Dalla nota dell’autore
Questa raccolta di frammenti è tratta dai Quaderni dell’attenzione, dove raduno le scritture decennali del mio journal interiore: qui, di ispirazione, è il racconto di Nathaniel Hawthorne, per me fondamentale: Wakefield.
Dall’appendice: Una prosa intima, a cura dell’autore
I miei libri sono estranei ai canoni letterari. Sono una prosa intima articolata in opere diverse nel tempo (taccuino, lettera, apocrifo, racconto, prosa lirica, poesia). Un monologo-dialogo-confessione, che si iscrive nel mio lavoro di terapeuta, nella mia attenzione ai soprassalti emotivi. [...] Queste pagine non vanno confuse con un diario intimo: sono appunti, incursioni, frammenti, pensieri. Un taccuino senza biografia, se non quella del mio io catturato dal demone della scrittura, sospesa tra filosofia, estetica e sogno. Mi sento, in qualche modo, la Sentinella del mio Nottario. Opere simili ne sono sempre esistite, in ogni letteratura. Gli esempi inarrivabili? Lo Zibaldone di Leopardi, gli Appunti di Canetti, i Diari di Kafka, Il libro degli amici, di Hofmannsthal. E in Italia, oltre a Leopardi? Sinisgalli. O l’opera di artisti visivi come Ettore Sass e Fausto Melotti. Opere che evocano i demoni, che obbligano il lettore ad essere presente dentro ogni riga delle loro pagine, senza distinguere opera da opera, libro da libro, come se dall’accumulo di pietre dopo pietre, notte dopo notte, in decenni di semilucidità, scaturisse alla fine la struttura architettonica di un palazzo. Per una scrittura come la mia, che è un “gigantesco frammento” come direbbe Thomas Bernhard, sarebbe appropriato il termine di ossessione. Di dettatura inconscia, se volete. Il frammento non è in sé incompiuto: vuole esserlo. [...] L’io si abbandona a un’esperienza di soglia che nasce dal sonno della ragione e dal desiderio consapevole di essere fuori di sé, dentro una qualche estasi/smarrimento di cui parlare, sì, ma solo per frammenti, senza sapere se corrispondano a qualche verità. Rimane viva la fedeltà a una scrittura del non detto e del non dicibile. La vita dello scrittore sfrutta la veglia e il sonno perché emerga l’isola sommersa che ancora non esiste e che le parole edificheranno, instabile e necessaria, “solido nulla” opposto al silenzio, follia viva contro regole morte. [...]
Da Sindrome del ritorno (Il Convivio Editore, collana Occhionudo 2025)
Hai fatto bene ad affittarlo, questo monolocale.
Una camera, un bagno. Niente di più.
Non una vera casa: un osservatorio piantato nella mente e
rivolto all’altra casa.
Ecco un albero, radicato nell’erba scura, a due metri dal
portone.
Hanno altri bisogni i tuoi occhi?
La testa è piena di vento, non di sillabe.
E il vino è gelato, laggiù, agli Archi. Bianco, non frizzante.
Al tavolo mani di donna ti servono tagliatelle ai funghi,
bunet, tazza grande con caffè macchiato.
Non tornare da te.
Ripeteresti te stesso.
*
Un monolocale da dove puoi – devi – guardare la tua vera
casa.
Rari libri. Vita nuova. Smartphone e tablet. La sensazione
di non essere al mondo continuando a respirare.
Smetti di parlare: hai l’affanno nella voce.
Arrivano sogni straordinari, mai raccontati.
Reggi la tua testa da ore.
Psichiatra, tu?
*
Lei abita laggiù, dove dovresti essere anche tu.
La vedi uscire di casa al mattino, tornare alla sera.
Porta con sé matite e carta da disegno.
Fa felicemente a meno di te.
Ma nessuno la viene a trovare.
La spii tutti i giorni, lo sai.
Vive sola. Resta sola.
Forse sapeva già cosa la avrebbe aspettata, e non ti credeva
quando le scrivesti:
«Per respirare
prendimi guardami resta
folle di me
nell’aria dove ci guardiamo
le mani nascoste
segretamente
colme.
Se una parola arriva
bisbigliala nei miei occhi
lascia che sulle guance scivoli
nel suo limpido senso d’amore».
*
Chi arriva smette di arrivare, smette di rispondere.
Io non arrivo.
Ma devo riposarmi, ogni tanto.
E allora è utile una tenda, nel deserto, per districarmi da
ogni tormento.
*
Ecco l’immagine: un arazzo: ma, dentro l’arazzo, tutte le immagini e i colori sono crollati. Riesci a distinguere un cavallo, forse dei fiori, due teste di paggi, mura merlate e sottili. Ma sono mescolate, le une alle altre. Pensi, qualche ora dopo, che tutte le immagini di tutti i ricordi siano smembrate come quell’arazzo e solo parlando a voce alta le ricomponi, le ricuci. Ma, mentre le ricuci in un’altra immagine, tutto è cambiato e dell’arazzo originale esiste soltanto una traccia di polvere sulla parete.
*
Wakefield è la storia di un uomo che lascia la sua casa dicendo alla moglie che tornerà dopo pochi giorni. In realtà non va da nessuna parte, affitta un appartamento in una strada vicina e, senza nessuna ragione, vive lì per vent’anni senza dare più notizie di sé. In quel lungo periodo Wakefield, come capita spesso agli eccentrici, è abitudinario; ogni giorno passa a vedere la sua casa e segue da lontano la vita della moglie che lentamente si abitua alla vedovanza; una volta, addirittura, in una strada fitta di gente lui e lei si trovano a tu per tu, per un momento i loro occhi si incrociano ma la folla li trascina via, li separa. La donna trasale, si volta, lancia uno sguardo perplesso, poi si allontana. Trascorsi vent’anni, in una serata di pioggia, mentre passa proprio davanti alla sua casa, Wakefield vede il bagliore del camino acceso, osserva attraverso le finestre il profilo della moglie e, come se fossero passati minuti e non anni, torna a casa.
*
Marco Ercolani (Genova, 1954), è scrittore e psichiatra. Ha scritto diversi libri, variando i generi: romanzi, saggi, raccolte di poesie e di racconti, aforismi. Sulla poesia contemporanea ha scritto Fuoricanto (Campanotto, 2000), Vertigine e misura (La Vita felice, 2008), Fuochi complici (Il Leggio, 2019), Delle sue ultime pubblicazioni ricordiamo: L’età della ferita. Intorno ai «Diari» di Kafka (Medusa Edizioni, 2022), 14 luglio 1929. Due lettere a Freud (Robin, 2022), Sentinella (L’arcolaio, 2022), Nottario (I Quaderni del Bardo, 2023), L’altro dentro di noi (Anterem, 2024); è stato curatore del libro La poesia incessante. Testimonianze critiche per la poesia di Angelo Lumelli (Macabor, 2024).
(A cura di Silvia Rosa)