Momenti a Barjac e dintorni.

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EVA MAIO

Suggestioni.
Pensieri accennati.
Messi uno sotto l’altro con il minimo ingombro.

Il fulcro di un breve viaggio è la straripante opera di Anselm Kiefer a Barjac. E dal suo studio museo a La Ribaute si esce piccoli. Rimpiccioliti da questa opera d’arte totale nel contesto di una natura che profuma ancora un po’di Provenza e già ci inonda con il verde boschivo del Lozère.

Poi l’intorno: borghi, cascate, grotte.
E magari una voce.

1
Ciò che è sfuggevole a volte in noi trova eco e lo vestiamo di rilevanza. Sfuggevole come una voce.

Quanto può essere calda
una voce
a dare rifugio
ai piccoli insulsi dolori
di un giorno
di un’epoca
e quanto bella la cattura
di un limpido sguardo
che tiene il mondo
in sé
poi lo regala.

E il mio respiro
si dilata
accanto ad anime intense
che cantano
l’immenso
ognuna a suo modo.

Mi cola dentro vita
la più profonda
come un frullio d’ali
o un brillio di rugiada
di primo mattino.

2
L’opera immensa di Anselm Kiefer

C’è un filo
in queste opere immani
di abissi e cori
che qui ora
traversano millenni
e giungono esatte
ai nostri dubbi e sogni.

C’è un brivido
di gloria e smarrimento
che ci coglie
di soglia in soglia
di cunicolo in cunicolo
di sentiero in sentiero
di container in container.

C’è che qui
tutto è arcaico e nuovo
muto e dialogante
impermanente e stabile
vi si respira
l’equilibrio precario
del vivere morire mutare.

C’è il gemito inestinguibile
d’ogni cosa
poi lo spazio infinito
che tutto sovrasta e custodisce
il cielo
diventa abbraccio solenne
di ciò che è lontano.

Incombono le onde
del già avvenuto
si sciolgono
nel grembo d’ ogni materia
per traversare l’ adesso
di noi:
c’è che si esce piccoli.

3
Camminare in un bel borgo senza incontrare anima viva.

Camminare tra case
belle di pietra solenne calda
e fiori vividamente gentili
in aiuole e giardini
senza voce umana
attorno
senza passi di donne
uomini bambini ragazze
nelle strade
nelle piccole piazze
tanto di mattina
quanto di sera
camminare così
tra cose accurate
senza l’incontro
di un volto
ha aggiunto in noi
la sete
di calore
e tante domande.

3
Le grotte di Chauvet

Dilaga il tempo
in questi anfratti angusti
dislivelli discese
ramificate cavità
e in stato embrionale
già splende tutto
di noi umani
su pareti concave convesse
cangianti forme e colori.
Magie credenze
perizie d’arte riti
la dura vita minacciata
consorzi e lotte
con gli animali intorno
danze
vita morte.
È come una litania
questo itinerario
di vivide tracce
segni a parlarci muti
quasi solenni
di vita quotidiana e mistero.
È un attraversamento
di penombre
che ancora hanno casa
in noi.
E me ne esco assorta
col sobrio intento
di non dimenticare
chi siamo.

Foto di Zita Giraudo relativa a Barjac

(A cura di Silvia Pio)