Guglielmo Aprile, o il talento dell’equilibrista

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GUGLIELMO APRILE

Prognosi
Conosco il destino delle auto incidentate,
mi smantelleranno
pezzo per pezzo, i beni in ipoteca
si svalutano, o si danno alla Caritas;
rifiuterò le cure palliative,
la chimica farà valere i suoi diritti:
presto avrà fine questa serie di oneri
così sterile,
digitare il codice di accesso,
orientare lo stendibiancheria
verso nord al mattino,
andare ad urinare ogni tre ore.

***

Il giusto peso
Come preoccuparsi dei capelli che cadono
in pieno Artico, smarriti
per un guasto all’antenna,
le tute antiradiazioni non proteggono
dall’acqua negli orologi,
la buccia perde presto la sua lucentezza,
drogati del futile,
confrontiamo il prezzo tra i diversi supermercati,
mentre la montagna tremenda
sconta in silenzio la sua pena,
fissa impassibile le distanze,
regge l’eternità sulle sue spalle.

***

Testimone unico
I bambini fanno ciao all’aeroplano
come se i passeggeri potessero vederli
e corrispondere il loro gesto,
per l’uomo che prega
l’universo deve avere pareti sottili,
il buio della stanza
è un compagno dal tenero orecchio
con molto tempo da spendere in pettegolezzi;
ma il letto vuoto
è solo un letto vuoto, chiunque non parla che a se
stesso
con chiunque parli,
molti i numeri di telefono non più attivi,
molti i domicili rimasti sfitti;
testimone unico
dell’apparizione della stella,
non raccontarlo in giro o ti daranno del matto.

 

Il talento dell’equilibrista… titolo affascinante, come affascinante è contemplare con occhio stupito le evoluzioni di una persona che cammina su un filo a notevole distanza dalla terra.
Ma chi è l’equilibrista in un libro di poesie? L’emblema dell’uomo, l’emblema del poeta, l’emblema di ambedue le condizioni che nella realtà non si escludono?
[…]
Il pregio di questa raccolta va individuata in uno stile secco, “concreto” e coinvolgente, come la tematica stessa. Estraneo a ogni sfaccettatura lirica, il poeta si addentra in questioni capitali con “occhi asciutti”, per usare l’espressione di Sbarbaro, con un disincanto che non permette alcuna consolazione, con una lucidità tragica che non lascia via di scampo: «Gli anni ammassano nelle fosse / lattine e cerchioni d’auto sbilenchi». La poesia sta nella realtà, non nelle parole…

(dalla prefazione di Giuliano Ladolfi)

Guglielmo Aprile è nato a Napoli nel 1978. Attualmente vive e lavora a Verona. È stato autore di alcune raccolte di poesia, tra le quali “Il dio che vaga col vento” (Puntoacapo Editrice), “Nessun mattino sarà mai l’ultimo” (Zone), “L’assedio di Famagosta” (Lietocolle), “Calypso” (Oedipus); per la saggistica, ha collaborato con alcune riviste con studi su D’Annunzio, Luzi, Boccaccio e Marino, oltre che sulla poesia del Novecento.