Mondovì 1894: si processano le idee socialiste

Partito Socialista

ATTILIO IANNIELLO

Il Circondario di Mondovì fu sempre permeabile alle idee di innovazione e di ricerca di giustizia sociale in particolare a partire dalla prima metà del XIX secolo.

Felice Momigliano in una lettera indirizzata allo scrittore Giovanni Faldella, datata 7 gennaio 1895, scriveva a questo riguardo: «… i tanto calunniati miei provinciali [cuneesi] sentirono possenti l’influsso del mazzinianesimo e s’iscrissero numerosi alla Giovine Italia. Ma ove il mazzinianesimo gittò forti propaggini più che altrove è a Mondovì; i Cordero di Montezemolo, i Durando, i Calleri ebbero per antenati ardimentosi settari della Giovine Italia. […] Nei dintorni di Mondovì, nella strada provinciale che congiunge il mio paese con Villanova, la villa tuttora posseduta dalla famiglia Durando ha un’importanza storica, perché, pare, fosse il convegno degli affiliati»[1].

All’inizio della seconda metà del XIX secolo si diffondevano a Mondovì le Società di Mutuo Soccorso. Nel 1851 veniva costituita la Società Operaia di Mutuo Soccorso di Breo che raggiungeva in pochi anni i 550 soci; nel 1860 sorgeva una Società Operaia a Carassone e nel 1862 iniziava l’attività la Società Operaia di Piazza. [2] Inoltre, sempre nella seconda metà del XIX secolo, cresceva nel Monregalese l’artigianato e la piccola e media industria, in particolare legata alla produzione di ceramica. [3]

Le problematiche di questa piccola rivoluzione industriale monregalese (agli inizi del Novecento Mondovì e Savigliano erano i due poli industriali della provincia di Cuneo) portavano alcuni intellettuali, artigiani ed operai ad avvicinarsi agli ideali di quella galassia di riformatori sociali che aveva dato vita a Londra il 28 settembre 1864 all’Associazione Internazionale dei Lavoratori, meglio conosciuta come Prima Internazionale.

proletari di tutto il mondo

Felice Momigliano testimoniava, come abbiamo visto, la presenza a Mondovì di mazziniani; gli organi di pubblica sicurezza già negli anni Ottanta denunciavano la presenza di elementi anarchici (nel 1887 si affermava persino che in Mondovì transitassero Errico Malatesta e Francesco Saverio Merlino); numerosi erano gli ammiratori di Giuseppe Garibaldi al quale, per esempio, la stessa Società Operaia di Piazza aveva offerto la presidenza onoraria. Alcuni democratici e repubblicani monregalesi avevano costituito il Circolo Giuseppe Garibaldi e nel corso della prima assemblea dei soci, tenutasi il 2 gennaio 1887, approvarono il loro statuto, che all’Art. 2 recitava: «L’Associazione si propone di diffondere i principi della vera democrazia, cioè: a) di partecipare alla lotta elettorale politica ed amministrativa reclamando il suffragio universale; b) di propugnare l’istituzione di associazioni congeneri nelle regioni limitrofe; c) di promuovere la diffusione di tutte quelle pubblicazioni che meglio valgono allo sviluppo dei principi dell’Associazione; d) di iniziare pubbliche conferenze, popolari adunanze, biblioteche circolanti e quegli altri mezzi riconosciuti opportuni». Nell’Art. 3 si chiedeva inoltre la «libertà assoluta di stampa». [4]

Garibaldi

A fianco delle associazionismo politico culturale e delle tradizionali Società Operaie di Mutuo Soccorso, o all’interno delle stesse, negli anni Ottanta appaiono le prime organizzazioni di lavoratori. Così, per esempio, il 28 luglio 1889 nasceva la Società di Mutuo Soccorso fra gli Operai Stovigliaj con lo scopo «di fondare una Cassa di soccorso a favore di quei soci operai, che per età o per malattia incurabile si sono resi inabili al lavoro»[5], e nel 1894 veniva promossa la Società “Sempre Avanti. Fratellanza fra gli Operai Metallurgici” con lo scopo di «a) difendere i soci dai soprusi dei principali direttori e capi officina; b) introdurre e fare osservare una tariffa di salario; c) aiutare e soccorrere i soci disoccupati, o per mancanza di lavoro, o per dissidi coi principali, che siano approvati dalla maggioranza degli altri soci; d) promuovere l’istruzione e l’educazione mediante conferenze e diffusione di giornali e di opuscoli approvati dal Comitato; e) proteggere i soci contro le violazioni della tariffa qualora venisse attuata» [6].

Inoltre a partire dal 1891, democratici, mazziniani, garibaldini e protosocialisti guidati da Giovanni Antonio Gallizio promuovevano un periodico “La Nuova Mondovì” (Tipografia Giovanni Issoglio) che però non ebbe molta fortuna e presto cessò le pubblicazioni.

In questo scenario si poteva comprendere come, dopo la costituzione il 14-15 agosto 1892 a Genova del Partito dei Lavoratori Italiani (che il 10 settembre 1893 nel corso del Congresso a Reggio Emilia mutava il nome in Partito Socialista Italiano), le idee socialiste trovavano pubblicamente spazio in Mondovì e nel circondario tanto che la Prefettura di Cuneo scriveva al Ministero degli Interni agli inizi del 1894 che il Monregalese era un territorio «in cui ha la mala pianta del socialismo maggiormente attecchito ed accenna sempre più a diffondersi» [7].

Infatti il Primo Maggio 1893 il Circolo Garibaldi si trasformava in Circolo Socialista per opera dell’avvocato De Filippi e di Jacopo Calleri e Fiorenzo Sciolla, i quali erano riusciti ad avere cinquanta adesioni. Queste già nel corso dell’estate avevano raggiunto il numero di 70 e nell’autunno crebbero ancora poiché aderivano al Circolo 90 soci della Società di Mutuo Soccorso fra Stovigliaj. L’ondata di scioperi dell’autunno del ’93 e, in particolare, la vittoriosa lotta dei lavoratori ceramisti suscitò un notevole ulteriore afflusso di iscrizioni al Circolo.

Emancipatevi

La “Gazzetta di Mondovì” del 21 settembre 1893 con un articolo intitolato Quel che si dice informava dello sciopero dei lavoratori nella fabbrica di stoviglie di Benedetto Musso di Carassone, sciopero che era iniziato intorno al 15 di settembre a causa di ingiuste multe e lavori non retribuiti imposti alle maestranze. Poiché le trattative tra operai e dirigenza si arenavano, Benedetto Musso il 3 ottobre faceva venire da Savona ed Albisola dei lavoratori che sostituissero gli scioperanti. Gli operai liguri però se ne tornarono a casa, o per solidarietà agli scioperanti o, secondo alcune testimonianze, perché da questi ultimi minacciati. Il proprietario della fabbrica a questo punto si rivolse alla Pubblica Sicurezza che operò tra gli scioperanti 19 arresti, a cui fecero seguito 6 carcerazioni. [8]

Il 14 e il 16 ottobre venivano processati Antonio Avagnina, Giovanni Robaldo, Pietro Curetti, Lorenzo Ferrero, Costanzo Brignone e Matteo Boetti, difesi dagli avvocati Giovanni Antonio Gallizio, Jacopo Calleri e Claudio Treves. Il dibattimento processuale si concludeva con la piena assoluzione degli arrestati.

La “Gazzetta di Mondovì” del 27 ottobre 1893 in un supplemento pubblicava Il processo ai scioperanti. Alcuni giorni dopo la conclusione del processo Benedetto Musso accettava le rivendicazione dei suoi operai. Questa vittoria dei ceramisti, come abbiamo già scritto, portò ulteriori adesioni al Circolo Socialista che nel 1894 raggiunse i 461 soci.

Il Consiglio direttivo del Circolo Socialista era presieduto dall’avvocato Jacopo Calleri ed era inoltre formato dai seguenti membri: Domenico Balocco (tabaccaio), Felice Momigliano (docente del Ginnasio di Mondovì), Emilio Unia (industriale), Antonio Avagnina (stovigliaio), Donnino Picco (falegname).

Tra i soci si trovavano persone di tutti i ceti sociali: l’ingegnere Emilio Cordero di Montezemolo; gli industriali Antonio Cerrone, Emilio Unia e Giuseppe Unia; gli avvocati, oltre al Calleri, Giovanni Musso e Giovanni Antonio Gallizio; i professori Lorenzo Asteggiano, Angelo Bongiovanni e Domenico Maineri; gli studenti Michele Arnaldi, Giuseppe Bertola, Giovanni Carasso, Francesco Casabella, Giuseppe Gasco, Mario Levi, Giuseppe Marchisio, Donato Revelli, Fiorenzo Sciolla e Giovanni Veglio. Ovviamente vi era una importante presenza operaia: 179 stovigliai, 24 fonditori, 22 meccanici, 21 calzolai, 19 falegnami, 17 pastai, 17 muratori, 11 commercianti, 9 scalpellini, 8 braccianti, 7 tipografi, 5 fabbri, 4 fornaciai, e numerose altre professioni, soprattutto artigianali, rappresentate da uno o due iscritti. [9]

All’interno del Circolo si dibattevano le diverse questioni ideali attraverso semplici conferenze tenute dagli intellettuali del gruppo, sempre molto seguite dagli operai e da membri delle loro famiglie. Inoltre nel corso del 1893 rappresentanti del Circolo Socialista monregalese parteciparono al Congresso del Partito a Reggio Emilia (8-10 settembre 1893), al Congresso regionale di Torino (1 giugno 1893) e al Congresso regionale di  Asti (28 aprile 1894).

Il diffondersi delle idee socialiste nel Monregalese iniziava a preoccupare il nascente movimento sociale cattolico che in quegli anni era appoggiato anche dal periodico la “Gazzetta di Mondovì”, diretta dall’avvocato Giuseppe Lorenzo Salomone, che era anche presidente del Circolo cattolico, fondato nel 1893 e intitolato al fisico Giovanni Battista Beccaria e al cardinale Giovanni Bona. Inizialmente Lorenzo Salomone, pur prendendone le distanze, guardava con una certa simpatia il gruppo dei socialisti monregalesi.

Sul numeromdel 7 settembre 1893 infatti si poteva leggere una risposta tranquillizzante a quanti paventavano il pericolo socialista anche a Mondovì: «Orbene di questa Lega sociale o Partito dei lavoratori, che oramai conta circa 400 soci, si è parlato qualche tempo come d’un vero pericolo; poi essendosi conosciuta la causa, in gran parte giusta, della sua formazione ed il carattere delle persone che la costituiscono, cessò ogni preoccupazione. Essa tende essenzialmente a riunire le forze disperse per formare un argine di resistenza a certe ingiustizie che davvero non sono da tollerare; ma, per quanto pare, nulla, nelle sue intenzioni, v’ha di aggressivo né contro gli uomini né contro le proprietà. A capo della Lega o partito dei lavoratori stanno due o tre avvocati i quali… essendo giovani, sentono generosamente e si fanno seguaci entusiasti di tutte le novità, in cui possono sospettare qualche progresso o miglioramento sociale».

Del resto la stessa “Gazzetta di Mondovì” nel corso del 1893, di fronte ad alcuni scioperi, compreso quello degli stovigliai della fabbrica Musso, aveva dimostrato di comprendere, e in qualche caso condividere, le rivendicazioni operaie, in particolare sull’orario giornaliero e sul lavoro della domenica e dei giorni di festa religiosi.

1 maggio

Nel 1894 tuttavia gli scioperi e le tumultuose agitazioni dei fasci siciliani e delle diverse manifestazioni ad opera di socialisti rivoluzionari e di buona parte della galassia anarchica, facevano sì che sulle pagine della “Gazzetta di Mondovì” comparissero articoli e lettere che mettevano in guardia dalla diffusione del socialismo.

Sul numero del 9 gennaio 1894 si dava grande risalto agli avvenimenti siciliani e si riportava integralmente la relazione di Francesco Crispi che preannunciava lo stato d’assedio in Sicilia. L’11 gennaio il periodico annunciava lo scioglimento dei fasci siciliani da parte del generale Morra. Qualche piccola manifestazione di solidarietà con i contadini e lavoratori siciliani ci fu anche a Mondovì, persino in occasioni quali la partecipazione ad una commedia. La sera della domenica 14 gennaio, per esempio, presso il teatro di Breo, nel corso di uno spettacolo della Compagnia Oliveri alcuni spettatori gridarono: «Evviva la Sicilia! (e fin qui tutti d’accordo), Evviva il socialismo! Abbasso Morra! Abbasso questo, evviva quello. Ma che roba è mai questa in una città civile ed educata…» (“Gazzetta di Mondovì” del 16 gennaio 1894).

Il 21 gennaio 1894 nella sede della Società Operaia di Breo si organizzava la prima conferenza pubblica dei socialisti. La scelta per il luogo cadeva sulla Società di Breo poiché era allora presieduta da Domenico Balocco, socialista, il quale aveva a sua volta promosso la Cooperativa Operaia Monregalese (cooperativa di consumo). La conferenza dal titolo La libertà e la morale nel socialismo, tenuta da Salomone Colombo [10], un vero e proprio apostolo del socialismo cuneese, ebbe una qualità tale che il Partito Socialista volle pubblicarla nella propria Collana “Biblioteca di propaganda”, per i tipi della Tipografia Editrice Operaia di Reggio Emilia.

Il discorso di Colombo non passava inosservato a Mondovì e i cattolici del Circolo Baruffi-Bona risposero con una serie di conferenze del canonico Antonio Boeri sul socialismo e sulla questione sociale, che vennero puntualmente pubblicate sulla “Gazzetta di Mondovì” nei mesi successivi. Sempre sul periodico monregalese appariva il 18 gennaio 1894 un articolo dal titolo Socialismo… a parole, in cui, prendendo spunto da una conferenza di Edmondo De Amicis sul socialismo tenutasi a Torino, ci si chiedeva perché i benestanti di idee socialiste non dividessero i loro beni con i poveri. Il tono provocatorio dell’articolo spingeva l’ingegnere Emilio Cordero di Montezemolo a rispondere dalle colonne dello stesso giornale il 23 gennaio, con una lettera al direttore dal titolo A proposito di Socialismo, dove l’ingegnere socialista non solo prendeva le difese del De Amicis ma con parole semplici presentava in estrema sintesi cosa il socialismo voleva: abolire la povertà.

Nonostante l’attivismo del Circolo alle elezioni suppletive del giugno 1894 i socialisti riuscirono a mandare al Consiglio comunale solamente Jacopo Calleri e Giovanni Antonio Gallizio.

Intanto il clima politico nazionale diventava di giorno in giorno sempre più incandescente fino a giungere alle leggi speciali di Crispi del luglio ’94 [11] dalla forte connotazione repressiva, finalizzate a sedare le rivolte e manifestazioni anche attraverso una riduzione delle libertà di stampa, la chiusura di circoli e sedi  e l’arresto di presunti agitatori sociali. Se è vero che nominalmente le leggi erano indirizzate soprattutto contro elementi anarchici insurrezionalisti, in realtà spesso si colpiva indiscriminatamente tutti coloro che si battevano per la causa di un miglioramento delle condizioni di vita di lavoratori e lavoratrici dei campi e delle officine, in primis proprio i socialisti.

I membri del Circolo Socialista di Mondovì di fronte a questo stato di incertezza politica diminuirono sensibilmente le riunioni e le conferenze, ma il 22 ottobre 1894 un decreto prefettizio ordinava lo scioglimento del Circolo Socialista e della Società di Mutuo Soccorso fra Stovigliai. Le due associazioni monregalesi quindi furono perquisite e i delegati di Pubblica Sicurezza sequestrarono registri, stampati, bandiere ed emblemi.

La “Gazzetta di Mondovì” salutava positivamente il “giro di vite” di Crispi: «Bravo signor Crispi, stavolta l’avete proprio indovinata; sciogliere d’un colpo solo in tutta Italia il così detto Partito dei lavoratori già così numeroso e, diciamo anche, potente, vuol dire che qualche po’ d’energia l’avete ancora e che almeno qualche volta dimostrate di non avere perso del tutto il ben dell’intelletto. Tutti i benpensanti vi tributano un applauso, e siamo i primi noi cattolici che, secondo il vostro giudizio e le asserzioni vostre, abbiamo sempre combattuto contro di voi» [12].

Tra la cittadinanza monregalese tuttavia ci fu un certo sconcerto quando si venne a sapere che ci sarebbe stato un processo ai cosiddetti capi socialisti di Mondovì: Fiorenzo Sciolla, Jacopo Calleri, Domenico Balocco, Emilio Unia e Felice Momigliano vennero chiamati in giudizio in quanto membri del Circolo Socialista il 30 novembre con l’accusa di aver violato l’articolo 5 della legge speciale n. 316 del 19 luglio 1894, che vietava le associazioni o le riunioni che avessero per scopo di sovvertire violentemente gli ordinamenti sociali.

L’accusa così grave indignava tutti coloro che conoscevano gli imputati e si creava una tale attesa del processo che la “Gazzetta di Mondovì” decideva di pubblicare sul numero del 1° dicembre 1894 il resoconto del dibattimento con il titolo Il processo dei socialisti.

Come si può evincere leggendo il resoconto molti cittadini si mossero a testimoniare in difesa degli imputati. Non solamente simpatizzanti socialisti, ma liberali e cattolici, tra cui lo stesso direttore della “Gazzetta di Mondovì” Giuseppe Lorenzo Salomone, manifestavano la loro solidarietà agli accusati, i quali, nonostante l’opinione pubblica fosse loro favorevole, e la difesa degli avvocati Palberti e Gallizio fosse convincente, venivano condannati ad un mese di confino.

Il 1° dicembre veniva effettuato un secondo processo ad alcuni operai, soci della Società di Mutuo Soccorso tra Stovigliai: Bartolomeo Borghese, presidente della Società, Antonio Avagnina, Sebastiano Botto e Giovanni Robaldo, difesi dall’avvocato Giacomo Viale e Giovanni Antonio Gallizio. Fu condannato ad un mese di confino solamente Bartolomeo Borghese; gli altri operai furono assolti. Inoltre nel corso del dibattimento veniva messo in evidenza il ruolo mutualistico e non sovversivo della Società, che veniva quindi riaperta.

Si chiudeva quindi il 1894 con un’apparente sconfitta del socialismo monregalese, il quale, invece, aveva utilizzato gli stessi processi per far conoscere una volta di più i propri ideali.

Non a caso nei decenni successivi il movimento socialista monregalese si affermava maggiormente nelle fabbriche, creava cooperative, entrava nei Consigli direttivi di molte Società (per esempio, lo stesso Jacopo Calleri diventava presidente della Società Operaia di Piazza) e stampava il proprio giornale “Lotte nuove”.

Note.
[1] La lettera è citata in Cavaglion Alberto, Felice Momigliano, Napoli, 1988, pp. 42-43. Per le vicende di alcuni monregalesi, quali Giovanni e Giacomo Durando e Massimo Montezemolo, in movimenti risorgimentali vicini al mondo della Massoneria (L’Adelfia, i Cavalieri della Libertà) si veda Cordero di Montezemolo Emilia, Rievocazioni risorgimentali di storia monregalese, Mondovì, 1961. Vere e proprie Logge massoniche a Mondovì si trovano a partire dal 1861 con la Loggia “La Fratellanza”. Questa tramite un suo rappresentante, il dottor Antonio Facci, partecipava insieme ad un’altra ventina di Logge italiane alla costituente del Grande Oriente d’Italia nel 1861 a Torino (Cfr. Novarino Marco, Giuseppe M. Vatri, Uomini e Logge nella Torino capitale, Torino 2009, pag. 235). Tra il 1890 e il 1905 a Mondovì operava la Loggia “Vita Nova” e nel 1912 la Loggia “Rakoczi” (cfr. Novarino Marco Novarino, Fratellanza e solidarietà, Torino, 2008, pag. 97 e 107). In quest’ultimo testo viene studiato il contributo della Massoneria allo sviluppo dell’associazionismo laico in Piemonte.
[2] Cfr. Ianniello Attilio, Unione Fratellanza Istruzione e Lavoro, in AAVV., I centocinquanta anni della Società Operaia di Mondovì Piazza, Mondovì, 2013, pp. 41-80.
[3] Cfr. Morandini Cesare, Il lavoro e la città, in AAVV., I centocinquanta anni della Società Operaia di Mondovì Piazza, Mondovì, 2013, pp. 13-40.
[4] Cfr. Statuto e Regolamento del Circolo Giuseppe Garibaldi. Associazione democratica monregalese, Tipografia Fratelli Blengini, Mondovì Breo. pp. 7-8.
[5] Cfr. Regolamento della Società di Mutuo Soccorso fra gli Operai Stovigliaj di Mondovì, Tipografia Fratelli Blengini, 1889, pag. 7.
[6] Cfr. Statuto della Società Sempre Avanti Fratellanza fra gli Operai Metallurgici di Mondovì, Tipografia Subalpina Oggero e Brunetti, Cuneo, 1894, pp. 3-4.
[7] Citato in Berardo Livio, Calzolai, muratori e ferrovieri: apostoli del socialismo cuneese, in Democratici e socialisti nel Piemonte dell’Ottocento, Patrizia Audenino (a cura), Milano, 1995, pag. 188.
[8] Cfr. Berardo Livio, op.cit., pp. 185-186.
[9] Cfr. Griseri Giuseppe, Cattolici, socialisti e lotte operaie a Mondovì (1893-1894), in “Studi Monregalesi” n. 1 – 1997, pag. 30.
[10] Salomone Colombo (Torino 1856 – Roma 1915) appartenente ad una famiglia ebrea torinese visse per un certo periodo a Mondovì (intorno al 1890) insieme alla moglie Bella Momigliano e ai loro 7 figli. Lavorava per l’assicurazione “La Venezia”. Nel 1892 si trasferisce a Cuneo dove visse fino al primo decennio del Novecento diventando uno dei principali propagandisti del socialismo nella provincia, cfr. Ellena Adriana, Il movimento socialista nel Cuneese, Cuneo, 1965.
[11] Gazzetta ufficiale del Regno d’Italia, n. 169 del 19 luglio 1894.
[12] Cfr. Un applauso ed un consiglio, in “Gazzetta di Mondovì” del 27 ottobre 1894. Nell’articolo l’applauso era rivolto al Crispi per la chiusura dei circoli socialisti, il consiglio invece era di riconoscere che il peggior nemico dell’Italia (e della Chiesa) era la Massoneria.