Giovinezza… addio. Diario di fine ’900 in versi

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CLAUDIO SOTTOCORNOLA

Estate I

Calda
è sopraggiunta
questa ribellione
di noia.
D’autunno
nuovamente
m’arrenderò.

agosto 1974

***
Ti ho veduta attraversare

Ti ho veduta attraversare
la città leggera
dei tuoi giovani anni
e chiara nel mattino
operoso

nuovamente incrociandomi
mi avrai diversamente
veduto giacché
dei miei giovani anni
andavo ubbriaco stanco

avevi gli occhi sicuri,
sicuri e fuggitivi,
dicevi “è ora, ora ch’è primavera…
di perdersi, di espandersi…”
ed eri bella e pulita
nelle forme

pensavo – è questa una
quaresima di lacrime
e d’attese…

stupivo che un’altra stagione
negli occhi tu volevi esser me
ed ora io t’imitavo

tremavo
come nell’acqua stagna
un ramo stecchito
e nudo smuove
una corrente…

fine marzo 1980

***
Oh, com’è bella la città

Oh, com’è bella la città
dietro le vetrine di un bar
come una piramide di voli
di clacson e auto sull’asfalto
e di lumi per l’aria
e musica nelle orecchie
musica leggera
che dobbiamo imparare
per non restare fermi
e continuare a volare
a guidare e a suonare
clacson nella città che corre
dentro le vetrine di un bar
coi suoi colori gialli e rossi
nell’aria impazzita di
marocchina cosmopolita frenesia
nel villaggio globale
come una piramide di voli
l’uccello della pace
porta buone nuove
scorrendo il giornale
variando i motivi
bevendo pomeridiani
aperitivi…
perdendo nozione
come un ultras della vita
che riposa la giornata
a un tavolino della vetrata
dentro una piramide di voli
ascoltando musica leggera
solo un attimo da schianto.

25 marzo 1991

***

Aprite le finestre

Aprite le finestre
al sole: è primavera.
E gli uomini di cose nuove
si rivestono, avanzano
per le strade d’aprile.
Che importa se tu non hai
lo sguardo
che impetra.
I giorni passano, incedono
maestosi e profumati
verso la definitiva
rivelazione.

12 maggio 1991

***

Passeggiata serale

I gelati leccati dalla gente
sono i freschi dessert della sera
per chi trascorre nelle vie di Bergamo
vetrine illuminate o spente
si alternano sul lungostrada
Fermarsi a guardare gli animali
minuscoli di cristallo
è una grazia leggera
I cinema all’aperto hanno buon gioco
del caldo agostano, ma
molti scorrono oltre
perché una brezza accennata
travalica lungo i portici
del Sentierone illuminato
dai bianchi lampioni liberty
del Bar Nazionale ove, seduti
dirimpetto, una coppia
gusta i lamponi guardandoci
lieve –
Il cameriere in décolleté
ringrazia e saluta inchinandosi –
I giovani hanno un motivo
per intrattenersi e muoversi insieme
lungo Via XX Settembre
ma nuovi padri e madri non rinunciano
alle dispersioni della sera
Luci azzurrine e verdognole
par che si posino sulle cose.
Camminare sfiorando la Standa
e ritornare alla macchina,
in parcheggio. Tutto come prima,
si sta bene all’aperto.

6 agosto 1991

***

Cerimonia del the

E mi ostino a cercare
lo sforzo che ripaghi
di musica briosa
e femminili archetipi.
Nello sbadiglio represso come
nella cravatta annodata
attendo la mia ricompensa.
La cerimonia del the
deve essere impeccabile
e solo allora svelerà
i suoi segreti.

1 gennaio 1992

***

Specchio delle mie brame

Specchio specchio delle mie brame
chi è la più bella
del reame?
Specchio di musica
e stagno, specchio
di luna e di lame,
di bianche trine,
specchio di viados
argentini, di notte nera
e labbra rosse su microfoni
impazziti, specchio di musica
e primedonne sconsolate
statuine atteggiate,
note svariate fra Martini
e stazioni affollate abbandonate,
notte d’un tratto che sei
fredda di vento che soffia
piano, specchio delle mie brame
chi è la più bella del reame?

23 febbraio 1993

***
Oscurità

Scendo dalla valle
verso casa, nel buio
della sera. I fari delle auto
intercettano l’aria
come lucciole. Nel mio pellegrinaggio,
ora che incombe la notte,
presagio della meta,
conforto a tratti.

15 novembre 1993

***

Sembra, davvero, di trovarsi di fronte ad una specie di Canzoniere, dove la ricerca rimane il senso ultimo: è frutto del domandare, gorgoglio perpetuo nell’anima e, da lì, canto. Le poesie hanno, come è logico, forma diversa… Assumiamo la loro presenza e la loro successione, il loro clamore e la loro sobrietà, come un importante testamento spirituale. Grazie alla testimonianza di Claudio, ci lasciamo prendere per mano e ripetiamo la parabola dei decenni passati, procedendo fra entusiasmo e disamore. E’ utile vederle qui, insieme, le origini e le propaggini: lasciarsi coinvolgere dalle prime, tra slanci e attesa, per poi essere ricondotti a terra dal nascosto Ecclesiaste, messo nei versi a sussurrarci “vanità delle vanità”… (dall’ introduzione di Luca Catò)