Le poesie sono paesaggi e i dipinti sono canto

Ciclo Universale

Ciclo Universale

ROBERTO MALINI

«Ut pictura poësis». L’ha scritto Orazio ed è una locuzione su cui non si smette mai di riflettere: «Come in pittura, così in poesia». È un fenomeno che conoscono bene i pittori e gli scultori, che dialogano con le loro opere e a volte – come riassume il leggendario aneddoto su Michelangelo e il Mosè – vorrebbero che esse rispondessero: sì, sono viva, mio genitore, perché hai infuso in me una particola fertile della tua vita. Ne sono consapevoli anche i poeti, che al culmine del processo creativo “vedono” i loro versi prendere forma e colore. Quando Orfeo cantava, l’universo si ricomponeva per rendersi grato alla sua poesia. Ed ecco che colli e prati fiorivano, mentre le fiere e le creature più miti e vulnerabili si ponevano l’una a fianco dell’altra senza più l’istinto famelico né la paura. Le poesie sono paesaggi e i dipinti sono canto. Pittura, scultura, disegno, incisione non hanno radici nel solo desiderio umano di rappresentare la natura, l’esperienza, la memoria, ma sono linguaggi completi, capaci di esprimere idee attraverso codici di comunicazione, esperienza, connessione e indagine. Nelle arti plastiche è sempre presente un contenuto di poesia, nella stessa misura in cui la poesia evoca visioni. «La poesia deve emergere all’insaputa dell’artista – scrisse Baudelaire – quale risultato della pittura stessa, poiché risiede nell’anima dell’osservatore e il genio consiste nel ridestarla». È proprio questa inconsapevolezza – che è un canale di percezione che sfocia nell’inconscio collettivo: il “metaconscio” di James Hillman, l’anima di cui parla la metafisica – la fonte del linguaggio creativo ed è lì che il poeta perde i suoi vincoli con la lingua in cui si esprime e inizia a prendere confidenza con i “suoni” dei colori, dei segni e dei simboli.

Speranza

Speranza

Questa premessa per definire il mio lavoro nelle arti plastiche come un’evoluzione naturale della mia poesia. Nel corso della mia vita, grazie anche all’esempio degli artisti che mi hanno ispirato – Ibrahim Kodra, Jacob Vassover, Tamara Deuel – ho fatto poesia con il disegno, la pittura, il bronzo, la terracotta, la pietra, l’assemblage, la land art, la performance. E oggi mi dedico a nuove forme d’arte, in cui la velocità del pensiero e della creazione vengono accelerate dalla pittura digitale e dall’intelligenza artificiale. Quest’ultima tecnologia consente di trasformare espressioni del linguaggio in espressioni di forma esteriore e simbolica.
Mi sono avvicinato all’intelligenza artificiale con diverse remore, che recentemente ho sciolto, convinto come sono che l’arte si basi su un alfabeto, una grammatica e un immaginario che devono incontrarsi e prendere forme sempre più evolute sull’interfaccia umana e sociale. Non credo nelle arti visive come espressioni dell’ego, come forme di produzione di beni di appagamento estetico e culturale. Può accadere che lo diventino, ma a mio avviso questa loro funzione è solo accidentale. Non è il loro fine, come non lo è della poesia, della filosofia, della musica, delle scienze. Il processo di espressione plastica del nostro pensiero conscio e metaconscio può essere definito, a mio avviso, come la “ruota” dell’animo umano, uno strumento senza tempo che stimola e amplifica le dinamiche della nostra mente, del nostro io interiore e contemporaneamente può influire sulla coscienza collettiva. Personalmente, ho sempre cercato di avvalermi delle potenzialità dell’arte in simbiosi con l’impegno a difesa dei diritti umani, dell’ambiente, del nostro patrimonio di cultura e memoria. Poesia, pittura, scultura e musica sono chiavi fondamentali per aprire la sensibilità delle autorità e delle istituzioni, inducendole a riflettere sul loro malfunzionamento, quando reprimono anziché proteggere, rifiutano anziché accogliere, causano la morte anziché tutelare il valore della vita. Molte delle azioni civili che ho condotto insieme ad altri difensori dei diritti umani erano incentrate sul linguaggio artistico: appelli in forma di poesia, di dipinto, di canzone.
Formazione I

Formazione I

Poesia e arti plastiche hanno sempre accompagnato la civiltà, segnandone le trasformazioni e i progressi. In alcuni casi, gli artisti hanno proposto a chi esercitava il potere modelli etici per non abbandonare la via della giustizia e dell’etica. I poeti, fra i quali viene spontaneo citare Esiodo, Virgilio, Dante o in tempi più recenti Lorca, Primo Levi, Paul Celan. E i pittori, da Ambrogio Lorenzetti a Louis Le Nain, da Rembrandt a Delacroix, da Picasso a Bansky. Ogni artista si avvale dell’inarrestabile progredire delle tecniche di espressione visuale, fra cui l’incisione, la fotografia e il computer hanno cagionato una vera rivoluzione. Intelligenza artificiale e arte digitale consentono all’artista di essere antico o moderno, astratto o figurativo, coerente o fluido; di ripercorrere la storia dell’arte, gli stili di tutti gli artisti, sondando ogni loro possibile evoluzione, in un multiverso di espressioni. Di questo patrimonio – unito alla ricerca espressiva svolta con artisti dai molti piani di espressione come Ibrahim Kodra, Walter Valentini, Michael Rothenberg, Dario Picciau – mi avvalgo oggi per creare poesie-immagini in grado di muovere coscienze e istituzioni ed evitare drammi umanitari. Per chiedere alla Commissione europea di fermare il proliferare di trivelle e piattaforme petrolifere in mare, ho mostrato loro l’agonia dei fondali marini. Per rivolgere alle Nazioni Unite e all’Unione europea un appello urgente affinché siano attivati programmi efficaci di soccorso in mare destinati ai migranti che fuggono da crisi umanitarie, ho mostrato loro la tragedia che si rinnova ogni giorno nei “barconi”. Nelle azioni che EveryOne e la Lettera al mondo (gruppi umanitari di cui sono co-fondatore) mettono in atto per proteggere i profughi dall’Ucraina e nella campagna culturale a sostegno della resistenza nel Paese aggredito dalla Russia, ho rappresentato eroi ucraini e ricordato i martiri dell’Holodomor, lo sterminio di milioni di ucraini perpetrato dall’Urss fra il 1932 e il 1933.
Formazione II

Formazione II

Arte come attivismo e arte come ricerca. Ho la fortuna di lavorare da tanti anni con Dario Picciau, maestro assoluto del digitale e, come me, difensore dei diritti umani e dell’ambiente. La sua amicizia e la nostra sinergia mi consente di avvalermi in tempo reale dei progressi delle tecnologie digitali e dei sistemi informatici intelligenti. Il nostro mondo cambia a un ritmo indiavolato e non possiamo di certo affermare che si tratti di una trasformazione positiva, umanistica. Chi scrisse che «camminiamo sull’inferno guardando i fiori»? Eh già, Kobayashi Issa, anche lui poeta e pittore, vissuto a cavallo fra il XVIII e il XIX secolo. Ci avviciniamo al baratro e chi di noi ha il coraggio di farlo, può solo dirlo con parole convincenti, con la voce antica e sapiente – magari digitalizzata, amplificata, resa fluida dai nuovi strumenti – della poesia e mostrando un dipinto, un disegno, una scultura, una performance che esprima una verità più allettante di una pletora di menzogne.
Formazione III

Formazione III

Grazie agli sviluppi dell’informatica applicata all’espressione visuale, oggi possiamo contemplare – con lo stesso spirito che aveva Raffaello di fronte al volto di una giovane donna o Monet davanti a uno stagno costellato di ninfee – l’universo che si apre alla nostra osservazione, scandagliato dal telescopio spaziale James Webb. Ci è consentito farlo con occhi di poeti e artisti, cogliendone tanto la dimensione realistica che quella sacra, tanto l’aspetto filosofico che quello onirico.
Margutte

Margutte

Ho realizzato per Margutte sette opere originali ed esclusive [inserite in questo articolo NdR]. Qui sopra, quella in omaggio al nome scelto dalla “non-rivista”: il gigante Margutte, personaggio del poema Morgante di Luigi Pulci (1432–1484). Quindi un dipinto sulla tragedia dei migranti, mostrandone un piccolo gruppo a bordo di un barchino in balìa del Mediterraneo. La piccola collezione prosegue con tre opere il cui tema è il cosmo in una visione romantica e due dipinti sullo stesso argomento, ma in una lettura yiddish, in memoria degli artisti ebrei assassinati durante la Shoah e dei sopravvissuti, fra cui Marc Chagall e Jacob Vassover, l’ultimo grande pittore yiddish, che ho avuto il privilegio di conoscere, raccogliendone il pensiero e salvandone numerose opere dalla dispersione.
Costellazione

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