Messaggio in bottiglia da Luigi Veronelli

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Messaggi in bottiglia sono citazioni provenienti da autori del passato, che hanno ancora qualcosa di importante da trasmettere oggi.
A 10 anni dalla scomparsa, ricordiamo Luigi Veronelli (1926-2004), che definiva se stesso «un contadino che – per ventura – s’è fatto scrittore e giornalista». È stato una delle figure centrali nella valorizzazione e nella diffusione del patrimonio enogastronomico italiano, conducendo battaglie a difesa della civiltà contadina e dei piccoli produttori.

Che cosa può darvi un uomo della mia età se non i dati dell’esperienza?
Solo oggi, più che settantenne, vedo con chiarezza: il potere ha utilizzato – con un vero e proprio capovolgimento dei propositi – ciò che era nei nostri sogni, anziché far l’uomo più libero con il progresso, la scienza, la macchina, la cultura ecc., renderne più rapido e sicuro l’asservimento.
Ogni scoperta ed ogni invenzione – nate tutte (oso credere) dal proposito di essere vantaggiose all’uomo – sono state deviate ed utilizzate contro l’uomo. Basta guardarsi attorno, con un minimo di senso critico e morale e ci si accorge che tutto, ma proprio tutto, viene attuato per renderci servi.
Un tentativo che – pur essendo tutt’altro che escluse le violenze e le atrocità dei vari fondamentalismi (sotto le tante maschere, religione ed etnia in primis) – aggredisce l’uomo, con i mezzi suadenti delle comunicazioni di massa.
Chiaro ed orrifico il fine: non più individui, non più cittadini, non più un popolo, ma milioni di uomini e donne, senza volto né storia, servi.
Ripeto: la macchina del potere ha posto al proprio servizio gli uomini di lettere, di cultura e di scienza, i giovani “più in vista” e i politici.
Uomini di lettere, di cultura e di scienza. Comprati.
I giovani più in vista. Utilizzati come paladini dell’industria e del capitale, i migliori nello sport, nello spettacolo, nel trattenimento e nelle arti. Giovani che, per denaro, esaltano – forse inconsapevoli – una programmazione emmerdosa.
I politici nazionali e no… La comunità europea – in cui avevamo pur posto speranze – ha emanato norme subdole e fintamente igieniche per metter fuori gioco, a favore di industria, conserve, salse, formaggi e salumi, prodotti in modo artigianale, senza rischio reale alcuno, da millenni.
In modo più spettacolare e continuo, i mass-media, le pubbliche relazioni, le promozioni e la pubblicità.
[…] Ineffabili e cinici mascherano il tutto con campagne puritane: opererebbero per la purezza e la salvezza del genere umano. Nei fatti si rischia che la terra non basti agli uomini, perché l’industria e l’agricoltura industrializzata stanno desertificando e avvelenando i terreni con la ricerca, senza limiti, del profitto.
La tragedia del genere umano sta per giungere al suo compimento, proprio con la desertificazione, il degrado, la reale morte della terra. È la terra la madre di ciascuno di noi, la terra singola, la terra da cui siamo nati, la terra che camminiamo, la terra su cui ci adagiamo, la terra di cui cogliamo i fiori spontanei ed i frutti, la terra degli olivi e delle vigne, la terra che coltiviamo di fiori, di frutta e di ortaggi, la terra che ci dà le raccolte, la terra su cui facciamo l’amore. Sono stati così “capaci” e potenti da portarci al contrario di tutto. Il progresso anziché all’uomo dovrebbe servire al potere. Proprio il progresso che ha l’imperativo categorico di distruggerlo, il potere. Su quali giovani contare? Sui giovani coraggiosi, propositivi, dialettici, attenti ed esigenti. Giovani che sappiano opporsi al capovolgimento dei fatti. Se i fatti denunciati sono veri – e non vedo alcuno che possa smentirmi – è necessaria e urgente, nessuna possibilità di rinvio, l’eversione e la sovversione.
Cercano d’imporci – la suadenza, la musica, i comici, il cinema, quant’altro – le scelte quantitative. Tu, giovane, fai opera di eversione e di sovversione, esigendo per te e per i tuoi compagni, la qualità.

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La versione integrale della “Lettera aperta ai giovani estremi” di Luigi Veronelli si può leggere in http://www.arivista.org/index.php?anno=2014&nr=393

Messaggio in bottiglia da Henry David Thoreau