Leviathan, ovvero la guerra mondiale in ambientazione steampunk

Leviathan

MARCO TOMATIS

Siamo in piena fase revival dello scoppio della Prima Guerra Mondiale. Noi italiani addirittura ci siamo portati avanti con il programma, considerato che se ne parla già parecchio, mentre il nostro paese è entrato effettivamente nel conflitto il 24 maggio del 1915 e quindi, a rigor di logica, il centenario cadrebbe solamente l’anno prossimo.

Ora, credo che poche cose come questo argomento abbiano fatto versare i proverbiali fiumi di inchiostro. Non deve stupire, si è trattato veramente di una cesura profonda nella storia dell’umanità. Un conflitto come non si era mai visto, “moderno” nel senso peggiore del termine, che per giunta ci ha lasciato, in eredità avvelenata, chicche come il fascismo, il nazismo, il comunismo sovietico, Mussolini, Hitler, Stalin, la Shoa e via deprimendoci.

Esiste allora un modo di parlarne ancora in modo originale, almeno dal punto di vista narrativo?

La risposta è sì, uno scrittore inglese, Scott Westerfeld, ci è riuscito. Dove? In una trilogia, pubblicata in Italia da Einaudi oltre che in singoli titoli (Leviathan è il primo, gli altri due sono Behemot e Goliath), anche in un unico volume, intitolato appunto Leviathan impreziosito da bellissime illustrazioni di Keith Thompson.

Prima di parlare del libro però due parole su Scott Westerfeld.

Si tratta di un autore americano catalogato, per quello che possono valere certe schematizzazioni, come “young adult”, vale a dire uno scrittore il cui principale pubblico di riferimento è quella fascia di lettori collocata tra la prima adolescenza e l’ingresso definitivo nel mondo dei grandi. Anche se poi i libri di questo genere sono normalmente in grado di catturare anche lettori adulti.

Si tratta un target che nel mondo anglosassone è abbastanza coccolato. I suoi componenti sono infatti mediamente acculturati, leggono abbastanza e sono in grado di spendere anche per acquistare i gadget che saltano fuori quando Hollywood si accorge che certi romanzi hanno un buon successo. Vedi per esempio recentemente l’intera serie di Hunger Games.

Tra parentesi, si tratta di libri molto più profondi di quanto il classico lettore con la puzza sotto il naso possa pensare.

Tornando al nostro Westerfeld, proprio per la sua non facile collocazione editoriale, in Italia è stato tradotto e pubblicato in modo un po’ rapsodico. Ha oscillato infatti tra collane per giovani adulti come la mondadoriana Chrysalide a Urania (notevoli i due volumi di Risen, lo sterminio dei mondi, rispettivamente ai numeri 1522 e 1524 della collana), a Newton Compton e Einaudi con la trilogia di cui si sta parlando.

Già, il libro. Parte più o meno come racconta la storia con la S maiuscola, il 28 giugno 1914, quando l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono di Austria Ungheria, viene ucciso a Sarajevo. Prosegue poi per qualche pagina su binari noti. Si scatena la follia e in un mese scoppia la guerra.

Solo che nel libro, in piena distopia e ambientazione steampunk, lo sviluppo scientifico e tecnologico dei vari blocchi in conflitto ha proceduto, nei decenni precedenti, in modo un po’ diverso da quelli noti e quindi la situazione è parecchio diversa da quella che conosciamo.

Le potenze centrali sono Cigolanti. Hanno cioè sviluppato una tecnologia fondamentalmente meccanica. Possiedono così mostruose, enormi e distruttive macchina da guerra: camminatori d’assalto a due zampe, corazzati a sei zampe, aggeggi micidiali capaci di camminare sul fondo del mare per raggiungere la terraferma, cannoni elettrici devastanti.

I loro avversari, Francia, Inghilterra e Russia, come anche l’Italia, che comunque nel 1914 non è ancora in guerra e nel libro non compare, costituiscono invece il blocco dei Darwinisti. Hanno cioè sviluppato, partendo appunto dalle intuizioni di Darwin, quella che oggi si chiamerebbe la biotecnologia, e loro macchine, da guerra e non, sono frutto di esperimenti ed innesti genetici di notevole momento.

Lo stesso Leviathan del titolo del primo romanzo e della trilogia è un gigantesco essere volante creato a partire dalle manipolazione del DNA di una balena e di un centinaio di altre specie viventi. Ospita inoltre, quasi in simbiosi, oltra a un centinaio di uomini di equipaggio, lucertole messaggere parlanti, annusatori d’idrogeno, pipistrelli nutriti con punte d’acciaio che poi scaricano, si può immaginare come, sui nemici, e mille altre creature di sintesi, compreso un lori perspicace, strana bestia parlante in grado di effettuare sintesi da informazioni sparse e trarne conclusioni generalmente azzeccate.

E gli Stati Uniti che alla fine della guerra emergeranno come potenza mondiale? Be’, loro sono sia Cigolanti che Darwinisti. I primi controllano il Nord, i secondi il Sud, e la Guerra Civile non è scoppiata, nell’universo della trilogia, per l’abolizione della schiavitù, ma è nata dallo scontro delle due correnti di pensiero. Il che, se appena ci si pensa con un minimo di attenzione, non è cosa poi troppo lontana dal vero.

In questa situazione si innesta la storia d’amore tra Deryn, ragazza inglese che per volare sul Leviathan si traveste da uomo assumendo il nome di Dylan e Alek, figlio dell’Arciduca Francesco Ferdinando e presunto erede al trono di Austria, che molti vogliono morto e di cui altri invece intendono sfruttarne l’immagine a scopo di lucro, come Hearst, il magnate americano della carta stampata.

È inutile raccontare la trama, peraltro complicata, parliamo di più di mille pagine, ma i temi che il libro affronta facendo gironzolare i suoi personaggi dall’Austria alla Turchia, dalla Russia al Messico e dal Giappone agli Stati Uniti, pur nella leggerezza generale e con un notevole humour, sono tra quelli caldi e controversi anche oggi. Le biotecnologie e lo sviluppo tecnologico, una nuova morale, tutta da costruire, che faccia i conti con le continue scoperte scientifiche, l’uso distorto della scienza, le degenerazioni di un giornalismo teso solo allo scoop e disposto a qualunque nefandezza per riuscirci, la possibilità di costruire un’arma definitiva e così via. E naturalmente, siamo comunque a inizio XX secolo, il ruolo della donna in una società in piena evoluzione anche per quanto riguarda la ridefinizione dei rapporti tra i sessi.

Con un Jules Verne (che Westerfeld conosce benissimo) ricordato in ogni pagina, nel libro gli avvenimenti storici più disparati, come il meteorite che distrusse la zona di Tunguska in Siberia nel 1908 o la rivoluzione messicana, si mescolano a personaggi di fantasia come la nipote di Darwin e persone realmente esistite come Churchill, i Giovani Turchi di Kemal Ataturk o Pancho Villa, in un pot pourri gradevolissimo che si fa leggere con estremo piacere.

Intendiamoci, non siamo di fronte al capolavoro assoluto del XXI secolo, ma a paragone di certe cose anemiche e stantie che si vedono in giro, e magari vincono anche premi letterari, questo libro è veramente di una buona boccata di ossigeno.

Scott Westerfeld
Leviathan – La Trilogia
Leviathan – Behemoth – Goliath
Einaudi