Corpo di figlia di Francesca Innocenzi

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Dalla nota di Mauro Ferrari

“qualcosa ti trema di orfanezza alle spalle”: così Francesca Innocenzi illumina in un unico splendido verso il senso globale del libro o, meglio, uno dei tanti fili tematici in esso intessuti con perizia e profondità di sentire. Il corpo di figlia è un corpo rammemorante, che vibra alle tensioni del crescere e dell’individuarsi non soltanto lungo l’asse generazionale, ma anche, in altra dimensione mentale, all’interno di un tempo esperito che non nasconde fratture e ingiustizie: si vedano al riguardo le forti poesie ispirate alla cronaca che vanno a completare il disegno strutturale di una raccolta di straordinaria ricchezza e coesione. L’Autrice presenta vicende personali al limite dell’inafferrabile e incomunicabile, ma non cede al diarismo e all’intimismo fini a stessi; anzi, questa poesia affronta temi alti, ponendosi quesiti fondanti sulla vita a partire dalle con crete esperienze umane come il rapporto con i genitori, l’essere donna ma anche essere cittadina consapevole, che guarda indietro per capire il presente, cercando “una salda consistenza / come rotaie di un’unica fermata”.

Da Corpo di figlia (puntoacapo editrice 2025)

Chissà se mi svelasti, madre
la vita randagia del corpo che sa e tace
se non dice dolore – il subbuglio di un ventricolo gonfiato
uno strillo di nervo troppo teso.
Quando approda al verdecavo dell’erba
lui respira
ritrova
il suo varco, il passo ritmato di placenta
per non disimparare a morire

*

La madre le prepara ogni mattina
i vestiti da indossare.
Per scucirseli di dosso la figlia
li cesella in strappi
dagli orli alla cintura.
Si leveranno incendi
a dilaniare ogni reticolo di stoffa
scaglie di antichi forni
lapilli, tizzoni di cometa.
Finché un giorno, allo specchio
se li troverà impunturati
orpelli di cera da bimba invecchiata
su inestirpabile pelle

*

Della casa dei primi anni
un ricordo di vetri rotti nelle stanze
sentore di ghiaccio triturato
non per la cura di un male
ma inciampo liquefatto
fino alla porta del salotto chiusa a chiave.
E la figura in chiaroscuro del padre
che dice alle spalle non guardare
alla bimba che corre nei vuoti contorni
cade e lo chiama
e ai piedi della scala demarca il suo passaggio
lungo la linea di un perimetro invisibile

*

Imparare a camminare è il primo distacco
superare la quadrupedia animale
andare verso il padre che ti aspetta
ti chiama dalla parete sul fondo.
È esercizio a misurare
l’infinitudine del taglio
la fenditura d’aria che procede –
ci si cammina accanto, qualche volta
poi si cade, soli

*

Uomini bambini
facce allungate e scure
con scosse senza gesto rovistano
nei corpi, nervi cartilagini ossa
in scampo di tramonto.
Di qua e di là dei confini, dicono
dilagano frontiere oscure e benedette
dove asfissie e spasmi
atrofie ecchimosi gelo sono vie
per la salvezza

*

Hai deposto la salvezza quando hai dato il braccio
alla signoria della radice.
Non c’è scampo, nel corpo si imprime la memoria
e allora stai nel tremore
come venticinque anni fa
davanti al professore di filosofia.
Resta la febbre di un gesto incalcolato
(se non scappi, muori)
a tradirti, sotto gli sguardi di tutti

*

Francesca Innocenzi è nata a Jesi (Ancona) nel 1980. Laureata in lettere classiche, è dottoressa di ricerca in poesia e cultura greca e latina di età tardoantica. Ha pubblicato prose liriche, racconti e le sillogi Giocosamente il nulla (Progetto Cultura 2007), Cerimonia del commiato (ivi 2012), Non chiedere parola (ivi 2019), Canto del vuoto cavo (Transeuropa 2021); la plaquette Formulario per la presenza (Progetto Cultura, 2022); i saggi Il daimon in Giamblico e la demonologia greco-romana (Eum 2011) e Voci dal tempo indicibile. Ventuno saggi brevi sulla poesia (Rossini 2023); i romanzi brevi Sole di stagione (Prospettiva 2018) e Diario di una stalker mancata (Progetto Cultura 2022). Nel 2023 è uscita in Romania la plaquette bilingue Halou de toamnǎ/ Alone d’autunno per Edizioni Cosmopoli; nel 2024 la silloge Formulario para la presencia (Letra Dorada, Colombia), tradotta in spagnolo da Emilio Coco. Ha ideato e diretto il Premio di poesia “Paesaggio interiore” ed è direttrice artistica dell’omonimo Festival.

(A cura di Silvia Rosa)