Uomini non di questo tempo, Alberto Rizzi a proposito di vendetta e perdono

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ALBERTO RIZZI

Avevo un amico artista, perso in un incidente stradale cinque anni fa; e nella mente, proprio ora, una frase che ripeteva spesso, la base della sua filosofia personale: “Bisogna essere capaci di fare surf sulla vita”. Un amico alto, col passo dinoccolato e una barbaccia da pirata dei Caraibi, che entrava a casa mia o di qualcun altro dei nostri amici, per uscirsene prima o poi con quelle parole, se intuiva un momento di difficoltà.

Come definizione della vita va bene anche quella di un mare con onde forti, la cresta sono i momenti positivi e poi c’è sempre il cavo, il momento del risucchio. Gli alti e i bassi. Occorre perciò sentirsi come un surfista, che sfrutta questo movimento delle onde per spostarsi: un po’ sa esattamente dove sta andando, un po’ è costretto a lasciar fare al mare; ma comunque sta sempre a galla e mai fermo: perciò è vivo. E capire il momento del passaggio dalla cresta al cavo, o viceversa, è un attimo fondamentale, nel surf come nella vita.

Il momento di passaggio dall’altezza di una vacanza filata bene e il cavo è Graziella che beve il suo aperitivo a grandi sorsi, senza parlare; ed è il mio fingere indifferenza, il saper di non dovere parlare per primo. Subito dopo l’ultimo sorso si avvia il cavo dell’onda: “Mi stavo chiedendo se gli avresti proposto un gioco a tre, già che c’eri”. E occorre assecondare quell’incavità della relazione, raggiungere il suo livello, col risponderle che certe volgarità con me era meglio che se le risparmiasse; ma pacatamente, perché non è lo scontro che cerco e in fondo nemmeno lei. “Scusa, preferisco finire la serata da sola”, ha ribattuto; e sapevo che non c’era altro da dire. So che non ce l’aveva più di tanto con me: frasi come scudi, per pararsi da una situazione di disagio che risaliva ad altro; niente di più.

Graziella non è una stupida: non resisterebbe più di tanto accanto a uno come me; ma ha le sue zone d’ombra che come a tanti, quando crescono troppo, o appaiono all’improvviso, la spaventano. Ci si rifugia allora nel dire o nel fare qualcosa di meccanico, come per lanciare un piccolo S.O.S. mascherato da sfida. Ma anche da ciò capivo, che si stava arrivando a un momento di passaggio.

Questi periodi s’appoggiano spesso a tanti altri accadimenti piccoli o grandi, percepibili poco o tanto, in sintonia con la nostra sensibilità: un controllo della Finanza che ti fa solo perdere tempo, l’auto che dio solo sa perché si rifiuta di partire e per fortuna che ho ancora la moto e che il tempo ormai è buono. In positivo c’è che l’agenzia è avviata e il flusso di clienti è costante, in maniera tale da permettere sicurezza economica; tanto che sto pensando di ampliare il settore dei viaggi, includendo quelli scolastici dal prossimo autunno: sono una manna ma, come capita sempre in Italia, ci sono di mezzo delle mafie mica da ridere; però vale la pena provarci. Anche quello sarebbe un cambiamento.

Sono particolari sui quali va riflettuto bene, perché ciò che sembra negativo non è detto che lo sia, e viceversa. Mi son perciò chiesto se avessi dovuto impegnarmi a ricucire il rapporto con Graziella, o se fosse venuto il momento per dedicare più tempo a Mauro; in questi casi si può dare ascolto alla parte razionale o a quella irrazionale; ma ho le mie regole e so che le due parti devono essere fatte lavorare assieme.

Fare surf significa ragionare razionalmente sulle traiettorie e prevedere ad intuito quando e dove sarà la prossima onda, anche nella vita. Significa mettersi in uno stato di vuoto mentale, nel quale ogni azione e reazione della tua persona avvengono automaticamente e in sintonia con tutto ciò che ti sta attorno. E anche esser parte di un rito. La gente liquida questi riti, che servono a controllare ciò che controllabile non sembra, come superstizioni: ma sono meccanismi, molto più raffinati di quel che può a prima vista sembrare; e permettono di entrare in contatto a livello profondo con se stessi e con l’intorno.

Nella stanza nel mio appartamento arredata per questo, chiuso là dentro, ho chiesto a chi di dovere che aprisse le sue ali e mi guidasse gli occhi, a vedere ciò che non riesco nella luce piena del giorno e del mio lavoro. Il rito ha detto che devo lasciare Graziella a prendere la sua strada e le sue decisioni per sé. Da quando ci mettemmo assieme, so di come la nostra storia sia complicata dal suo stile di vita, dalla sua voglia o dal suo bisogno di far carriera. Iniziammo quasi per scherzo, poco più di un anno fa e ho sempre tentato di mediare: per gli aspetti di lei che mi piacciono e malgrado gli altri, che mi piacciono di meno; pensando, sperando che i secondi non dovessero mai avere il sopravvento sui primi: per questo non s’è mai parlato di vivere assieme, e lasciare che il bisogno del tocco e del fiato per ciascuno di noi due, indicasse la strada.

Ora, con questo “lasciarla perdere”, non significa che debba interrompere la relazione: significa solo che la palla è passata a lei, che sarà lei a fare i conti con la sua vita e con il peso che nella sua vita ha il nostro rapporto. Per me è arrivato il momento di concentrarmi su Mauro e sarà Graziella a scegliere se continuare così, propormi dei cambiamenti, mollare. Anche lei – complice Mauro o no, complice la sua carriera o no – come tutti sulla vita ci sta facendo surf, avrebbe detto quel mio amico. Che se ne renda conto o no.

Il rito ha detto anche altro: che i progetti per il lavoro vanno bene, ma che ci saranno difficoltà, per quanto dozzinali; che ci sono altre persone attorno a me, conosciute e no, che in un modo o nell’altro stanno per riaffacciarsi sulla scena. Si sono annunciate zone d’ombra, zone di rischio. Sarà fare surf in un mare mosso; e perciò devo aspettarmi che il sogno ritorni.

Da “Uomini non di questo tempo”, Ed. MazzantiLibri, San Donà di Piave (VE) 2022

Tre uomini si incontrano (casualmente?), ognuno di loro con una ferita non rimarginata, che la giustizia ordinaria non contempla nel proprio ordinamento, o che non ha voluto sanare.
Ambientato in una città qualsiasi, mentre la maggior parte della gente è convinta che il Secolo stia finendo col 1999, “Uomini non di questo tempo” è una meditazione con momenti “noir” su vendetta e perdono, sull’ipocrisia che guida la società attuale e che già in quegli anni iniziava a manifestarsi in molte occasioni. E sul fatto che le regole che questa società si è data, siano inadatte ad affrontare e risolvere certi problemi; così che ci si debba rivolgere altrove, per trovare una guida adeguata.

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