Tempo d’opera, un testamento

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ALBERTO TONI

L’estate della betulla, un buon inizio nella veglia,
quello che mi è passato per la testa, un istante,
lei si è decisa a stare ferma, immobile alla fotocamera,
lei che muove solo lento il braccino al vento.
Ma non c’è vento e sta ferma, solo un po’ per l’acqua
improvvisa venuta giù a diluvio l’altra sera,
o stamattina presto ancora dentro il sonno.
Tengo caro il verde del giardino da quel lato
e nessun torto a questo dal mio studio,
già troppo celebrato, e il leccio capirà
che c’è un tempo per tutti e il tempo è caro,
l’amore muove il tempo, muove me,
muove la pace già precaria dello stare
e se leggo il giornale già il mattino
scivola via tra un assedio e un tremore,
già il tempo che misuriamo a luce
frana e si sfalda in infinite ombre.

*

E come all’ultimo balzo del mattino sparisce
la morte del diluvio notturno. È tutto un rifiorire,
tremare in tua presenza.
E mi alzai, con la convinzione di me,
del tuo ramo al mio innamoramento.

Scendi, fai, e che la forza mai non manchi,
fai, poi rispondi al tuo calo di forze.
Mai noi potremo dire abbiamo solo
per poco, solo per poco rinunciato
a vivere. Mai che la vita non sia

o ci abbandoni.

*

È una pioggia lenta, l’acqua che cade, vedi
e non possiamo farci niente, andiamo verso casa
e ci sono le cose che accadono e non possiamo
farci niente, temere, per quella forza del pensiero
che ci tira avanti. Ragiona dunque sul fatto che non possiamo
farci niente, come il tiro quando vai troppo lontano,
decidi di riprovare nel cammino che va da casa alla
prima stazione di sosta, tremeresti ancora se non fosse
per amore, tutto l’amore che hai radunato in te, tutto,
e quell’odore di terra bagnata che ti rimanda al primo
ardore.

Alberto Toni, Tempo d’opera, inediti 1954-2019, a cura di Roberto Deidier, Il ramo e la foglia edizioni, 2022.

Al momento della sua scomparsa, Alberto Toni stava lavorando a un nuovo libro di versi, del quale aveva già potuto abbozzare la struttura e decidere il titolo. Quella che congediamo per i lettori è dunque una raccolta che si presenta con una evidente omogeneità e compattezza, com’è nella prassi di questo poeta, anche se l’autore non è riuscito a porvi fine. “Tempo d’opera” è un compendio, forse un testamento; vi sono compresi tutti i principali temi di un incessante interrogarsi attraverso la poesia, dalla natura e dal senso dell’essere alla meditazione sociale e politica, alla visione etica sui problemi del presente, fino ai fragili equilibri del corpo. Sono temi che nel loro insieme dialogano fittamente in una rete inscindibile, venendo così a comporre quell’«opera» che resta, infine, il rapporto privilegiato tra vita e scrittura, tra esperienza e pensiero, tra ascolto dell’altro e lavoro su sé stessi, come accade negli autori votati a una sicura consapevolezza della propria presenza e della propria necessità. A questi valori, nel pieno delle derive postmoderne, Toni non è mai venuto meno, facendo ascoltare la sua voce, restando fedele al lascito dei maestri, da Sandro Penna ad Amelia Rosselli, e affermandosi come uno dei poeti di riferimento a cavallo del millennio, non solo in ambito romano.