Dalla postfazione di Giacomo Cerrai
[...] Si tratta di un piccolo trattato di metapoetica, di poesia sulla poesia, l’ennesima riflessione sul genere e il mezzo. [...] In realtà mi pare che ciò che interessa Stefano sia una certa sintomatologia poetica, una tassonomia di macchie, glitch, paradossi o tic, che siano essi del genere (la poesia), dell’oggetto (il prodotto libro, gli arnesi paratestuali e extraletterari che Genette sistematizzò nel 1981) o dell’ambiente con i soliti vizi che ci stanno intorno, con una visione però di insieme, che mette in discussione e complica il corpaccio della poesia e la figura stessa del sé autore. Come dire, evidenze non solo di una poesia che non se la passa bene, come statuto e come prodotto culturale, ma anche di un autore che nutre ormai un disagio, una disaffezione che tuttavia in quanto intellettuale, addetto ai lavori e anche filosofo non può non osservare nei suoi epifenomeni. [...] Della “vaporizzazione” che, come lo avvisai, tra tutti gli stati della materia (poetica) è il più difficile da invertire, Stefano si prende la responsabilità di parlare, nonché di fare del fenomeno una osservazione heisenberghiana, che come sappiamo modifica in maniera misurabile il fenomeno stesso. O se preferite di scoperchiare la scatola per vedere se il gatto è vivo o morto, ma ha già le sue convinzioni e cerca di fare di questo libro uno strumento di comunicazione, abbatte la quarta parete, si rivolge a chi legge o a chi valuta, all’amico o al critico. [...] Quello che si evince o non si evince da questo libro mi pare non sia solo ciò che, ancora con ironia, dichiara Stefano nei testi omonimi. Credo che sia anche [...] uno sguardo disincantato sulla poesia come codice inattuale di fronte al reale, alla Storia, alla complessità, e come contenitore, ora vacante, di “un fuoco oggettivamente credibile”. Ma in questo senso lo definirei un libro aperto, proprio là dove pone delle domande. [...]
Da Vaporizzazioni (Puntoacapo Editrice 2025)
Titolo alternativo
Avevo pensato a Questo è un libro
di quaranta poesie o cinquanta o cinque
ma il titolo si mette dopo, quando nel libro
trenta poesie o trecento le puoi contare;
invece questa poesia la scrivo ora, in principio
quando ancora il verbo consiste in questa manciata
di a-capo. Di sicuro, saranno tutte parole sentite e parlate
come piace ai più, parole senza drammi o fontane malate, che pure
sarebbero d’effetto in un libro ben fatto, ma qui il verme
[non rende grazia
alla polpa: ne mostra, suo malgrado, il foro misero e osceno.
Il poeta che nega la metafisica
S’impegna a disfare l’insieme, a sciogliere l’enigma, a dirne
l’inesistenza sbrogliando il velo: non trova né angelo né abisso, nemmeno la propria figura riflessa; vive ai quattro angoli
delle cose, che sono parole, che sono rose.
Quarta di copertina
La quarta chiude il libro. Leggerla ti aiuterà a comprendere
lo spirito che lo pervade. Ma l’avrai già fatto: sei un lettore
previdente. E di certo avrai formulato le tue impressioni,
sovrapposte via via alla mappa reale; sarà successo, ti conosco.
Come so che adesso, per scrupolo, andrai a rileggerla: non
vuoi essere colto impreparato…
Ora però esci dal loop, gira pagina o guarda altrove.
Poesie per i premi
A guardare bene, qui non c’è un testo per i premi:
nessuno possiede il luccichio che abbagli o la felice meraviglia;
tutto si tiene oplitico, opaco: una falange che avanza piano
sulle secche di un mondo immondo, nato prezioso / ora meschino.
Poesia nello spam
Questa poesia è finita nello spam
la prima volta che te l’ho spedita, e la seconda
pure. Sarà la supplica per favore leggimi
o la specifica che solo per te scrivo così, lettore.
Così come? Con il pelo sul cuoricino e la scarsa
cura per la lingua Shiva, quella che dà piacere
e salda il debito col Bengodi.
Giudizi
L’amico non dichiara l’avversione per questo o quel verso,
attenua con perifrasi l’insofferenza, calca il buono che c’è:
il tocco fresco dell’immagine, per esempio, o l’a-capo felice.
Il critico fa invece uscire le crepe, indica la muffa e il lampo.
Poi ci sei tu, che leggi per amore, anche se nessuno di noi due sa
che cosa significhi amore e quali chiose lo facciano brillare.
Indice
Se volti pagina, lo vedi: verticale, lapidario…
Ma per trovarti non basta, non basta il libro,
questa felice prigione: al posto tuo, al posto mio,
qualcosa muove il pedone, decapita il re.
Organizzazione del lavoro
Scegliere con l’editore il colore della carta, la sua grammatura,
e l’inchiostro, il font; decidere il formato, la copertina, chi
scriverà la quarta e a chi spedire il libro; fissarne il prezzo,
acquistarne alcune copie, pagare il codice a barre, partecipare
ai premi giusti; aspettare le recensioni, scriverne qualcuna,
trovare i luoghi migliori per presentarlo, cominciare intanto
a comporre il prossimo; avere la sensazione che sia tutto inutile
mentre scendi rabbioso nel gorgo e mentre
scendi
rabbioso
nel gorgo
ricominciare:
*
Stefano Guglielmin è nato nel 1961 a Schio (VI). Laureato in filosofia, insegna lettere presso il locale liceo artistico. È membro della Società filosofica Italiana e fa parte della redazione di Anterem Edizioni. Gestisce il Blog sulla poesia italiana contemporanea Blanc de ta nuque. Ha pubblicato le sillogi Fascinose estroversioni (Quaderni del gruppo Fara, 1985), Logoshima (Firenze Libri, 1988), Come a beato confine (Book editore, 2003), La distanza immedicata / the immedicate rift (Le Voci della Luna, 2006), C’è bufera dentro la madre (L’arcolaio, 2010), Le volpi gridano in giardino (CFR Edizioni, 2013), Maybe it’s raining. Poems 1985-2014 (Chelsea Editions, 2014), Ciao cari (La Vita Felice, 2016), Dispositivi (Marco Saya Editrice, 2022), Un regno di ciechi senza doni (Marco Saya Editrice, 2023) e i saggi Scritti nomadi. Spaesamento ed erranza nella letteratura del Novecento (Anterem, 2001), Senza riparo. Poesia e finitezza (La Vita Felice, 2009), Uno sguardo (dalla rete) sulla poesia italiana contemporanea voll. 1 e 2 (Le Voci della Luna, 2011, Dot.com Press 2016), Le vie del ritorno. Letteratura, pensiero, caducità (Moretti&Vitali, 2014) e La lingua visitata dalla neve. Scrivere poesia oggi (Aracne editrice, 2019). È stato tradotto in inglese, spagnolo e bulgaro. Ha pubblicato anche racconti; l’ultimo in AA.VV., L’occhio di vetro. Racconti del Realismo terminale, a cura di D. M. Pegorari (Mursia 2020).
(A cura di Silvia Rosa)


