La volpe dentro di Eva Taylor

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Dalla prefazione di Marco Molinari “Il bestiario di Eva”

Avete tra le mani la quarta raccolta in italiano di Eva Taylor, La volpe dentro. La precisazione è necessaria in quanto l’autrice è nata in Germania e vive da molti anni in Italia, insegnando linguistica tedesca all’Università di Bologna. Scrive in tutte e due le lingue, sia in tedesco sia in italiano. La questione della lingua è molto importante per lei, percorre tutte le sue raccolte, è divenuta un tema su cui esercitare le varianti di tono e contenuto, che caratterizzano il suo fare poesia. [...]

Il primo capitolo di questa sua nuova raccolta, dal titolo Benvenuta nel Bel Paese, inizia proprio con la questione della lingua, trattata in uno dei modi caratteristici in cui si sviluppa la sua poesia, che è quello dell’ironia, una sottile patina di lieve sarcasmo e di sorriso amaro, con cui fare barriera alla stupidità che spesso ci circonda. Il bersaglio è il provincialismo del nostro Paese, soprattutto in fatto di lingue straniere, che l’ha accolta al suo arrivo in Italia, tanti anni fa, con un contorno di battute cretine e con una valanga di luoghi comuni, sui nordici che si confrontano con la diversità del clima. La reazione è stata quella di tacere, essere muta come un pesce e sentirsi, nei confronti di questa nuova lingua che andava esplorando, come una scolara delle prime classi [...].

Nonostante l’impatto non facile, non c’è dubbio che Eva Taylor si sia innamorata del Bel Paese, ne è prova l’aver adottato gradualmente la sua lingua, quella che all’inizio le aveva tolto le parole, per la poesia che erompeva nella mente; ma lo dimostra ancora di più la seconda parte della raccolta, Cartoline illustrate, un omaggio all’Italia e a tre dei suoi luoghi più significativi, tenendosi al tempo stesso ben lontana dai cliché abusati, con uno sguardo acuminato, che solo una persona che viene dall’estero può avere, con un tono e un’ampiezza di vedute da potersi accostare ai momenti più alti di maestri novecenteschi, che al paesaggio hanno dedicato pagine significative: Sereni, Zanzotto. [...]

Siamo arrivati all’ultima parte, quella più corposa, che ha al suo interno la poesia che dà il titolo alla raccolta. È stata chiamata Animaliconla, una parola composta con una grafia che esprime l’urgenza di stringere dentro un solo vocabolo un concetto che non ammette pause. Si sta parlando, infatti, del gioco che tutti abbiamo fatto da bambini, quello di indovinare il maggior numero di parole che iniziano con una lettera, per una determinata categoria di cose: fiori, nazioni, piante, o, appunto, animali. E chi iniziava il gioco, pronunciava la fatidica frase del titolo tutta d’un fiato, così come è stata scritta, facendo seguire qualche secondo di sospensione, per accentuare la sorpresa: «Animali con la a». È quello che ha fatto Eva Taylor, scrivendo una o più poesie, che avessero al centro un animale, per ogni lettera dell’alfabeto. Ci troviamo di fronte, quindi, a una sorta di divertissement, a un lasciar correre la fantasia nella sua massima libertà, oppure c’è qualcosa d’altro? [...]

L’alfabeto faunistico di Eva Taylor è costruito tutto in questa maniera: ogni animale è un incontro singolare e una sorpresa, più è lontano dall’uomo e più si avvicina alla sua sensibilità, il ritratto che emerge
dai versi è sempre un’occasione per meditare sulla propria vita, su quelli che le sono stati vicini, sul mondo che ignora gli animali e paradossalmente diventa ogni giorno più disumano. La poesia dell’autrice merita un ultimo accostamento, cui non è possibile sfuggire, ed è quello con la grande poetessa polacca, premio Nobel, Wisława Szymborska. L’avvicina la grande varietà delle situazioni da cui fa sgorgare i versi, l’ironia e il paradosso con cui stempera la tragicità dei temi, l’acribia con la quale entra nella realtà e ne mette in luce i lati trascurati, i particolari ritenuti insignificanti, e per ognuno trae motivi di meditazione e spunti per una critica che non intende distruggere, ma trovare una strada diversa per amare ed essere amata. E tutto questo in una lingua trasparente, icastica, comprensibile, il linguaggio della volpe che un giorno è stata e che ritorna: «non pensavo che la volpe / ti amasse – ma lo fa / è gelosa, è famiglia // ora la porti in giro, / siete passati ieri / in cabrio, cantando»

Da La volpe dentro (MC Edizioni 2023)

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Primo novembre.
Per me come tarda estate.
La domenica sul corso:
maglietta e pantaloncini.

«Questi nordici non sentono freddo.»
Sono io?
«Puonciorno signorina.»
Parlo così?

La mia lingua sciacquata
in un’acqua obliqua
mi trasforma in
pesce muto.

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*

Echi di lingua madre

Scolate la lingua sulla fiamma viva
levatele la pelle
tagliatela a fettine.
Fate appassire in frasi fatte le parole.
Aggiungete una rosa, petali e spine,
portate a bollore
con un po’ di buon rimpianto,
salate, leggete.

Il tempo di cottura non è stabilito
provate a parlare di tanto in tanto.
Se qualcuno vi risponde
o qualcosa vi risuona dentro
staccate dal fondo
spegnete il fuoco.
Servite caldissima.

*

Dopo la pioggia

Una giornata buia,
poca gente frettolosa
teste abbassate
passi veloci nelle calli
come ultime gocce.

Il cielo si è schiarito,
io, seduta sui gradini di una chiesa,
come arrivata dopo
anni e anni di cammino

arriva un’onda felice
in quest’angolo
qualsiasi veneziano.

Tu, mondo ereditato,
ci avvolgi e mi leghi
con questo:
che tutto rimanga com’è
che questo luogo resista.

*

Crevalcuore

Casa con gli scuri serrati
abbandonata da poco, ma per sempre
sull’albero davanti una luce soave la sera
dà inizio a un tempo diverso
germogli sul tronco bruciato dal freddo
in questa pianura che brilla di grigio
dove le case guidano verso periferie per chi
là vive e si ammala di cuore.

*

Asinella a Natale

Porto una donna
stanca, sospira,
mentre cammino.

Sotto il suo cuore
c’è qualcuno.
È tutto luce
avvolge lei da dentro
e da lì mi guarda
come se fosse già nato.

Cavalluccio marino

Forse viene dal fiume Pison.
Lì dove l’oro è fine
e si posa sulla pelle.
Forse risale a quando
un Dio mescolava
ancora a piacere l’aspetto.
Faccia con naso all’insù
faccia bambina, ma rugosa.
Gioca all’amore.
Bocca da uccellino appena nato
con occhi grandi
già tristi
già in stato interessante.

*

Pettirosso

Vorrei cantare
come il pettirosso.
Ha molte melodie
io fatico a parlare.
Nella gola cambio lingua.
Ma nessuna scivola
come la sua aria.

Porto anch’io una macchia
Qualcosa di passato.
La sua intenerisce
la mia m’innervosisce.
E nulla mi libera
come il suo volare.

Eva Taylor è nata in Germania e insegna lingua tedesca in Italia. Ha pubblicato, in italiano, le raccolte di poesia La volpe dentro (MC edizioni, 2023), Lezioni di casa (Arcipelago itaca, 2019, Premio Ponte di legno 2020), Volti di parole (l’Obliquo, 2010) e L’igiene della bocca (l’Obliquo, 2006), oltre al romanzo Carta da zucchero (Fernandel, 2015, Premio InediTo – Colline di Torino 2014 e Premio Gelmi di Caporiacco 2016). In tedesco ha pubblicato le sillogi Gartenarbeit (San Marco Handpresse, 2010) e Schneebuch (Eric van der Wal, 2008). Fa parte della Compagnia delle poete.

(A cura di Silvia Rosa)