La biblioteca di Barbamadiu

Arca Santa nella Sinagoga di Cuneo

Arca Santa nella Sinagoga di Cuneo

ALBERTO CAVAGLION
Amadio Momigliano (1844-1924), mercante di granaglie, che trasformò la sua casa in una yeshiva è l’ultima grande figura della Comunità di Cuneo. Non ebbe figli, ma amministrò da patriarca una famiglia allargata di fratelli, nipoti, tra cui Riccardo e Ilda, genitori di Arnaldo Momigliano, deportati da Nizza nel 1943. Buone ragioni per meritarsi, secondo le consuetudini del luogo, la incisione, sul suo nome, del titolo onorifico di “zio”: Barbamadiu (la –u finale è d’obbligo, come ciau invece di ciao). Non doveva avere un carattere facile, a giudicare dalla risposta che gli diede un giorno Elia Benamozegh: «No, caro signor Momigliano! Sappia che io conto da parte di madre dieci generazioni di Rabbanim e Gheonim, e che noblesse oblige […] Ricevere da chi dovrebbe applaudire ai miei sforzi una lettera come la Sua è troppo» (Rass. Mens. di Israel, ottobre 1969, pp. 440-447). Chissà che cosa doveva avergli scritto! Si racconta che un giorno cinque robusti ragazzi occitani, scesi da Castelmagno, andarono a chiedergli come si possa diventare ebrei. Erano in lite con il parroco, che aveva vietato il ballo in piazza ritenuto troppo lascivo: «Una cosa da lasciare ai giudei». Per tornare a divertirsi avevano escogitato un rimedio che fosse insieme una vendetta. Si diceva in giro che l’ebreo Momigliano valesse quanto un vescovo e così andarono da lui. Desideravano farsi giudei. Barbamadiu non ebbe difficoltà a comprendere e si recò dal Vescovo di Cuneo per risolvere pacificamente la questione, restituendo i parrocchiani alla loro chiesa. Come tutte le persone geniali non ha lasciato opere scritte, nemmeno brevi, non un commento, non un discorso pubblico. Solo buone azioni verso il prossimo e un amore infinito per i libri. Raccolse una immensa biblioteca andata dispersa durante la seconda guerra mondiale. Al giovane Rabbino Dario Disegni, che aveva sposato una sua nipote, scriveva: «Ricordati che se ti rechi a Cuneo di venire qui che ti farò vedere libri che ho comprato a Parigi veri gioielli; ben inteso di argomento sacro».
Poche settimane prima di ammalarsi, mio fratello Davide mi chiese di accompagnarlo in visita al Sindaco, che raccoglieva idee per rivitalizzare la cultura cittadina. Proposi di far rinascere nei locali adiacenti alla Sinagoga, da poco restaurati, la Biblioteca di Barbamadiu. Ora che mio fratello non c’è più, desidero onorare l’impegno donando in sua memoria la parte della mia biblioteca dedicata alla storia degli ebrei in Piemonte, opere riguardanti la civiltà di “Argon”, del rito Appam, di Rita Levi Montalcini, di Benvenuto Terracini, di Vittorio Dan Segre, di Vittorio Foa e di tanti altri personaggi della scienza e delle arti. Bisogna che i discendenti di quei ragazzoni di Castelmagno apprendano che leggere fa bene alla salute quanto ballare. La biblioteca entrerà presto nel sistema bibliotecario cittadino. I libri, soleva ripetere Formiggini, sono come le sementi in una piramide egiziaca. Possono fruttificare millenni dopo. La furia della guerra ha distrutto quella prestigiosa biblioteca, l’amore per la propria terra che mio fratello ha dimostrato nella sua breve vita contribuirà a farli circolare di nuovo. La civiltà di Argon, immortalata nel racconto di Primo Levi, ha ammiratori in tutto il mondo. Troverò facilmente chi vorrà darmi una mano.
(per info scrivere a: alberto.cavaglion@unifi.it)

Facciata della Sinagoga di Cuneo

Facciata della Sinagoga di Cuneo

Foto di Silvia Pio