Il segno e la parola (1000 versi)

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GIANCARLO BARONI

Da numerosi anni, da quando ha pubblicato nel 1989 la prima raccolta In la minore fino a questa sua recente Il segno e la parola (1000 versi), seguo con ammirata attenzione il lavoro poetico di Max (Massimo) Mazzoli. Cittadino sia italiano che inglese è nato a Parma nel 1963 e ha vissuto a lungo prima a Londra poi a Cambridge.
Come già accaduto nelle precedenti raccolte Prima ch’io ti tocchi (Before I may touch you) e Oltre questi luoghi (Beyond these places), entrami pubblicati da Book, anche ne Il segno e la parola (1000 versi) i testi sono scritti sia in italiano che in inglese senza che una versione sia la traduzione dell’altra, come se entrambe fossero originali.
Nell’accurata Prefazione il poeta Luca Ariano spiega con precisione la struttura dell’opera: «Lo schema della raccolta ha una costruzione simmetrica che porta ad un componimento di 1000 versi esatti. La raccolta ha quattro sezioni di dieci poesie, ogni poesia è di 25 versi».

La prima sezione, dedicata a «Gli Oggetti», si apre con la poesia intitolata La Clessidra, strumento che «misura il tempo nello spazio», il suo fluire, «la circolarità dell’esistenza / la ripetizione dell’accadere». Seguono altri testi i cui concisi titoli ne indicano e riassumono i temi:  Lo Specchio; Il Libro («Navigando tra le pagine come fra le onde del mare»); La Penna (dichiarati i riferimenti  a Seamus Heaney); La Cartina (The Map); Gli Occhiali («Siete voi che aggiungete nitidezza ai nostri sguardi»); il diritto e il rovescio de Le Monete («Necessarie compagne per il viaggio»); La Chiave  («Uscendo hai chiuso la porta della tua casa / A chiave, preservando un tuo mondo, / Ponendo limiti; un di qua e un di là. / Creando un confine, salvaguardando / L’intimità del tuo spazio privato»); la capiente Bottiglia («Per soddisfare la sete, perché noi siamo acqua, / Non solo polvere, o aria o soffio»); L’Orologio.
«I Simboli» è il titolo del secondo capitolo del volume; simboli prevalentemente numerici e geometrici. Si parte necessariamente dallo Zero («Ma come contemplare l’assenza totale? / Il non essere, il niente di niente»); l’Uno «dove ogni cosa inizia» («… il passo dallo zero all’uno è breve ma infinito»); il Tre («il passato, il presente e il futuro», «il nascere, il vivere, il morire»); il misterioso “per sempre” dell’ Infinito («che rimarrà del tempo? Quando tutto sarà finito»); Il Triangolo («Ben assestato sulla terra / Ma rivolto verso il cielo»); quell’«inno alla regolarità  che è Il Quadrato; Il Cerchio («Lo scandire del tempo nel perpetuo ritorno circolare»); Il Rapporto Aureo («Esoterico segreto dell’estetica / Che si disvela in un numero, nel rapporto aureo»); l’enigma del Labirinto; «la fragranza delle carte e delle pergamene».
Nella terza sezione lo sguardo del poeta si concentra su «Le Persone». In primo luogo Il Padre e la Madre («La voce rasserenante che calma le paure, / La mano che conduce i tuoi primi passi, / Il principio che forma i tuoi gesti»); la tenerezza, l’amore, l’affetto verso I Figli «oltre i limiti della nostra percepita finitezza»; l’empatia fra Amici («Un altro te ti guarda e tu vedi te stesso»); I Nemici; la solitudine dei Derelitti; il dolore degli Afflitti («La ferita è diventata un taglio sempre più profondo, irrimediabile»); Gli Amanti («riversare il desiderio in gesti e parole»); le incessanti domande dei Filosofi alle quali « è impossibile rispondere» («Sapere di non sapere, e ciò nonostante, / Esplorare i limiti della conoscenza»); I Profeti capaci di creare «finzioni, narrative, miti e verità»; la creatività degli Artisti («Nel colore trascinato sulla tela, sfumato, chiaroscuro; / Sulla volta ancora umida della chiesa; / Nella forma del marmo che palpita / O nelle parole socchiuse sulla pagina»).
Il quarto e ultimo capitolo si intitola «Le Idee». A partire da racconti e leggende sulla Creazione («Non resta che un’altra storia da inventare»); L’Età dell’Oro «dove non esistevano parole dure»; La Caduta («Dal bene nacque il male. La pace divenne guerra»); La Colpa («Come se solo la colpa fosse il nostro assurdo destino»); La Lotta; Il Sacrificio («E così l’uomo si convinse che per ogni fatto e misfatto / Ci fosse una colpa da dover essere espiata»); La Purificazione («Bagnarti nella luce che trasparente / Ti riempie di azzurro in un respiro profondo»); La Ricompensa («Quando la guerra sarà finita saremo liberi»); Il Senso («i perché hanno affollato i nostri pensieri»); Dio («Forse il prodigio non sta nelle risposte, / Ma nell’abilità di porre domande. / Forse è lì che si nasconde Dio»).

Questo libro non va scambiato per una specie di inventario e registro,  l’autore è il primo ad affermare e a sostenere la fluidità e scorrevolezza della realtà; realtà che non può venire incasellata, bloccata e  trattenuta perché l’esistente continuamente «si espande e si trasforma». Credo piuttosto nasca dal bisogno di fermarsi per una pausa e poeticamente meditare, di riordinare momentaneamente le idee nella consapevolezza che non esiste nulla di stabile e definitivo in «questo nostro vagare / circondati dall’incertezza dell’errore», di fare per quanto possibile chiarezza.
“La parola” poetica dell’autore inoltre dialoga e si confronta, non solo sottotraccia, con  simboli ed archetipi junghiani, con l’inconscio collettivo e universale. Afferma  Ariano che il libro di Mazzoli «è un viaggio in versi nell’umanità con tutti i suoi archetipi, impalcature filosofiche, convenzioni sociali e linguistiche e induce la mente a numerosi spunti e riflessioni».
Come nella raccolta Nella flagranza dell’istante (Book Editore, 2005) anche ne Il segno e la parola, a distanza di parecchi anni,  è intensa nelle pagine la componente riflessiva, speculativa, filosofica senza che mai, però, i versi ne risentano e si appesantiscano.
Il tempo e lo spazio, anzi il loro intreccio indissolubile, costituiscono da sempre uno dei temi preferiti da Mazzoli. È nello spazio-tempo che si svolgono le nostre provvisorie vite e quelle illimitate dell’universo, «tra il prima e il dopo che convergono in questo istante».

Max Mazzoli, Il segno e la parola (1000 versi), Giuliano Ladolfi Editore, 2022.

LA COLPA

Quando lasciò la casa si era sciolta i capelli,
E questa era già una colpa,
Per sentirsi libera e lasciare che almeno
I suoi capelli potessero piangere per lei
Che non aveva più lacrime.

Camminando per la strada di notte,
E questo era già un errore,
Ripeteva parole nel pensiero:
“La mia prima colpa è di essere nata”.
Entrare nel ciclo dell’esistenza
E della consapevolezza del sentire
Sono i primi passi verso il dolore,
L’inizio di una traiettoria che volge al disfacimento.
Per colpa di Eva, per colpa di Adamo.

“La mia seconda colpa è di essere nata donna.”
Sempre inferiore, nelle sacre scritture,
Attraverso le alte civilizzazioni,
Sino ad ora, su questa strada senza luce.

“La mia terza colpa è di portare nuova vita dentro di me. “
Tramutare un eccelso privilegio
In una condanna da esporre nella curvatura del ventre.

La macchia che sporca la nostra sostanza.
Gli errori commessi perché inevitabili,
Come se solo di colpa fossimo fatti,
Come se solo la colpa fosse il nostro assurdo destino.

BLAME

When she left the house she had let her hair down,
And this was already a fault,
To feel free and so that at least
Her hair could cry for her
Who no longer had tears.

Walking down the street at night,
And this was already a mistake,
She was repeating words in her head:
“My first fault is that I was born.”
Entering the cycle of existence
And awareness of feeling,
These are the first steps towards pain,
The beginning of a trajectory that turns towards decay.
Because of Eve, because of Adam.

“My second fault is that I was born a woman.”
Always lower, in the holy scriptures,
Throughout the high civilisations,
Until now, on this road without light.

“My third fault is carrying new life inside me. ”
And so transforming an excellent privilege
In a sentence to be exposed in the curvature of my belly.

The stain that soils our substance.
Mistakes we have made because they are inevitable,
As if we were only guilty,
As if only blame was our absurd fate.

GLI ARTISTI

Nel colore trascinato sulla tela, sfumato, chiaroscuro;
Sulla volta ancora umida della chiesa;
Nella forma del marmo che palpita
O nelle parole socchiuse sulla pagina,
Avevi nascosto intenzioni e inclinazioni.

Sulle tavole di un palcoscenico,
Dallo sfondo verso il proscenio
Le frasi piangenti raccolte dalla platea
A strappare lacrime e brividi
Per poter dire oltre il possibile
Quanto mai detto prima d’ora.

Fossero gli assolati mulini della Mancia
O le fredde sabbie di Elsinore,
Le strade di un solo giorno a Dublino,
O il mare insidioso tra Scilla e Cariddi,
Il selciato di Montmartre o Calle Maruri,
Avevate in serbo per noi il desiderio
E la speranza, aldilà del dubbio.

Sospendendo il respiro per un’attimo,
Ad occhi chiusi, un’immagine nasce,
Quando creare t’avvicina a Dio, fra terra e cielo.

Una chitarra nella piazza tra la gente,
E parole di pioggia e di vento
Nella voce che cantando ti grazia e ti sfiora
Fino a farti piangere piano gonfiandoti il petto.

THE ARTISTS

In the colour dragged on the canvas, sfumato, chiaroscuro;
On the still damp vault of the church;
In the shape of the throbbing marble
Or in the half-open words on the page,
You had hidden intentions and inclinations.

On the tables of a stage,
From the background to the proscenium
The weeping phrases collected by the audience
To draw your tears and make you shiver
In order to say more than is possible
And has never been said before.

Were the sunny mills in La Mancha
Or Elsinore’s cold sands,
The one-day streets in Dublin,
Or the insidious sea between Scylla and Charybdis,
The cobbled pavement of Montmartre or Calle Maruri,
You were bestowing us desire
And hope, challenging doubt.

Suspending your breath for a moment,
With your eyes closed, an image is born,
When creating brings you closer to God, between earth and sky.

A guitar in the square among the people,
And words of rain and wind
In the singing voice that graces you and touches you
Until, filling up your chest, you cry slowly.

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Max Mazzoli è nato a Parma nel 1963. Ha vissuto molti anni in Inghilterra, prima a Londra, poi a Cambridge.
Sì è laureato in Linguistica e Letteratura Italiana presso UCL (University College London); ha ottenuto un PGCE (Post Graduate Certificate in Education) per l’insegnamento al London Institute of Education; poi all’Università di Cambridge ha conseguito un Master (MPhil) in Latin American Studies con una laurea su Pablo Neruda e il realismo sociale.
Ha insegnato italiano e inglese in diversi istituti sia a Londra che a Cambridge e ha collaborato con UCL e King’s College, Cambridge.
Pur rimanendo cittadino italiano, ha conseguito la cittadinanza inglese.
Da oltre vent’anni è insegnante di English for Academic Purposes (EAP) e prepara studenti per l’accesso a università anglofone. Attualmente insegna Lingua e letteratura inglese nella sezione anglofona della Scuola per l’Europa di Parma.

Dal 1989 a oggi ha pubblicato 7 raccolte di poesie in italiano e in inglese con Book Editore:
In La MinoreDissepolta Polvere; Nella Flagranza dell’IstanteL’Altra Metà del TempoThe Bosphorus Poems / Poesie del BosforoPrima ch’io ti tocchi (100 Sonetti e una Canzone) / Before I May Touch You (100 Sonnets and a Song)Oltre Questi Luoghi (Spazio e Tempo di un Luogo Presente) / Beyond These Places (Space and time of a Present Place). 
È del Settembre 2022 la sua ultima raccolta Il segno e la parola (1000 versi) / Signs and Words (1000 lines), Ladolfi Editore