Manual

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Richard Berengarten è nato a Londra nel 1943 in una famiglia di musicisti. Ha vissuto in Italia, Grecia, gli USA e nell’ex Jugoslavia. La sua visione poetica viene influenzata da suggestioni inglesi, francesi, mediterranee, ebraiche, slave, americane e orientali.
Sotto il nome di Richard Burns ha pubblicato più di 25 libri. Negli anni ’70 ha fondato e gestito il Cambridge Poetry Festival. Ha ricevuto i seguenti premi e riconoscimenti: in Gran Bretagna, l’Eric Gregory Award, il Wingate-Jewish Quarterly Award per la poesia, il Keats Poetry Prize e il Yeats Club Prize; in Serbia, il Premio Morava e il Premio “La Grande Lezione” a Kragujevac; in Macedonia, il Premio Manada. È stato Writer-in-Residence presso il Seminario Eliot-Dante a Firenze e al Victoria Centre di Gravesend, Inghilterra; professore ospite all’Università di Notre Dame, Indiana; docente universitario al Newnham College di Cambridge e membro del Royal Literary Fund; lettore del British Council a Belgrado, prima al Centro di Lingue straniere e poi alla Facoltà di Filologia. È membro dell’English Association e insegna al Downing College e al Corpus Christi College, Cambridge.
Le sue poesie sono state tradotte in più di 90 lingue. La traduzione delle poesie contenute in questo articolo è inedita.

Nota editoriale al volume Manual (Shearsman Books, Bristol, 2014):
Manual, pubblicato nel 2014, è il sesto volume della serie tuttora in corso dei Selected Writings (Scritti scelti) di Richard Berengarten e costituisce la prima parte di un ambizioso progetto il cui tema centrale è una sorta di meditazione sulle mani umane.
Questa raccolta è divisa in cinque sequenze che comprendono cento brevi poesie. Il modello numerologico, che costituisce una presenza costante nelle opere di Berengarten, appare nella struttura delle poesie: dieci versi, dieci dita; due strofe, due mani.

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Questa mia mano sinistra che ora stipa di scrittura questa pagina
e questa mano destra che ferma della stessa pagina il bordo
insieme si protendono verso le tue mani che tengono e scorrono
la stessa copia in un tempo diverso interamente tuo
o cliccano o fliccano un’icona per risuscitare la sua apparenza

e questo curiosamente significa che lontanissimo
oltre tempo e spazio e nonostante la nostra mortalità
tu ed io uniamo le mani attraverso la poesia in una specie
di pace e armonia che non vacilla e questo
è un legame e un pegno e un dono

***

Queste mani toccano cose che non sono affatto cose
ricordi sogni assoluzioni vittorie riflessioni
queste mani ripetutamente prendono anche altre cose
responsabilità svantaggi obblighi lealtà
le prendono in carico in considerazione si rifiutano di lasciarle

Senza badare a dispute discussioni attacchi e
a dispetto di invecchiamento e tarli del dubbio e dolore
queste mani sono capaci di afferrare e davvero attaccarsi
con ostinazione a certe cose che non sono affatto cose
che comunque possono sembrare più importanti della vita

***

Queste mani capaci discendono da intagliatori di pietra
lanciatori di arpioni arcieri provetti dagli occhi di falco
che possedevano una mira estremamente ferma e accurata
i talenti multiformi di queste mani derivano anche da
donne artigiane dotate di arguzia e calcolo enormi

tessitrici di stuoie e cesti e cucitrici con aghi d’osso
filatrici e ricamatrici e arazziere
raccoglitrici e coltivatrici d’erbe e giardiniere
preparatrici di piatti e bevande per le cerimonie
mescolatrici di analgesici e sonniferi.
(traduzione di Silvia Pio)

Queste poesie con la presente traduzione sono apparse su Traduzionetradizione n. 11

Il fantasma Mediterraneo, la poesia di Richard Berengarten

foto di Melanie Rein

foto di Melanie Rein

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