YSP Scultura nel paesaggio

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ANGIE DE COURCY BOWER

Yorkshire Sculpture Park (YSP) è un parco che contiene un’esposizione di sculture all’aria aperta. È stato iniziato nel 1977 da Peter Murray e da allora ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti, sorpassando in alcuni casi anche istituzioni importanti come la Tate Britain. Il suo percorso è stato epico: una storia di intuizione, tenacia e sfida, e ha portato un successo stupefacente.

YSP è una Fondazione privata filantropica (a differenza di istituzioni simili) che deve trovare la maggior parte dei finanziamenti in settori diversi da quello pubblico. Abbiamo un approccio creativo alla ricerca di fondi; oltre a sponsor e sovvenzioni, le finanze sono sostenute da un ristorante, due caffè e un negozio vincitore di premi. Il Visitor Centre è un luogo meraviglioso per eventi interni al YSP ma anche per matrimoni e celebrazioni importanti. Un altro aspetto inusuale è che siamo sempre aperti, estate e inverno, e tutti i giorni (escluso il giorno di Natale). Le richieste finanziarie per tale impegno sono enormi.

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Lo splendido paesaggio è stato disegnato nel XVIII e XIX secolo per proteggere gli abitanti del palazzo dagli occhi dei vicini e dalle seccature della vita quotidiana. Inizialmente il parco non era aperto al pubblico, ma ora ci sono circa 250 ettari disponibili per i visitatori. Ci sono pascoli, due laghi e una vista incredibile.

La nostra “galleria senza muri” (non ci siamo mai chiamati “museo”) dispone anche cinque locali al chiuso: Underground, Bothy, gallerie Garden e Longside, e la cappella recentemente restaurata.

Il nostro obiettivo è creare uno spazio dove arte e paesaggio siano parte della vita quotidiana. L’idea è di “demistificare” la scultura e inserirla in un contesto rilassante e informale. Visto che pensiamo che l’arte debba essere accessibile, l’ingresso a YSP è gratuito; i visitatori scelgono come godersi la struttura, dalle passeggiate per tutti ai progetti accademici di livello avanzato. Possono anche portare i loro cani (al guinzaglio), fare picnic nelle aree attrezzate e ricevere informazioni gratuite sul mondo dell’arte.

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Il pubblico può toccare le opere, esplorarne la superficie ed entrare in contatto con i materiali. Gli approcci più difficili diventano così accessibili, intellettualmente ed emotivamente. Anche i visitatori con qualche tipo di handicap possono beneficiare di un contatto che coinvolge sensi diversi dalla vista. Dal 1986 disponiamo di schooter elettrici e abbiamo iniziato a lavorare ad un tracciato di accesso in una parte del parco per permettere una visita più protetta e sicura.

Quando sono diventata il primo Arts Administrator a tempo pieno nel 1983 mi sono accorta che sviluppare YSP era come sviluppare un’opera d’arte: avevamo di fronte territori sconosciuti e imprevedibili e avevamo bisogno di immaginazione e coraggio. Non potevamo ispirarci ad altre esperienze e sapevamo che stavamo scrivendo la storia; abbiamo messo le basi per un archivio con un progetto finanziato dal Governo e destinato ai disoccupati di lungo corso, con il quale abbiamo acquisito personale. Il discorso ambientalista ha attirato anche molte persone che sono entrate a far parte del personale.

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Ursula von Rydingsvard, For Martin F, 2013, bronze

A causa dei cambiamenti politici del 1989, il progetto si è fermato ma l’archivio è rimasto una delle nostre priorità ed ora abbiamo una “banca della memoria”, che è diventata una risorsa per coloro che vogliano fare ricerche, non solo nell’ambito della scultura, ma anche in quello dell’educazione, del turismo, della storia, dell’architettura, del paesaggio, della progettazione di giardini, ecc.

Il lavoro svolto all’inizio dell’attività era rivolto anche a rivitalizzare le collezioni acquisendo nuovi pezzi e ricollocando quelli già di proprietà, creare esposizioni uniche e straordinarie, dare l’opportunità di prendere parte a dimostrazioni, laboratori, conferenze e tour, organizzare spettacoli di danza, poesia e musica. Tutto questo accese la curiosità del pubblico e attrasse molti visitatori. Inoltre abbiamo fornito informazioni su sculture appartenenti ad altre collezioni con mostre e laboratori che si sono tenuti in luoghi non usualmente destinati a questo tipo di attività: centri commerciali, centri per i disoccupati e, specialmente, scuole.

Cruciale è stato anche attrarre l’attenzione dei media in modo da avere recensioni e articoli che parlassero di noi. Il mondo dell’arte qui è quasi esclusivamente centrato a Londra e abbiamo dovuto lavorare sodo per convincere sia gli addetti ai lavori che i fruitori che ci poteva essere qualcosa di molto valido anche lontano dalla capitale.

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Joan Miro, Torso, 1969; Head, 1974; Personage, 1974, bronze. Courtesy Successio Miro

Dal 1984 abbiamo iniziato laboratori di scultura, diretti anche a famiglie, che sono sempre molto frequentati e sono arricchiti da corsi di intaglio della pietra, saldatura e fusione del bronzo, insieme a laboratori di lavorazione dei gioielli e dei materiali per cappelli, ricerca dei funghi e birdwatching. Gli eventi sono infiniti.

Ogni anno abbiamo circa 45.000 visite di studenti e di gruppi, inclusi malati mentali, comunità ai margini della società, rifugiati e carcerati.

Abbiamo l’ambizione di dare un approccio serio all’individuazione dei luoghi a cielo aperto dove sistemare le opere e abbiamo ormai una reputazione invidiabile nel campo, che esportiamo anche presso altre collezioni, in Gran Bretagna e all’estero. Tanto per citare alcuni esempi: Forte di Belvedere a Firenze, Schlosspark Ambras a Innsbruck, Frieze Sculpture Park a Londra e il prossimo anno la Biennale di Venezia.

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Henry Moore, Upright Motive No. 2 ; No. 7; No. 1 (Glenkiln Cross), 1955-56, bronze. Courtesy of Tate

È importante tenere presente il contesto, il profilo del paesaggio, la visuale, e poi gli alberi, i cespugli, la vegetazione, che non sono solo decorativi o protettivi ma diventano parte dell’installazione delle strutture. Per esempio una particolare patinatura può venire abbinata con fogliame che ne sottolinea la percezione del colore. Persino il cielo può diventare elemento coreografico.

Si deve stabilire un dialogo tra la scultura e il suo ambiente, ma anche con le altre sculture, specialmente se fanno parte di una esposizione; l’intera esibizione deve avere un ritmo. A volte le opere accolgono il visitatore a distanza, invece altre emergono ad un esame più ravvicinato e si rivelano gradualmente. Ogni opera è situata in modo da creare dinamiche spaziali e visuali, energie e possibilità di riflessione. Inoltre mostrare nel modo migliore opere d’arte al pubblico nei capricci del clima inglese presuppone un impegno e una fiducia enormi da parte sia nostra che del pubblico.

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Le opere di Moore si collocano meglio sul terreno accidentato del Country Park (che in origine era il parco di caccia), dove c’è una sua mostra permanente dal 1994 in una zona di pascoli, come lui volle. L’opera di Hepworth intitolata Family of Man, la famiglia dell’uomo) ha come sottotitolo Nine figures on a hill, nove figure su una collina, ed è sistemata appunto su una collina dove ogni membro della famiglia ha spazio sufficiente per “respirare” pur relazionandosi con gli altri membri.

Ogni scultura all’aperto abita molto spazio così il visitatore può ammirare da ogni lato le sue qualità tridimensionali. Le gallerie interne possono essere collegate con le esposizioni esterne attraverso l’architettura che permette di vedere il paesaggio (anche se spesso le opere all’interno sono molto diverse da quelle sistemate all’aria aperta); questo significa che possiamo esporre l’intera opera di un artista, da piccoli schizzi su carta o minuscole maquettes fino a grandi installazioni all’aperto. Non ci sono molti posti al mondo che possano dire la stessa cosa.

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Artisti come Andy Goldsworthy, David Nash e Sophie Ryder hanno lavorato con noi nei primi tempi come artisti emergenti e sono poi tornati come figure affermate, riconoscendo una connessione profonda con l’esperienza degli inizi.

YSP non acquista le sculture, ma, incredibile ma vero, tutte le opere esposte sono prestate o donate, e questo la dice lunga sulla considerazione da parte degli artisti. Spesso le opere diventano parte della collezione dopo essere state incluse in mostre temporanee; gli artisti si rendono conto che vengono mostrate in un ambiente unico e le prestano volentieri.

Per avere la massima flessibilità nell’uso del terreno non abbiamo riempito troppo il paesaggio con opere permanenti. Attualmente abbiamo tre opere di Andy Goldsworthy, cinque di David Nash, una Serge Spitzer e l’installazione di James Turrell Deer Shelter Skyspace, che utilizza un rifugio per gli animali, risalente al XVIII secolo, sul cui soffitto c’è una apertura per guardare il cielo.

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James Turrell, Deer Shelter Skyspace (detail), 2006. An Art Fund Commission

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Nel 2002, The Arts Council Sculpture Collection è traslocato da Londra allo YSP, che si trova in una zona centrale della Gran Bretagna, dal quale può avere più facile accesso all’intero territorio nazionale e dove espone regolarmente opere della sua enorme collezione.

Negli anni centinaia di artisti sono diventati parte della storia di YSP: Anthony Caro, Antony Gormley, Henry Moore, Barbara Hepworth, Magdalena Abakanowicz, Phillip King, Nigel Hall, Marc Quinn, Elisabeth Frink, Lynn Chadwick, Niki de Saint Phalle, Mark di Suvero, Roger Hiorns, Andy Goldsworthy, Richard Long, Sol LeWitt, Jonathan Borofsky, Igor Mitoraj, Joan Miro, David Nash, Isamu Noguchi, Julian Opie, Jaume Plensa, Dennis Oppenheim, Eduardo Paolozzi, Gio Pomodoro, Grayson Perry, Tracey Emin, Serge Spitzer, Sophie Ryder, Ursula von Rydingsvard, Martin Creed, William Tucker, William Turnbull, James Turrell, Kan Yasuda, Yinka Shonibare, William Pye, Amar Kanwar e Ai Weiwei, solo per nominarne alcuni.

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Ai Weiwei, Iron Tree, 2013

Le esposizioni hanno anche temi sociali, politici e ambientali, come per esempio la condizione delle comunità dell’India minacciate dallo sfruttamento minerario oppure il pericolo di estinzione delle api. Il parco non è soltanto una straordinaria vetrina ma anche un laboratorio per le idee; non solo gli artisti affermati ma anche quelli emergenti hanno la possibilità di impegnarsi in questo ambiente e sperimentare sul nostro pubblico, vivace e ben informato. In questi anni sono stati fatti sforzi enormi per sviluppare e sostenere un pubblico attento e responsabile; inoltre l’organizzazione è sostenuta dagli “Amici”, che si possono associare con livelli diversi di contributi. Questo ci dà un sostegno finanziario e allarga le fila dei volontari che ci aiutano come sorveglianti delle gallerie e giardinieri. Alcuni si occupano dei contatti email altri fanno le guide nella proprietà storica. Sono parte integrante della famiglia YSP, che comprende circa 160 dipendenti e contribuisce in maniera forte all’economia locale. Yorkshire Sculpture Park è parte della vita quotidiana di molti.
(estratto a cura di Silvia Pio)

Angie de Courcy Bower è una delle prime dipendenti e dal 1991 ha la mansione di Curatore degli archivi.
http://www.ysp.co.uk
(Le foto sono state scattate da Lucia e Attilio Ianniello durante la visita a Wakefield nel settembre 2014)

Yorkshire Sculpture Park

Henry Moore, Reclining Figure : Arch Leg, 1969-70, bronze. Courtesy Henry Moore Foundation

Per commemorare il 100° anniversario della nascita di Dylan Thomas, Off The Shelf Festival of Words (11 ottobre –1 novembre 2014), un festival di letteratura con sede a Sheffield, ha richiesto poesie o prose ispirate al luogo di lavoro e al paesaggio che lo circonda. Tra i 16 brani selezionati c’è la poesia My View di Angie de Courcy Bower (vedi pagina in inglese)
http://www.ysp.co.uk/page/ysp-blog/bl

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Henry Moore, Large Two Forms, 1966-69, bronze. Courtesy Henry Moore Foundation

Dove non diversamente indicato, le foto sono di Lucia Ianniello