Verso le barricate del futuro

1

Gian Luigi Ago e la musica.

VERSO LE BARRICATE DEL FUTURO

Siamo l’algebrico ripetersi del tempo
confusi tra la noia e la pazzia,
irrisolte proiezioni di bisogni
che non sanno nutrirsi di poesia,

la parte oscura della fantasia,
volubili prodotti della mente,
le fatiscenti forme di un fluire
meccanico che prefigura il niente.

Siamo il preludio a un futuro inconsistente,
amiamo troppo ma in fondo troppo poco,
siamo iperboli alterate del carbonio,
dimentichiamo troppo spesso il gioco.

Siamo l’essenza della solitudine,
un labirinto di silenzi e mura,
l’immagine riflessa e capovolta
di una realtà che ormai ci fa paura.

Eppure ci sono ancora parole
nascoste dentro la nostra afasia,
parole che si accendon come fuochi
lungo i sentieri eterni di Utopia.

E questo tempo che ci lascia indietro
nei suoi piani inclinati e oltre ogni muro
ancora ha lotte e sogni e se li porta dietro
verso le barricate del futuro.

E un po’ dei nostri sogni se li porterà dietro
sopra le barricate del futuro.

***

GINESTRE DEL DESERTO

È proprio lì dietro la ferrovia
oltre i mattoni rossi di una ciminiera
che resistono vicini i nostri cuori,
ginestre del deserto oltre tutti dolori

Mi alzo presto quando tu ancora dormi
sognando a fianco a quel che resta dei miei sogni
nell’angiporto confuso dei pensieri
io sogno ancora anche se sono in piedi

E noi siam sempre uguali e non ci possono cambiare
per quanto possan credere di farci del male
mi basta chiuder gli occhi e so già di volare
vicino alle tue ali oltre qualsiasi mare

E la pioggia a Vilnius bagnava ponti, strade
e il Seicento barocco della cattedrale
la nostra recherce era “una sciarpa che non c’è”
il nostro shelter from the storm qualche libreria-caffè

Viviamo quasi sempre troppo in fretta
invece di fermare ogni momento
lasciamola aspettare quella musica che aspetta
anche se questo fosse il nostro ultimo concerto

E poi siamo ostinati e non ci possono fermare
per quanto impegno mettano per farci deviare
se camminiamo insieme ad ogni crocevia
dovunque svolterai quella è la strada mia

E ci son cose che non potranno cancellare
tu sopra un treno che correva verso il mare
Io in una sala d’aspetto ormai sparita
ad aspettare l’incipit di tutta un’altra vita

Mi guardo intorno e non vedo che rovina
dalle magnifiche sorti e progressive
a quelli che pretendono di deciderci la vita
e invece son deserti in cui mettiam radici

Perché noi siamo liberi e non ci possono fermare
Per quante chiavi inventino per non farci scappare
Resisteremo sempre contro ingiustizie e errori
Ginestre del deserto oltre tutti i dolori

***

LA VOCE DI PASOLINI

La voce di Pasolini era sconsacrazione,
era sacralità,
l’impegnarsi nel vivere, la luce di chi è
ciò che non sa.
La voce di Pasolini era Numanzia, era diversità,
la polvere alla fine dei campi là dove
comincia la città.

E poi le lucciole sparite, religione contadina
e destrutturazione,
siamo tutti in pericolo e l’apatia
massmediatica dell’omologazione.
E poi disamore e la furente nostalgia,
querula istanza della vita in versi orfici e incivili.

E poi ci siamo noi dietro quelle parole,
noi quella sfortunata gioventù
nelle cui teste vorticava un’idea confusa
che d’allora però non ci ha lasciato più.

Presunzione eroica, certezza assoluta,
come il sogno di una cosa che non raggiungerai,
ma comunque breccia aperta a una futura storia
che non potrà non arrivare mai

E la voce di Pasolini ci parlava e risuonava già
della profezia del presente in cui
viviamo in queste nostre città.
E l’eresia di Pasolini è qualcosa che succederà:

è la voce che ci mancava,
che ci è mancata,
che ci mancherà.

2

LA RADURA

Quanti sogni che sono passati su questa radura
dove incespica il tempo e ogni sera si fa un po’più
scura la luna, la nostra fortuna

Ma tra reti squarciate da anni di buio e rumori
son rimaste comunque impigliate le nostre canzoni
a parlare, a farci sognare

Sì lo so ci vorrebbe qualcosa di più che canzoni
una stella polare, un mappa, un’antica marea
che ci spinga di nuovo a tentare ma senza illusioni
senza creder davvero che si possa mangiare un’idea
un’idea

Ci vorrebbe qualcosa che ci dia ancora un senso
prima di perdersi in quella foresta che vedo laggiù
un sentiero che porti a un futuro diverso
ci ho creduto una volta e ora fingo
di non crederci più, più

Ora scende la notte e la nebbia su questa radura,
la foresta di fronte si muove già verso di me
ma io ho ancora canzoni da cantare stasera

Queste storie appoggiate a un tappeto
di note e parole
sono forse già quasi parvenza di un raggio di sole
che ci viene a scaldare, per poter continuare

Certo è chiaro ci vuole qualcosa di più che canzoni
anche se tutto forse è già scritto, c’è già tutto lì
ma mi piace confondermi e perdermi
tra questi suoni
che una volta che ti hanno trovato
non ti lasciano più
non ti lasciano più, mai più

***

MARCEL

E lui provò ad alzarsi ma era debole ma la sua mente e la sua penna no
e scrisse Fin dopo tremila pagine ed il tempo perduto ritrovò

Pensò a Balbec e al mare quando luccica come lacrime negli occhi di Albertine
Vide Combray e i biancospini fragili come l’amore tra Swann ed Odette

E io son qui, le due di notte a leggere di come il tempo ci trasformerà
Mi perdo in quei cristalli di perifrasi, nei vortici dell’interiorità

Marcel lo so quanto è stato difficile in quella stanza nel boulevard Haussmann
ricordi emersi tra pareti in sughero, intermittenze che a volte il cuore ha

Les années heureuses sont les années perdues
avec lesquelles nous pouvons bâtir l’édifice immense du souvenir

E io son qui perso in un altro secolo vorrei un’involontaria madeleine
quel soprassalto emozionale e illogico che vinca il tempo e lo riporta a me

Lo so Marcel che oggi non è facile riuscire a guardare in fondo a sé
tra parvenus e salotti mediatici da fare invidia a Madame Verdurin.

E poi accesero le luci alle vetrine in tutte le librerie della città
quando in Rue Hamlein si chiusero le pagine sulla sua immensa œuvre cathédrale
qualcuno disse “Chi potrà mai più scrivere” e Man Ray quell’assenza immortalò
cahiers invano sopra a un camino aspettano
un’aggiunta che al tempo dica ancora no

Les années heureuses sont les années perdues
avec lesquels nous pouvons bâtir l’édifice immense du souvenir

Così Marcel hai consegnato ai secoli il tuo poema sull’umanità
Tu farfalla prima che crisalide, tessitore notturno della verità
Tutta una vita da lettore d’anime, expérimentateur du temps qui passe

Tra la prima e l’ultima delle tremila pagine
da longtemps fino ad avec le temps

***

FINALE DI PARTITA

Ti guardo correre senza fermarti mai
cercare storie e vita
in tutti gli occhi che non sai
Va be’ l’ho fatto anch’io, parlare non dovrei
ma se tornassi indietro no. io non lo rifarei
Perché c’è un angolo, un treno che va via,
un fazzoletto minimo bagnato di poesia,
persone che non tornano e che perdi per la via
nella trascuratezza di ogni frenesia

Ma quando arriva il tempo della tranquillità
servon profumi antalgici, fiori di eternità,
che spesso non abbiamo saputo preservare
nell’illusione effimera del nostro navigare
Ed in questo cosmodromo che non ci fa mai volare
basterebbe soltanto salvare l’essenziale
e trovarsi a sorridere nel fremito di un pianto
pensando a degli occhi ormai persi nel tempo

E poi un giorno esci fuori e la folla è già sparita
c’è il terzo tempo solito di ogni dopopartita
Ti accorgi troppo tardi che ti bastava solo fermarti
molto prima che si esaurisse il volo
E cerchi nelle tasche quello che ormai hai sprecato
i sogni che hai tenuto e quel poco che hai salvato
E poi accuse false che ti inchiodano per sempre
a un’immagine distorta di te, di te che sei innocente

Ma poi all’ultimo momento mi basterebbe solo averti i accanto
tenere la tua mano e dirti
“Lo sai ti ho amato tanto…tanto”.

3

Biografia breve.
Gian Luigi Ago è un musicista e cantautore ligure (La Spezia) da sempre appassionato ed esperto di canzone d’autore.
Nell’ottobre 2011 ha registrato il cd-demo Verso le barricate del futuro contenente sette sue composizioni inedite.
Sta lavorando a un nuovo cd dal titolo Dopostoria che dovrebbe essere completato entro il dicembre 2014 e di cui ha pubblicato un demo che contiene alcune canzoni che faranno parte del cd più alcune sue precedenti canzoni arrangiate in una nuova veste dal musicista Fabio D’Andrea.
L’incontro e l’amicizia con Giorgio Gaber e la sua attuale amicizia con Sandro Luporini, coautore degli spettacoli di GG, sono state fondamentali nella sua formazione umana e musicale.
Non a caso, insieme a Eugenio Alfano e Claudia Bellucci ha realizzato la “Lezione -spettacolo sul Teatro Canzone di Gaber e Luporini”, analisi approfondita della genesi, dei meccanismi, delle tematiche, dei riferimenti letterari, filosofici, storici e sociologici che hanno attraversato gli spettacoli di Gaber; la Lezione – spettacolo è stata presentata in Università, Scuole Superiori, Auditorium, Circoli culturali e Teatri.
Ha rappresentato, accompagnato da Claudia Bellucci, l’Italia al Festival Europeo della canzone d’autore svoltosi a Vilnius (Lituania) nell’ottobre del 2013.
Ha aperto gli spettacoli di musicisti quali Claudio Lolli, Juan Carlos Flaco Biondini, Renzo Zenobi, Tito Schipa jr e Claudio Rocchi.
È Presidente dal 2009 dell’Associazione Culturale Il vizio del pensiero.
Insieme a Claudia Bellucci ha realizzato il sito web Poesia come eresia, sito ufficiale di Gianni D’Elia, poeta, scrittore, studioso di Pasolini e traduttore di alcuni dei più importanti poeti francesi.
È’ autore di poesie e monologhi, tra cui quelli dello spettacolo In direzione ostinata e contraria, dedicato a Fabrizio De Andrè, realizzato e portato in scena, sotto la sua direzione artistica, insieme al musicista Giulio D’Agnello.
Ha scritto lo spettacolo La stessa rabbia, la stessa primavera, dedicato a Fabrizio De Andrè e portato in scena con il cantautore Massimo Blaco, Claudia Bellucci e Veronica Balzani.
Ha realizzato e portato in scena, insieme a Claudia Bellucci, Massimo Blaco e Pino Nastasi, il concerto Appunti sulla canzone d’autore.
Ha realizzato lo spettacolo I sentieri di Utopia con canzoni di lotta, impegno e speranza.
Ha realizzato il concerto No, è un ukulele… in cui ha arrangiato per questo strumento alcuni classici del rock e del folk (Dylan, Beatles, Woody Guthrie, Springsteen, ecc.)

5
PASSIONE PER LA MUSICA
La passione per la musica è nata con me. Ero adolescente negli anni ’60 e non potevo non rimanere coinvolto dalla rivoluzione musicale di quegli anni a partire da Dylan, Beatles e tutta la musica che ruotava intorno al rock. Sono stati gli anni in cui ho iniziato a suonare la chitarra, come un po’ tutti in quell’epoca, e a suonare in alcuni gruppi di coetanei che si rifacevano alla musica che arrivava dagli Usa e dall’Inghilterra. Crescendo ho continuato a suonare appassionandomi alla musica dei grandi cantautori stranieri (come Leonard Cohen) ma soprattutto italiani come De Andrè, De Gregori, Lolli, Guccini, ecc.
Non ho però trascurato il rock e non a caso sono un grande estimatore di Bruce Springsteen,
L’incontro e l’amicizia con Giorgio Gaber e con Sandro Luporini, coautore dei suoi spettacoli è stata molto importante nella mia vita portandomi ad approfondire ulteriormente la canzone d’autore, non solo come musicista ma anche come divulgatore in trasmissioni radiofoniche, spettacoli e scritti di questo genere musicale.
ISPIRATORI
L’ispirazione inevitabile mi è giunta dalla musica che ho sempre ascoltato e quindi il mio genere musicale ha risentito delle tematiche musicali e letterarie della grande canzone d’autore italiana filtrate anche dalle sonorità del rock e del folk. Questo mi ha portato a una musica sostanzialmente acustica basata su chitarra e armonica che prediligo nelle esecuzioni dal vivo anche se al momento della registrazione mi avvalgo dell’ausilio di arrangiatori in gradi di “vestire” i mie pezzi con molti altri strumenti. I temi che tratto sono per lo più personali e intimisti ma sempre con un aggancio all’aspetto del rapporto tra individuo, politica e società.
La nuova passione dell’ukulele mi ha dato modo di usare questo strumento per rivisitare brani di diverso genere dal rock e folk a pezzi anni ‘30 che ben evidenziano la grande versatilità di questo piccolo strumento.

http://www.gianluigiago.altervista.org/

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