Il Teatro Civile è arte sociale

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CALENDARIA ROMERO

Il Teatro Civile è arte sociale, una forma d’arte che si occupa e si preoccupa delle questioni del mondo e degli uomini che lo abitano, portando sul palcoscenico frammenti di storia collettiva così come interrogativi attuali e quotidiani, non solo per raccontare fatti ma per riflettere e far riflettere nella direzione dell’impegno civile.

Avere uno sguardo poetico sul mondo, cantare il mondo attraverso l’arte, è resilienza, è andare oltre la morte per rimettere la vita al centro. Portare sulla scena teatrale fatti di cronaca ed eventi di carattere politico è fare teatro civile. Usare la poetica teatrale per raccontare questi eventi è ridare al mondo un ordine poetico dei fatti. Questo atto non cambia le storie avvenute, non cambia il mondo, ma potrebbe contribuire ad uno sguardo diverso.

In questo senso, vedere il mondo attraverso l’arte, il teatro e la sua poetica, è guardare il mondo con un’ottica dinamica. Il teatro è arte dinamica, è azione, ritmo, musica, colore, forma, voce e molto altro ancora. Il teatro è raccontare attraverso immagini e azioni un qualcosa di urgente, di cui abbiamo urgenza di dire. Dare corpi e azioni a storie urgenti attraverso l’arte è renderle vive. Dare voci ad urgenze è ridare a queste urgenze speranza. Raccontare il mondo attraverso l’azione dinamica del teatro è togliere alla storia la sua staticità, il suo verdetto finale.

Uno spettacolo teatrale non può cambiare il mondo, lo credo, non ha questa pretesa, ma può stimolare le coscienze e questo è un primo passo per evolvere, per immaginare un mondo diverso, per desiderare un’altra via d’uscita.

Infine è questo il compito dell’arte, di tutte le arti poetiche; dare spessore e senso alle nostre urgenze, dare un sentiero sul quale camminare, una rete sulla quale saltare, e nel mentre, come un saltimbanco, fare del salto mortale, dell’urgenza, arte. Credo in questo senso che una poetica del mondo sia necessaria. Credo sia necessario portare la storia degli uomini, il focolare, assieme all’arte, e, con poetica, attraversare la storia del mondo. Unire la poetica al mondo, unire l’umano alla poetica e la poetica alla polis, all’atto civile. Questo è necessario, questo diventa urgente, soprattutto qui, ora.

Per Margutte presento il testo Hijos, spettacolo sull’esilio e la migrazione, nato come testo narrativo fiabesco e autobiografico (seppur raccontato in terza persona) per poi svilupparsi in testo teatrale.

Hijos vuol dire Figli in spagnolo ed è anche il nome del Movimento per i Diritti Umani H.I.J.O.S., associazione che raggruppa tutti i figli sopravvissuti all’ultima dittatura militare in Argentina.

Lo spettacolo Hijos è una narrazione a forma di favola e racconta l’odissea di una famiglia che, in seguito ad una dittatura militare, deve lasciare il paese per rifugiarsi in diversi luoghi nel mondo.

Conosciamo la storia del protagonista (Il Piccolo Uomo), il padre della famiglia, ne seguiamo l’infanzia, le storie d’amore, l’attività politica, la passione per la poesia, il carcere, la tortura e l’esilio. Infine la grave malattia che lo colpisce, il ritorno in patria e la morte.

Lo spettacolo, pur essendo autobiografico viene narrato senza riferimenti precisi ai luoghi e alle persone, trasformando una testimonianza privata in storia universale e, purtroppo, sempre attuale.

Oggi la madre della storia vive tra l’Argentina, la Svezia e l’Italia, una delle figlie abita in Svezia e la seconda figlia, interprete della storia e scrittrice della testimonianza, vive e lavora a Bergamo.

Il testo di Hijos è nato un anno dopo la morte del protagonista. Mio padre. Attivista politico e poeta. Come in un’epopea, l’eroe protagonista (Il Piccolo Uomo) attraversa ostacoli, avventure e, viaggiando, cresce dentro e fuori. Il testo vuole essere una denuncia ma anche una preghiera laica.

L’esilio, il dramma umano, determinano un passaggio dalla resistenza alla resilienza, dalla morte alla vita. Questo è Hijos. Il tutto raccontato senza romanticismi né buonismi. Senza rancore né odio. Ma con la forza di chi è sopravvissuto ad uno sterminio premeditato.

http://www.operaidelcuore.it/romero/romero.htm

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Tratto da Poetica e teatro civile. tre monologhi per Amnesty e Survival Italia, ARACNE Editrice (info@aracneeditrice.it)

La poesia è disciplina del vivere