di guida, protezione, accoglienza. Ancora oggi.