Donnaluna

sacha

Sacha Rosel e la poesia
Brevi cenni biografici.
Sacha Rosel (Pescara, 1974) è una scrittrice e poetessa italiana. Ha collaborato come lettrice di manoscritti in lingue straniere per diverse case editrici italiane e come traduttrice. Ha tradotto Sara Gran, Dan Simmons, Anne Perry, Stuart Woods, David Moody e la trilogia fantasy di Warcraft-La Guerra degli Antichi. Fa parte della redazione di Thriller Magazine, firmando recensioni librarie e cinematografiche. È curatrice del sito di scritture femminili Luna Donna. Ha partecipato alla stesura del Dizionoir (Delos Books, 2006), prima pubblicazione enciclopedica italiana dedicata al genere thriller, ai volumi Borsalino. Un Diavolo per Cappello (Robin, 2007), Dizionoir Fumetto (Delos Books, 2008) e Bloody Hell (Demian, 2009). È autrice della silloge di poesie Carne e Colore (Noubs, 2008) e curatrice dell’antologia erotica di autrici e autori vari L’oscura malinconia dei sensi (Demian, 2011). Il suo primo romanzo è Fiori nell’ombra (Demian, 2012). Dal 2012 ha un blog personale, scritto in parte in italiano e in parte in inglese (www.lunadonna.iobloggo.com).

Quando e come ti sei avvicinata alla poesia?
Mi sono avvicinata alla poesia da adolescente, verso i sedici anni. La scuola in questo mi fu di grande ispirazione, perché le cose che le insegnanti di letteratura leggevano in classe aprirono un mondo del tutto nuovo dentro di me. Così mi lanciai alla ricerca di quanto più possibile potesse alimentare la mia sete di bellezza e mistero, perché la poesia mi sembrava soprattutto questo. Coleridge, Rimbaud, il Dante del Purgatorio ed Edgar Allan Poe, che per me fu prima di tutto un poeta e solo in un secondo momento uno scrittore, erano i miei passatempi preferiti, scovati in biblioteca o in edizioni supereconomiche perché non avevo mai soldi da spendere. Da lì è stato un continuo scoprire nuovi territori, nuovi mondi, fino a sfociare nei miei poeti preferiti di sempre, T.S. Eliot, Paul Celan, Anise Koltz, lasciando sempre la porta aperta a nuove scoperte, come ad esempio Tomas Tranströmer, che ho letto per la prima volta due anni fa.
 
Cos’è la poesia per te?
La poesia per me è la costruzione di un’immagine o di un mondo, uno scavare dentro il bianco della pagina per rivelarne l’urlo o la gioia inconsapevole, a seconda dell’umore che l’immagine intravista in penombra che intendiamo catturare e librare come una farfalla tramite le parole ci suggerisce. È trasformazione, metamorfosi e formula magica, parola necessaria a fronte della grande assenza di significato e senso che la comunicazione ordinaria è ormai diventata, antidoto contro la vacuità e l’inutilità della parola.
 
www.lunadonnaiobloggo.com
www.lunadonna.net
http://noubs.wordpress.com/2012/01/11/poesia-di-sacha-rosel-tratta-da-carne-e-colore-noubs-2008/
http://www.thrillermagazine.it/rubriche/9114
http://www.thrillermagazine.it/rubriche/9867
http://www.edizionidemian.it/app/coll-01.asp?id=3243&param=3243 http://www.thrillermagazine.it/rubriche/13686
http://www.romanoir.it/
http://www.thrillermagazine.it/libri/12511/

IMG_5898

VENICE

In  preda a quest’universo oscuro
che è la terra,
le nostre carni s’intersecano
a mosaico,
acqua di specchi e
demolizioni.
Non ho mai lasciato
che tu,
artefice della mia consunzione,
scivolassi da sola
lungo la corrente,
uscendo dalla mia pelle.
Il melograno delle nostre ossa,
ammassate le une sull’altre,
s’infrange allora,
con lacrime di candela,
sulla fine del mondo.
 
***

SDOPPIAMENTO

Che cosa sono io?
Un mucchio d’ossa
non sincronizzate col mondo,
fasce di terra che fuoriescono dalla terra.
Il sole distrugge
i raggi del mio corpo.
Squarci d’ombra e tetraggine,
al mio cospetto.
Perché ti vedo infine.
Mi dico
che sei troppo leggera
per questa vita,
che le tue ossa non ce la facciano
a sorreggere il peso della pelle,
o a sfondare le sbarre del cranio.
Libero il magma del caso,
nei cancelli della tua crudeltà.
Nessun’altra legge:
invadi la morte che è in te,
e non vedrai più ruggine.
 
***

TELA ININTERROTTA

La strada del mio tubetto
è rapida e lineare,
senza curvoni o scosse di sabbia brulla.
Presto insieme coloreremo
le dune che interrompono i sogni
e le maree.
Allora gli occhi saranno diversi.

Stendo le dita come colore
sull’asfalto ruvido e cocente.
Mi accoglie pourtant.
Non conto di bruciare viva
nella torrida solitudine equatoriale.

Dove mi trovo?
Forse in una cantina
che non è stata chiusa da nessuno,
senza chiavi né serrature.

La cerrure de ma pensée,
nata dalla congiunzione tra le mie unghie e le tue labbra,
corre nel pulviscolo,
nuota nel luppolo opaco che vorrebbe stordirci.
Ma, lucida,
compio un segno blu sul vetro
per ricordare l’imperfezione:
ritrovarti nella pittura desertica di un teorema,
e noi dipinto,
intersezione di specchi che erode il tempo.

fiorinellombramaxi