Scrivo per essere libero

ritratto

ATTILIO IANNIELLO (a cura)

La poesia di Emilio Paolo Taormina
Brevi cenni biografici.
Emilio Paolo Taormina è nato a Palermo nel 1938, Sue opere sono tradotte in albanese, armeno, croato, francese, inglese, portoghese, russo, spagnolo e tedesco. È presente in antologie e riviste internazionali. Pubblicazioni recenti: Archipiélago, traduzione in spagnolo di Carlos Vitale, editore: Plaza & Janes Editores, Barcelona 2002; Magnolie, traduzione in armeno di Hakob Simonyan, Erevan 2007; Lo sposalizio del tempo, Edizioni del foglio clandestino, Sesto San Giovanni 2009, ristampa ampliata 2011; Inchiostro, (racconti), Edizioni del foglio clandestino, Sesto San Giovanni , 2011;  Le regole della rosa, Edizioni del foglio clandestino, Sesto San Giovanni, 2014. Su quest’ultima opera poetica Massimo Barbaro ha scritto una breve nota dal titolo Il bordo tagliente del silenzio

Quando e come ti sei avvicinato alla poesia?
Molto giovane. Mi sono avvicinato alla poesia  scrivendo i testi per le canzoni a un amico che frequentava il conservatorio. La prima poesia l’ho pubblicata nel 1954, avevo 16 anni, sul giornale del liceo Umberto I di Palermo.

Cos’è la poesia per te?
So quello che non è poesia: la mafia, la corruzione, l’inquinamento, il razzismo, le dittature, il fanatismo e qualsiasi atto che limita la libertà dell’uomo. Non ho la formula esatta della poesia. Lei è nata con l’uomo. Esiste  come possibilità e diviene realtà con la partecipazione fantastica e l’intelligenza del lettore. La sento nascere dentro di me come una musica e
due o tre parole cominciano a girare nella mia mente. Quando le parole si identificano nella musica che mi attraversa la poesia è fatta. Non so altro. Misteriosa, dolorosa, è il perno su cui gira la mia vita. Scrivo per essere libero, realizzato ed essenziale.

copertina

Cinque poesie dalla raccolta inedita “La cengia del corvo”

dov’è
la ninnananna
che mi cantavi
nel rifugio
tra esplosioni
di bombe
e crepitio di mitraglie
le parole
erano allegre
e sul tuo volto
era scolpito
un sorriso
come se fosse
un fuoco d’artificio

***

nell’afa
del meriggio
una biscia pende
da una vigna
come un paio
di calzini stesi
il limio della cicale
indora il maggese
il sassofono
di parker
gonfia le tende
di una finestra
aperta
il cielo è vuoto
come l’occhio
di un morto

***

ogni goccia
della mia vita
ha preso il sale
dal tuo mare

***

sono un bambino
che abita
nel corpo
di un vecchio
quando lui dorme
mi affaccio
ai suoi occhi
e gioco col mondo

***

il silenzio
cadeva tra di noi
come una pioggia
minuta
fastidiosa
due coppe di gelato
restavano
sul tavolo
del bar della stazione
ci avviammo
senza voltarci
ognuno
al proprio treno