STEFANO IATOSTI
TEMA
Correva il trentasettesimo minuto del secondo tempo quando X, ricevuta palla da Y, s’incuneava fra due avversari prima di trafiggere il portiere con un preciso diagonale da sinistra a destra.
VARIAZIONI
1. QUESTO È LO SPORT
Trentasettesimo. Un lampo. X, l’uomo del destino, si libera con un guizzo della guardia spietata dei due centrali involandosi verso l’estremo difensore avversario per trafiggerlo con un fendente di rara efficacia. Lo stadio esulta, il pubblico è in delirio: il cannoniere s’inginocchia in un atto di ringraziamento verso il Nume del calcio. Sconsolato, il guardiano della porta ormai violata, raccoglie la sfera avviluppatasi nelle maglie della rete. Questo è lo sport, cari lettori, abisso dell’uno, apoteosi dell’altro.
2. LO SCHEMA
Con una felice interpretazione della diagonale offensiva, X si è lanciato nel corridoio apertosi fra i due difensori e in controtempo sull’uscita del portiere ha fatto partire un tiro incrociato risultato imparabile. Uno schema studiato meticolosamente in allenamento: le vittorie nascono sempre dal lavoro.
3. LA PALLA È ROTONDA
La partita volge al termine. Le squadre sono stanche. Non si corre, ci si trascina da una parte all’altra del campo, senza idee, senza costrutto. D’improvviso un sussulto. Con un perfetto automatismo, X taglia il campo cogliendo di sorpresa gli avversari e il passaggio di Y lo raggiunge prima che qualcuno possa frapporsi fra lui e la rete. Il portiere è tradito dall’angolazione millimetrica del rasoterra. Nel giro di pochi attimi, X, fino allora inconcludente, diviene l’uomo-partita. Bizzarrie del calcio.
4. IL GOAL
Quando all’ottantaduesimo minuto di un match fin lì equilibrato, l’istintiva intesa dei due interpreti ha modificato il copione introducendovi l’imprevisto, l’esito è stato un goal, il rotolare beffardo della sfera oltre la linea tracciata col gesso fra un palo e l’altro e il successivo, inconfondibile gonfiarsi del sacco. Il goal, suprema metafora, atto individuale ed ebbrezza collettiva che accomuna nell’unico abbraccio chi materialmente lo realizza fino all’ultimo tifoso a migliaia di chilometri di distanza, legato al filo invisibile di un’onda elettromagnetica ma egli stesso con la fantasia sul campo, a provare il contatto dell’erba e delle zolle e il calore incomparabile della vittoria.
5. SENZA ENTRARE NEI DETTAGLI
Senza ombra di dubbio, decisivi sono risultati: da un lato i tempi di reazione di X e dall’altro il suo movimento coordinato con quello di Y. Costui ha indirizzato la palla con notevole accuratezza dosando la potenza del calcio di modo che l’impatto non facesse assumere alla sfera una velocità eccessiva; d’altronde egli ha dovuto imprimere alla stessa la forza sufficiente affinché la sua traiettoria andasse a intersecarsi con quella seguita da X nella sua corsa. Senza entrare nei dettagli riguardo alla necessaria angolazione del piede, si deve altresì valutare la velocità di corsa di X, tale da consentirgli un efficace controllo della palla senza dover quindi, come si dice in gergo, trovarsi il pallone fra i piedi o altresì troppo distante, con la necessità quindi di un allungamento muscolare, tale da pregiudicare tanto l’equilibrio dinamico che l’efficacia del tocco. Questa, in una pur sommaria rievocazione, l’azione decisiva ai fini del risultato.
6. SESTO SENSO
Me lo sentivo, guarda. Certe cose si sentono prima. Guarda che fino a quel momento X non aveva preso una palla, non l’aveva proprio vista, un morto, ti giuro, non so come mai l’allenatore l’avesse lasciato in campo. Forse pure lui, se lo sentiva. Lo sai, è una specie di sesto senso…
7. SOCIOLOGIA
Il campionato è a una svolta. Al minuto ottantadue un gioco di prestigio dei due gioielli, X e Y, due ragazzi così diversi, che solo il calcio avrebbe potuto far incontrare, X, il goleador cresciuto sulla strada, affamato di successo, semplice, impulsivo, con tutta la schiettezza e il calore della sua terra assolata e Y, il regista della buona borghesia, figlio di un industriale, ricco di suo, senza l’assillo di doverlo diventare tirando calci a un pallone, sicuro, razionale, geometrico nella propensione a tagliare il campo coi suoi traccianti, misurarne figure ideali e comporne di nuove, un capolavoro di questi due ragazzi, braccio e mente della loro squadra, ha dato una svolta al campionato. La città si ritrova affratellata sotto i colori sociali: il ricco e il povero si stringono la mano.
8. MOVIOLA
Ecco, se fermiamo il fotogramma, possiamo cogliere il momento in cui Y, che ha intravisto X con la coda dell’occhio, sta per scoccare il passaggio decisivo. Come si può notare, la posizione di X è assolutamente regolare. Il giocatore è partito da dietro sfruttando il vantaggio che gli deriva sia dall’aver intuito prima le intenzioni del compagno, sia dall’essere già in corsa e proiettato verso la rete. I due centrali della difesa, disposti in linea, non riescono a chiudere neanche fallosamente. Se osserviamo la conclusione dell’azione, notiamo che il portiere compie qualche passo per chiudere lo specchio della porta, ma X lo beffa colpendo il pallone in anticipo. Ecco, da questa ripresa si nota meglio la prodezza, un poco più avanti, ecco, proprio qui…
9. IO DICO
Io dico. Lo sapete che Y sa dare la palla in profondità, che X è veloce e come vi fate trovare? Come due pali, uno accanto all’altro, quello vi passa in mezzo e voi nemmeno ve ne accorgete. Ma è possibile? Quante volte ve lo devo dire che si scatta un attimo prima del passaggio? A parte che siete rimasti fermi. E tu devi chiamarlo, il fuorigioco, sei tu che devi portare su la squadra. Io dico, uno prova e riprova in allenamento e poi, un attimo di distrazione e tutto va a ramengo. Ma che dico distrazione, voi non c’eravate proprio. Le sagome della barriera. Andare a prendere un goal così negli ultimi minuti, sullo zero a zero. Bisogna essere dei polli, dico io.
10. PICCANTE
Entriamo negli spogliatoi. Dai, seguimi. Attento a quello che riprendi. Non vorrei che ci tagliassero alla prima puntata. Che vuol dire che sono una donna? Questo è uno scoop. Ecco X, sta uscendo dalla doccia. Sembra a disagio, cerca di coprirsi. Due parole per la televisione. Ecco, s’infila l’accappatoio, è pronto. Allora, come va?
-Bene, bene.
-E cosa ci dice del goal?
-E che vi devo dire? Sono contento.
-Che cosa si prova, in quei momenti?
-Gioia.
-Arriva il boato del pubblico, sul campo?
-Quando segni non senti più niente, non capisci più niente.
-Insomma, una specie di orgasmo?
-Come?
-La domanda la imbarazza?
-No, cioè sì, un po’.
-Non è come farlo veramente…
-Non è che puoi spegnere il microfono?


