Ragioniamo di donne…

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FRANCO RUSSO

Due premesse:
il termine ultrattivo appartiene al diritto e, di solito, si riferisce ad una legge i cui effetti si estendono anche al periodo in cui la stessa sia stata cancellata; è, quindi, attiva oltre. Mi servirà dopo e, arbitrariamente, proverò a darle il significato di mossa che determina conseguenze imprevedibili, inattese e sgradite.

Ho quasi raddoppiato l’età sinodale – i quarant’anni – che erano l’età minima che dovevano avere le perpetue al servizio dei parroci, il che, se non avessi altro da scrivere mi farebbe venire voglia di curiosare su un mondo e su tempi in cui una donna quarantenne veniva considerata incapace ormai di indurre in tentazione ma, magari, lo farò un’altra volta. Dicevo della mia età e di come da mo’ abbia restituito la licenza per essere indotto in tentazione. Il che non è affatto piacevole ma contribuisce a darmi quella saggezza e quell’equilibrio che mi consentono di affrontare temi complicati e divisivi sine ira et studio. Posso, inoltre, non avendo né lavoro né figli o nipoti molesti, dedicarmi al cazzeggio intellettuale e  riflettere sulla mia – e vostra – vita passata. Ma, essendo diventato meno integralista che in passato, vi consegno le mie riflessioni con la modestia ed il garbo di chi pensa di avere ragione ma potrebbe anche avere torto. E mi piacerebbe, infine, che questo scritto trovasse collocazione su Margutte il giorno della Befana ma, siccome si ragiona di donne, dico in anticipo che potrebbe andare bene anche l’8 marzo o il venerdì santo o ferragosto.

Ricordate tutti la nascita dei femminismo in Italia – anche questo frutto avvelenato del ’68 – negli anni settanta. Nel giro di pochi mesi il mondo si è ribaltato e tutte quelle cose che la mia santa mamma mi aveva insegnato non valevano più: se entra in camera una signora – a meno che non sia la tua camera da letto, dove valgono altre regole –  ti alzi e aspetti che lei ti porga la mano; alle signore si cede il passo; il conto lo paghi tu e, possibilmente, senza fare vedere i soldi;  in un locale pubblico entri prima tu, pronto a difendere la signora da volgari complimenti o occhiate sgradite, all’uscita esce prima lei ma con te che le tieni la porta aperta pronto a difenderla dai cattivi; una signora si conquista con i fiori.

In un amen tutto sparito: se, cavallerescamente, ti alzi in piedi ricevi occhiate di compatimento quando non battute velenose tipo il bagno è in fondo al corridoio, litighi al bar perché vogliono pagare alla romana, se regali fiori rischi che gli stessi finiscano buttati: sì belli, posali sul tavolo in cucina  e l’ex gradevole gioco della seduzione diventa una guerra tra pari, di quelle che non fanno prigionieri. Ovviamente, come tutti, sono mestamente tornato nella caverna ma ho, caparbiamente, continuato a fare, pur tra occhiate di compatimento, come mi aveva insegnato la mamma. Regalavo fiori e poesie, alle cene, invitato a fare il brindisi, plagiavo Pitigrilli, fingendo che fosse mia e, guardando negli occhi una o più signore declamavo brindo alle donna dalle mani fredde / dagli occhi cerchiati di blu / che ha i seni che voltano in su / come i fiori degli ippocastani, pagavo il conto, cedevo il passo, mi alzavo in piedi e mi divertivo moltissimo ad immaginare i commenti delle signore sul reperto archeologico che ero.

Passa un giorno, passa l’altro e arriviamo negli anni novanta quando, di fronte a tutti questi miei comportamenti galanti e datati, comincio a raccogliere commenti di signore: oh, finalmente un gentiluomo, oh che persona garbata, mio marito invece…, non ricevevo fiori da…. Insomma siamo all’ultrattivo: come sempre il fanatismo e l’intolleranza rovinano una giusta battaglia per la parità e determinano i loro effetti perversi: le “boldrinate”, la sindaca, la ministra, la professora, la medica, l’idraulica, la muratora, la giudicia e persino la Fedeli Ministra dell’Istruzione. Che Benedetto Croce la perdoni!  Ma il non detto ma fatto capire dalla viva voce delle signore sembrerebbe essere una condanna senza se e senza ma dell’utero mio lo gestisco io; col dito col dito orgasmo garantito / maschio represso masturbati nel cesso. Insomma persino uno garbato, prudente e scettico come me tende a pensare che le donne si siano pentite e che gli effetti ultrattivi non piacciano.

E siamo all’oggi, alle violenze, al maschilismo, al sessismo, alle molestie. Tutto ad opera dei maschi verso le femmine. Premesso che violenze, molestie, ricatti, prepotenze fatte da chi fisicamente o per posizione o per titolo di lavoro approfitta di un vantaggio per ottenere favori sessuali meritano tutto il disprezzo possibile ed è giusto che i responsabili  vengano messi alla berlina e, se ricorrono le condizioni, severamente puniti, resta quel tanto di smarrimento in chi, essendo nato nello scorso millennio, è cresciuto pensando che il gioco d’amore, la seduzione, la conquista fossero, da migliaia di anni, un gioco di potere in cui ciascuno dei due cerca di vincere, di dominare e che, in questa lotta, siano leciti le finte, gli inganni, le bugie, i tradimenti. Potrei, se volessi maramaldeggiare, fare ricorso alla letteratura e dimostrare che tre quarti dei capolavori ma anche la musica, anche la pittura hanno sullo sfondo torbide storie di sesso, di inganni, di violenze, di tradimenti, di duelli e di vendette, di falsità, di finti pentimenti, di perdoni estorti. Ma so che l’avvocato del diavolo mi direbbe che c’entra, è letteratura e, quindi, fantasia, finzione, poesia, la vita reale è altra cosa.

Bene, cosa sta succedendo nella vita reale? Un amico, veterano di mille battaglie, mi confidava, scherzando ma non troppo, se ti capita di dover salire in ascensore con una signora ti conviene scendere e aspettare il prossimo giro o salire a piedi o chiamare il tuo avvocato. Già, lo dico da osservatore neutrale ma ho la sensazione che il bel gioco della seduzione, dei complimenti allusivi, degli inviti a cena, dei fiori senza biglietto di quel mondo in cui – raccontavamo noi ragazzacci – una signora quando dice no  vuol dire forse, quando dice forse vuole dire si. E quando dice sì? Non è una signora sia completamente finito. Se non avessi bidoppiata l’età sinodale sarei preoccupato. Ma quegli uomini che sono ancora attivi nel mondo come fanno? Invitare una signora a cena si configura come molestia? Regalare un mazzo di fiori è stalking? Abbracciare un’amica è tentata violenza?

Vero che, dopo un periodo di ubriacatura maschiofobica, si cominciano a raccogliere pareri più sobri di signore di qualche pregio come l’indimenticata – per i miei coetanei – Catherine Deneuve che, sempre bella di giorno e di notte, sentenzia gli uomini hanno il diritto di provarci e si può sempre dire un bel no. E aggiunge un argomento di qualche spessore che rivendica, per le donne, il diritto a non essere specie inferiore e bisognosa di particolari protezioni ma nemmeno, per diritto di genere, titolari delle verità e della ragione a prescindere. La seguono centinaia di donne e l’attaccano tante che faticano a rinunciare al pulpito.

Negli anni della mia adolescenza, anni sessanta, si facevano le feste in casa, tramezzini della mamma, giradischi, liquori – Doppio Kummel ed altri dai nomi improbabili – sottratti a padri che fingevano di non sapere, rock and roll e twist  finchè era giorno ma, al cadere della sera, arrivavano i lenti e iniziava la guerra. I maschi afferravano le femmine e, nel ballo, una mano stava sulla spalla destra della fanciulla e l’altra al centro della schiena (mai più giù); la femmina appoggiava le mani sulla spalle del maschio. E via, iniziava il duello: mossa numero uno avvicinarsi fino al guancia/guancia che era la premessa di volti che si giravano e di bocche che si cercavano. Oppure no: tu cercavi e lei si girava, tu stringevi e lei si allontanava appoggiando non più le mani ma i gomiti sul tuo petto. Ma c’era un patto non scritto: non tutti i no erano eguali, ce n’erano di quelli in cui avvertivi che, dopo i primi tre lenti di accerchiamento, le avanguardie avrebbero cominciato ad abbassare la guardia e, con pazienza, fede, garbo e rispetto avresti conquistato Gerusalemme. Bene, essendo tutto prescritto, qui dichiaro che io – e più o meno tutti i miei coetanei – siamo responsabili di molestie, tentate violenze, dichiarazioni false sull’età, risultati scolastici e patrimonio della famiglia. Se oggi avessi l’età sarei molto preoccupato e non oso pensare a come si muovono in questa ostile foresta i giovanetti e i giovanotti. Mi viene da pensare che, se fossi un notaio o un avvocato, preparerei una bozza di accordo precorteggiamento i sottoscritti, nel pieno…dichiarano di consentirsi a vicenda l’uso di accorgimenti, inganni, mosse tendenti alla conquista dell’altro/a. Dichiarano fin da ora di rinunziare alla richiesta di eventuali danni nel confronti dell’altro/a che, conseguentemente, è autorizzato/a  a fare avanzare le sue truppe. Solo con questo “pizzino”, regolarmente registrato, mi sentirei autorizzato ad esercitare le funzioni.

Va tutto bene ma qualcosa mi suggerisce che  tra dieci o vent’anni le signore cominceranno a misurare gli esiti ultrattivi  – e indesiderati – di questa follia collettiva. E mi resta il rammarico che, quando succederà – perché succederà – non sarà  più il mio tempo per avere, ancora una volta, ragione. Perché, purtroppo, con Gozzano:

Io penso talvolta che vita, che vita sarebbe la mia
Se già la Signora vestita di nulla non fosse per via.
Io penso talvolta…

(foto di Bruna Bonino)