JE SUIS DOUTEUX

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GIACOMO BAGNA
Considerazioni sul fanatismo religioso.
Parigi, 7 gennaio 2015: due uomini armati di Kalashnikov entrano nella redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo e uccidono a sangue freddo dodici persone, tra giornalisti (rei di aver offeso il profeta Maometto e con lui tutto l’Islam) e forze dell’ordine.
Le immagini del massacro parigino sono ancora vivide nella nostra memoria -sicuramente più vivide di quelle relative a un certo Anders Behring Breivik che, professandosi “salvatore del Cristianesimo”, causò la morte di settantasette civili con due attentati in rapida successione il 22 luglio 2011, ma ricordare anche questo a molti non fa comodo-, e nel frattempo chiunque si riempie la bocca di parole, ostinandosi nell’esprimere la propria opinione raramente lucida o ragionata. Si passa dunque da eccessi di buonismo e ultratolleranza, motivi ricorrenti tra gli ipocriti liberali della porta accanto, a slanci di razzismo indiscriminato, propinato per lo più dalle metastasi della società neofasciste o comunque di estrema destra, pericolosamente ignoranti.
Ora, al di là dei fiumi di parole, dichiarazioni, prese di posizione, articoli, gesti e manifestazioni, che come sempre si moltiplicano esponenzialmente in circostanze del genere, non bisogna eludere il problema di fondo, l’annosa questione che da tempo immemore si ripresenta sotto gli occhi di tutti: esseri umani hanno ucciso altri esseri umani in nome di Dio. Quale esso sia, chiamatemi superficiale, è irrilevante; men che meno cosa il suo culto professi.
Il fanatismo, da cui ha origine il fondamentalismo, è la croce di qualsiasi culto, e una delle principali argomentazioni dei più accaniti detrattori della religione. Inutile dilungarsi in esercizi di teologia spicciola, per una volta la riflessione da fare è semplice e lampante: uccidere è sbagliato, secondo un’etica elementare che non ammette interpretazioni. E uccidere accampando giustificazioni religiose non è sicuramente meglio, perché motivazioni di questo genere non sono attenuanti, anzi: quale religione potrebbe professare l’omicidio? Non serve sicuramente un’esegeta per comprendere che il fanatismo è un fenomeno che esula da qualsiasi esercizio di fede.

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Tuttavia forse è proprio nella fede il nocciolo della questione, in quella fede cieca ed estremizzata che annebbia la mente, provocando ben più danni rispetto all’oppio di marxiana memoria; probabilmente basterebbe un abbozzo di spirito critico, una parvenza di buon seno (che probabilmente Cartesio sbagliava nell’indicare come equamente distribuito), per evitare bestialità come quelle di Parigi. Basterebbe porsi delle domande, dubitare, perché, per dirla con Russell, il dubbio è proprio del saggio, mentre la sicurezza eccessiva connota gli sciocchi e i fanatici. Chi è convinto di avere la verità in tasca è sempre pericoloso, di qualsiasi ideale, politico o religioso, egli sia. Chi non si interroga, non si ferma a pensare, non mette in dubbio le proprie convinzioni, è portato a non ascoltare, non accettare l’alterità, e rappresenta una minaccia, anche se solo latente o puramente intellettuale.
Dubitate, in questi giorni in particolare; dubitate, anche poco, con tutte le variabili del caso, non siamo tutti Cioran.
Siate però certi di una cosa: togliere la vita a un essere umano, qualsiasi cosa egli abbia fatto, è quanto di più riprovevole si possa anche solo pensare.

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Le immagini sono tratte dal sito di Mimmo Pucciarelli (http://www.atelierdecreationlibertaire.com/croix-rousse-alternative/2015/01/page/3/)