Liberospirito

lisbona aprile 14 111

ATTILIO IANNIELLO (a cura)

Federico Battistutta e l’anarchismo religioso.

Puoi presentarti?
Sono nato a Catania, nel 1956, da genitori friulani, migranti in direzione contraria rispetto ai flussi umani che in quegli anni si accalcavano verso il nord. Ero poco meno che bambino quando pure noi ci siamo trasferiti a Milano, città dove mi sono formato (laurea in filosofia alla Statale; diploma in lingue orientali all’Is.M.E.O.; formazione psicologica secondo la psicosintesi di R. Assagioli). Insofferente alla cosiddetta “Milano da bere”, da circa vent’anni ho lasciato la città. Attualmente vivo con la mia famiglia sui colli dell’Appennino emiliano. Mi riproduco socialmente come insegnante di Lettere nella scuola secondaria.
 
Quando ti sei avvicinato a tematiche spirituali e religiose?
Risale ai primi anni Ottanta. Gli anni Settanta, come molti, li ho vissuti proiettato all’esterno, nell’impegno politico e sociale. Con la fine di quel ciclo di lotte, negli anni reaganiani e tatcheriani del riflusso, la cosa migliore da fare mi sembrava fosse elaborare e riflettere su quanto accaduto. Nell’area politica a cui facevo riferimento si era data particolare enfasi al ruolo della soggettività. Allora mi son chiesto cosa fosse questa soggettività: era un dato non ulteriormente analizzabile o un costrutto da esplorare e conoscere? Mi sono rivolto allora al “lavoro su di sé” (è un’espressione dello scrittore francese René Daumal) attraverso pratiche psicologiche (perlopiù a base esperienziale e corporea) e meditative (iniziando con lo yoga e approdando allo zen). Si è allora spalancato un mondo, quello dell’esperienza religiosa. Anni dopo, leggendo Psicologia e religione di Jung, trovai conferma di ciò, laddove si afferma che per l’uomo moderno non c’è altra via d’accesso alla religione se non attraverso la psicologia. Comunque sia, per me, è andata così.
 
Quali sono le categorie centrali del tuo pensiero religioso?
Sono convinto che stiamo attraversando un “periodo assiale” (il termine venne usato da K. Jaspers) in cui ha luogo una rottura epocale dove si dissolvono i punti di riferimento rimasti in vigore per secoli. Questo non riguarda solo i paradigmi della religione, ma taglia trasversalmente ogni campo del sapere (politica, economia, arte, ecc.), così come le nostre stesse vite. Per quanto riguarda il mio rapporto con la religione sono convinto che il ruolo delle istituzioni religiose, per quanto riguarda l’Occidente (ma un Occidente che sta ormai inglobando tutto il pianeta!), si stia esaurendo. Ma con la fine delle Chiese (che altro non sono se non fenomeni storici, contingenti) non finisce la religione, anzi si aprono possibilità nuove. L’homo religiosus viene prima e dopo le religioni. Mi piace chiamare questa prospettiva “anarchismo religioso” per indicare un’esperienza religiosa libera, senza gerarchie, senza dogmi, magari senza Dio…

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Qual è l’obiettivo del sito “Liberospirito”?
L’idea che orienta il sito (http://www.liberospirito.org) è quella di coniugare religione con libertà, in un campo dove l’obbedienza (finanche la cieca obbedienza) è reputata ancora una virtù. Il cuore del sito è la sezione “Archivio futuro” che è una sorta di piccola biblioteca on line. Si possono consultare e scaricare materiali su autori e tematiche centrali per l’esperienza religiosa contemporanea. Fra cui: l’anarchismo religioso, il rapporto tra mistica e politica, il pluralismo e il dialogo interreligioso, l’ecoteologia (la relazione tra religione e ambiente), la teologia animale (la religione in una prospettiva animalista e antispecista), le teologie di genere (da quelle femministe alle più recenti teorie queer), gli stati modificati di coscienza (un settore chiamato da alcuni antropologi “enteogenesi” – trovare dio entro sé –, e da altri “teologia clinica”, come nel caso di F. Lake, psichiatra e pioniere del counseling pastorale). Il sito ha oltre cinque anni di vita. Ad esso si affianca da alcuni anni un blog (http://liberospirito.altervista.org/) in cui si cerca di dibattere su questioni di attualità, come, ad esempio, la crisi economico-finanziaria, le guerre in corso, la questione dell’eutanasia, l’insegnamento delle religione a scuola, le iniziative alternative che stanno sorgendo in giro per il mondo.