Poeti dal mondo, Ilias Kefalas, Grecia

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È nato nel villaggio di Meligos a Trikala, nel 1951. Ha studiato Scienze Politiche presso l’Università di Atene, città in cui ha vissuto dal 1969 al 1992. Oggi abita nella sua regione di nascita e lavora nel servizio pubblico.

Critico letterario e d’arte in riviste di letteratura e di arte, ha pubblicato venticinque libri, tra cui dieci sillogi di poesia, quattro raccolte di prosa, cinque saggi, cinque libri per ragazzi.ed una antologia poetica. Sue liriche sono state tradotte in lingua inglese, francese, tedesca, spagnola e polacca. I suoi ultimi libri: « Parole delle foglie e delle acque » (2012), « L’albero che filava la pioggia e cantava » (2010).

ALBERO, DONDE VIENI ?

Albero, donde vieni, tu che conosci le tenebre ?
E tu montagna che hai perduto le gambe
e dopo tanti anni non cammini più?
E tu lago dal volto celeste
e tu piccolo tarlo infaticabile assassino del legno?

Albero, donde vieni, che sei rimasto senza voce ?
Conosco bene i tuoi passi sotterranei
le vene del sangue, i ricordi di vulcani,
conosco le fioriture della notte
accompagnate da neve nera e da abbandono

Albero, donde vieni dunque,
e da dove vengono i tuoi amici immobili?
Vedi l’avvenire pauroso
o il passato amaro come una lacrima?

***

SUGGESTIONI

Sii trasparente. Come la goccia
di pioggia sospesa
sulla punta brillante delle foglie.
Nudo e così puro.
Come la stella ed il cristallo rotto dai riflessi.
Così – prima che tu venga – ti chiedo ancora:
sei come l’acqua e come la luce?
Sei come la seta?
Sei come il melo, il ciliegio, carico di frutti?
Sei aperto come la montagna e la pianura?
Ti mostri luminoso senza nulla celare?
Fiorisci tranquillamente come l’albero?
Intoni dei canti innocenti come un bambino?
Se sì, allora tu puoi venire,
è solo te che voglio e che aspetto.

***

FIORI E PERSONE AMATE

Molti sono innamorati e quasi tutti
paragonano le persone che amano a dei fiori:
la mia rosa rossa, il mio piccolo garofano,
la mia peonia, la mia violetta
ed altri termini amorosi
colorati, profumati.
Ma ora – qui, davanti a te -
sono io che amo
ed io saluto la mia bella
con questo fiore invisibile.
Non per il profumo o il colore,
non per quello che piace alla gente,
ma per il suo nome straziante:
“Non-ti-scordar-di-me”.

***
SILENZIO

Che vuoto assordante nasce dal silenzio assoluto! Datemi, datemi per pietà un po’ di sussurri segreti, un’ombra di stormir di foglie gialle, un soffio lontano che spiri su di me, facendomi rabbrividire.

***

DI NUOVO SILENZIO

Io so che la sua finestra è aperta e che il vento l’accarezza. Silenzio che si spande. Sento fin qui il suo scialle nel vento. E fruscia la seta delle sue calze, si direbbe che un rapace abbia ghermito le sue gambe e le serri. Mi sfrego le mani per rompere la crosta del silenzio, perché se chiama aiuto sarò il solo a capirlo.

(Trad. dal francese a cura di Gemma Francone e Franco Blandino)