La forma indefinita dell’abbandono

johnny-murialdo

VALENTINA CASADEI

1.
Addolorata nella parola
nella convalescenza della luce
ridai alla cornice del capo
una parvenza di paradiso
aureole come aloni di sporco
e tutto vola
nel turbinio
del tuo soffio mesto
mentre Itaca è in fiamme
e attende corpi grondanti
che abbraccino le fiamme
e spengano il dolore dell’incendio

2.
Stipulato il patto
tra il sogno
e la sveglia
apro un occhio
ti chiedo solo di nasconderti bene
e illudere il passaparola
della consistenza del solco che lascia
il pensiero nel mio alveolo
e la riverenza del perdono
soffoca dubbi e dinieghi
scoppia la crisi della presenza

3.
Ero solita ricordarmi a memoria
il sentiero verso la radura
verso i mattoni rotti
la casa vecchia
la forma dell’abbandono è indefinita
il suo contorno irregolare
come il neo che pungolo
l’isola che accoglie le mie paturnie nuove
impregnate fra le mura
correvo come bambina
i capelli erano tentativi di paracadute
ma la gravità mi era amica
volavano solo i miei umori strani
spendevo parole come centesimi
le compravo care
scavavo in profondità e ritrovavo i diamanti
un capriolo zampettava nei suoi passi di danza
vedevo nel suo essere
tutto il peso del mio corpo stanco
che trascinavo come fagotto
- coperta e bastone e qualcosa di più, il tesoro dei pirati -

4.
Sembri di cartapesta
se cadi
le tue briciole minuscole
impossibili da spazzare
contaminano il gelo della piastrella
si mimetizzano con i pulviscoli
di polvere
coi quali s’involano
nella gravità della resurrezione
il bue e l’agnello riscaldano col fiato
il tuo corpo nudo
le tue braccia aperte
la tua crocefissione mortale
è ora di dormire
chiudere gli occhi arresi al buio
che non conosce ombre
ma sfumature scure di fogli sbavati col gomito

5.
Un barcone di identità
naufraga
nel mare sporco
nell’inospitale onda che spegne il fuoco
e ammazza la brutalità del pesce
il gregge bela
e il sale brucia sugli affanni

(foto: Giampiero Johnny Murialdo)