Appunti per continuare a parlare di Palestina

Beit Sahour, Prima Intifada. Michelin Awwad vede l’esercito israeliano che sta entrando in città: si toglie i tacchi e inizia a resistere.

Beit Sahour, Prima Intifada. Michelin Awwad vede l’esercito israeliano che sta entrando in città: si toglie i tacchi e inizia a resistere.

LORELLA GALLO

Da un anno e mezzo, a Mondovì, quasi ogni sabato mattina, insieme a un ristretto ma tenace gruppo di donne sono scesa in strada per affermare l’esistenza di un’alternativa alle dinamiche belliciste, che sembrano essere, ormai, pane quotidiano di cui discutere, stando, però, ben lontani dai loro scenari di guerra.
Alle stragi in corso dentro e fuori la Striscia di Gaza si è pensato di dovere un’attenzione particolare e per questo, insieme alle Donne in cammino per la pace, ho ripreso uno studio approfondito della situazione, necessario per evitare ingenuità, strafalcioni o, peggio, manipolazioni dei fatti storici. Stupisce, infatti, quanto spesso se ne leggano sui social o sui mass media, dal momento che il panorama editoriale, invece, da tempo è molto ricco di documentazione accademicamente accreditata a cui attingere.
La complessità del tema da affrontare va riconosciuta e, proprio per questo, va trattata con onestà e precisione, risalendo alle cause profonde che l’hanno determinata. Sto parlando delle dinamiche del colonialismo di insediamento che hanno prodotto la cosiddetta “questione mediorientale”, se vogliamo continuare a restare nell’ambito di una semantica post-coloniale. Non è questo il luogo per addentrarsi in una disquisizione lessicale e mi limito a ricordare che il termine “Medio Oriente” ha come punto di riferimento la Gran Bretagna, rispetto a cui la Palestina e le regioni geografiche limitrofe vengono definite un Oriente meno lontano dell’India, per esempio.
Per cercare di districarmi nella ragnatela delle varie narrazioni, ho deciso di pormi delle domande a cui trovare risposte, basandomi sulla bibliografia in calce al mio scritto, che può essere definito una sorta di estrema sintesi dei libri letti.

Cliccare sul link per leggere l’intero articolo: Appunti per non cancellare la Palestina

Lorella Gallo è nata una sessantina di anni fa a Torino, in Borgo San Paolo, dove, all’inizio del secolo è arrivata dalla Puglia la famiglia d’origine di sua nonna. Si è laureata in Lettere e Filosofia, e nel 1980 si è trasferita in provincia di Cuneo alla ricerca di un modello di vita comunitario e in più stretto contatto con la natura. Ha iniziato a lavorare come insegnante di sostegno, passando poi a Italiano e Storia presso un istituto tecnico informatico. Ha vissuto per un anno in Uganda, dove ha partecipato a progetti di prevenzione dell’AIDS in scuole superiori e organizzato una nursery school per figli di cooperanti. Attivista da sempre, in campo politico, sindacale e nel movimento delle Donne per la pace, si è interessata sin dalla prima Intifada della questione palestinese, dopo un recente viaggio in Palestina con Assopace Palestina, ne continua l’attività di controinformazione a livello locale.

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(A cura di Silvia Pio)