L’incrocio nella poesia di Nunzio Di Sarno

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NUNZIO DI SARNO

Rebetiko

L’incedere cadenzato
Dei passi che cercano
Nella linea retta

Solleva tronco e braccia
Sulla melodia del bouzouki1
E diventa cerchio

S’apre e chiude l’abbraccio
Che dalla terra ridona al cielo
Lo splendore sepolto

È l’eccesso che anima la spirale

Per la troppa fame
Per la troppa sete
Per la troppa fatica
Per il troppo caldo

Per il troppo dolore
Per aver amato troppo
Amato invano
O non amato mai

1 Strumento musicale greco a corde.

*

Paxos

La grossa pancia nuda di Athanasios
Sovrasta la seta e il lino delle famiglie
Ingiacchettate che scendono dagli yacht
I cristi incastrati tra i peli le benedicono
Insieme al muso duro che al bisogno
Si piega o si dilata ma non per noi
Che dobbiamo chiedere tre volte
Stremati col buio alle spalle di nuovo
Lo imploriamo e il santo esaudisce

La preghiera pura del viandante
Così ci accucciamo in tenda senz’acqua
Né un cesso per la notte se non il mare
Nella lingua di terra tra merce e tavoli
Mentre su altri binari e tappe condivise
Eleonora s’inebria di simboli e parole
E dorme serena lontana dai vincoli
Tea in fuga perenne prepara la strada
Al cuoco afghano e alla nuova identità
E Gaia smussa le rigidità nelle giravolte
Tra nord e sud e concima con le lacrime

*

Muro

Il torto subito
Non è che l’istantanea
Di ciò che c’è dietro

Dove il vento si cheta e
La spuma non può più
Nascondere il fondo

In connessione -
La compassione
È coscienza di sé

Nunzio Di Sarno, Ellenika, Eretica Edizioni

L’incrocio è il luogo che definisce questa raccolta di poesie. È un incrocio lo stile: un miscuglio tra appunti di viaggio e poesia. Lo è la lingua: un italiano che si intreccia all’inglese, al greco e allo spagnolo.
Tra la partenza e l’arrivo è negli incroci, tra crisi e soluzioni, tra rischi e prove, che attraverso l’altro ci si ridefinisce. È abbracciando l’ignoto che si arriva all’insperato.
Il mare, la terra, l’asfalto insieme agli altri elementi, naturali e non, sostengono tutte le vite che in questo viaggio si intrecciano, come le cime e le gomene della nave.
Strette a tenersi per salpare e attraccare. Vicine non si sa per quanto. Ma di quel contatto conserveranno il tocco del vento e del mare, che le hanno battezzate.
Così il lettore è chiamato ad accompagnare l’autore in un viaggio multisensoriale, in cui i contatti col territorio ellenico e con le persone incontrate, aprono a dubbi, considerazioni e rivelazioni sulla condizione umana tra passato e presente e sulle radici, scoperte dai solchi lasciati nelle camminate zaino in spalla.

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