Il tempo nella stanza segreta di Gabriella Mongardi

nella-stanza-segreta-copertina-x-margutte

SILVIA PIO

Vent’anni dopo La Tela di Penelope è uscita un’altra raccolta di Gabriella Mongardi, Nella stanza segreta, Edizioni Gli Spigolatori, Mondovì. Si legge nella Prefazione di Remigio Bertolino: «La raccolta, pur se allineata con la precedente, come ramificazione di uno stesso albero, ci apre nuovi squarci di “stanze segrete” nella continua ricerca di corrispondenze fra natura e animo umano. Gabriella si piega sulla corrente del tempo e ne coglie impercettibili fruscii, iridescenze di istanti fugaci, baluginare di incanti e visioni. Da sempre risale i tortuosi sentieri delle nostre vallate per farci dono di parole che intrecciano ponti verso l’infinito».

La stanza segreta dell’autrice sembra essere il luogo poetico dove diventare padrona del Tempo, dove nel nascondimento sfogliare i giorni, le ore, i minuti per spiarne il fluire e goderne il profumo. Un Tempo che viene condiviso con le montagne: onnipresenti, che Gabriella percorre e chiama per nome, che ama di un amore leggero / senza possesso né gelosia, tramandato dai padri che hanno camminato sugli stessi sentieri alpini e che diventa eredità per chi dopo di me / salirà le mie montagne / ne saprà i nomi, / i fiori, / i panorami.

Le montagne sono casseforti anche del tempo con la lettera minuscola, fatto di ricordi che affiorano nei versi insieme a immagini che arrivano da lontano: luoghi della città ormai scomparsi, antichi mestieri, odori e profumi, parole che qui si salvano dall’oblio lasciando una memoria per quando la Parca Atropo, che attende, userà le sue cesoie.

Tutto ciò che è la vita, da un pugno di cellule / a un pugno di cenere trova nella pagina un argine al fluire; la scrittura diventa salvezza e la poesia l’unico luccichio nello sfacelo del mondo.

L’autrice si pone la domanda, e questa sua raccolta risponde di sì: esiste una rete che veli il vuoto / sotto i piedi dell’acrobata, e questa rete è tessuta di fili di sentimenti, di ricordi, di passi sui sentieri ripidi, di un pugno di versi che resteranno, sublimi.

SLIDING DOOR

Scrivi prima che sia troppo tardi,
prima che la velocità di fuga
superi la gravità e i codici
diventino indecifrabili garbugli.
Scrivi prima che sia troppo tardi
e la traduzione impossibile,
prima che l’antimateria annichili
l’universo e un buco nero inghiotta
irresistibile il collasso di tutto.
Scrivi, prima che sia troppo tardi.

*

LA POESIA

La poesia s’annida nelle crepe
di metafisici muri,
nella polvere
di strade smarrite –
come mica nelle pietre risplende
nello sfibrato sfacelo delle vite.

*

DA CIMA DURAND

Ho chiamato per nome le montagne –
all’appello non mancava nessuna,
nessuna si sottraeva allo sguardo:
erano virgole di neve e strapiombi,
pentagrammi di assoluta armonia…

Remote, perfette nella loro bellezza
si concedono a un amore leggero,
senza possesso né gelosia –
il nome con cui le riconosciamo
è la sola carezza che le sfiora –
il solo dono
la loro presenza.

(Tutto il libro in formato elettronico si può leggere QUI)

Articolo pubblicato originariamente il 13 gennaio 2018