L’ultima confessione

Balbis 2

GIANNINO BALBIS.

La neve sussurra alla notte
di rado su queste montagne:
al primo cadere soltanto,
con zampe felpate di volpe.
Ma appena s’è fatta padrona
del cielo, scatena tormente
che il lupo neppure può mettersi
in gola, e sibila lame
che scendono giù nella piana
e fanno sabba gelido
di streghe mugolanti.

«Qui tutti pressappoco
traditori…, marchiati
come bestie. Pensiamo
i nostri vecchi e i figli
dove andranno… e il mondo
che ci sperde. Il meglio
che ride da ruffiano…
Si può cambiare vita,
ma se non ci accompagni
la testa che ci vuole,
il nuovo t’ammazza e sotterra…
E se cambi la testa,
t’ ammazzerà il passato.
Se porti nel cuore le vite
di tutti, quanti erano
lassù, non ne sarai
mai libero, mai pago.

Qualcuno poi mi spieghi
se le cose camminano
davanti alle parole
o come gli ubriachi
gli vanno dietro… o cambiano
di posto con l’umore.
Non chiedere alla neve
che cosa venga prima e venga dopo.
Che cos’ abbia il diritto di restare.

Ci sono giorni marci,
che il mondo tutto intero
ti sembra fare il matto
e quelli che hai intorno
parlare da balordi.
È dietro, qui, la strada
che hai camminato ieri
– ancora brucia l’ orma,
diresti – …e fa gramigna
e brancola e s’imbosca.
Saliva a Ca’ di Titta,
in colla, alla cascina
di Achille (dei miei vecchi
venuti da Garessio),
al teccio in terra rossa
di Pippo nella riàna,
al noce di Lanetto…

Le donne di lassù
sapevano di fieno
e terra seminata,
di latte e di liscivia…
(“La Lina – mi dicevano –
la Lina devi prendere,
sa fare tutto in casa,
ti vuole bene, è giusta
per te, è quella buona…”)
Ma al mare puoi incontrarne
per le strade, non devi
corteggiarle sull’aie
o nelle veglie… E trovi
la compagnia la sera
… da farci notte piena.
Finale: la “donna” mi ha preso
la casa, le terre, lo straccio
di pensione…, e non ho
più una lira, un posto
dove andare… Qualcuno
se la ride alle spalle».

Scende la neve, a volte,
inaspettata, come
i ricordi vigliacchi,
che tornano perché
non trovano il coraggio
di morire.
La neve
in bufera può avere
gli strepiti acuti del treno
che trotta ad un passo dall’ultimo
giaciglio, e se glieli getti,
i ricordi, li ruba per sempre.

Non chiedere alla neve
il senso delle storie
vissute e non vissute.
Non chiedere alla neve
se sia più corto il vivere
o il suo significato.

da: G. BALBIS, Non chiedere alla neve, Puntoacapo editrice, 2014

(illustrazione di Elena Balbis)

QUI la recensione del libro.