L’ultimo cuore di “She Owl”

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LAURA BLENGINO

(Dopo aver ascoltato il disco “She owl” di Jolanda Moletta e il disco “L’ultimo cuore” di Roberta Cartisano, la musa dell’ispirazione venne a trovarmi. Idee presero forma e cominciai a meditare di scrivere un racconto che unisse i due album.)

“She owl” sapeva che quella era la sua ultima possibilità. Il cuore non sarebbe stato senziente ancora per molto. Non doveva fare sforzi troppo grandi, se no il muscolo principale si sarebbe spento per sempre.
Il bosco era da sempre la sua casa. Ma l’attrattiva per vedere qualcosa di nuovo e di diverso c’era. Eccome se c’era.
La sua amica luna lasciò la luce accesa. L’amico vento la sospinse di fronda in fronda. Altri compagni gufi cantarono la loro nenia, in segno di commiato. O forse come segno di presagio?
Dalla foresta veniva uno strano scricchiolio. Chissà quali segreti celava? Chissà quante creature erano morte lì, senza scoprire nuovi mondi? Scheletri. Lamenti di scheletri.
Chissà le stelle cosa nascondono? Spazi nuovi, desideri arcani, fantasmi dal passato, speranze abbandonate a volte recuperate… Usignoli e libellule danzavano intorno, in una sorta di valzer. Forse volevano fermarla?
Ma nessuno avrebbe dissuaso “She owl”. Nemmeno il “Gufo nero”.
Dopo quello che sembrò un tempo enorme, tra voli e pause, la foresta le diede le spalle.
Crack. Un colpo al cuore. Si stava indebolendo.
Il viso di un nuovo mondo le si parò davanti.
I massi risalivano le montagne. Gli oceani erano al posto del cielo. E i ponti univano le strade col cielo.
Ora che era lì, lo sentiva. Lo percepiva a fior di penna: quel luogo era quello di “Ultimo”, il proprietario del cuore che ora batteva in Lei.
Certo che “Ultimo” era proprio un eroe! Per aver salvato Lei, e non un altro.
A questo pensiero “She owl” indossò stupore e meraviglia.
Poi ammirò il panorama. Torri e torri di pietra. Erette come fossero dei cromlech.
Sorvolò su ciascuna. Migliaia e migliaia di pietre, ammassate per formare quelle costruzioni. Ogni torre era uguale all’altra, ma anche diversa.
Crack. Un altro colpo al cuore. Si stava ulteriormente indebolendo.
E poi, incredibile! “She owl” vide un umano, un uomo!
“She owl” aveva studiato la lingua umana. E ora poteva metterla in pratica. Ma poi preferì restare in silenzio. Per ascoltare cosa diceva. Blaterava. Di cose difficili o assurde. Di sapere di non sapere, di anima umana, di daimon, di conosci te stesso. Era interessante, anche se non riusciva a capirlo veramente. Comprendeva la lingua, ma il significato no.
E senza accorgersene volava al suo fianco per udirlo meglio. Troppo volo. Troppo sforzo.
Crack. Tonfo sordo.
Il suo cuore si spense. Aveva oltrepassato il limite. Lei lo sapeva, ma era felice così. Aveva esplorato il nuovo. Non potevano più regalarle un altro cuore, ma era felice così.
Un sorriso le si era impresso sul becco.
Una melodia dolce suonava da qualche parte.
“Con quel sorriso austero
ti dai con grazia
E leggi le tue favole ed è già mattina
E i tuoi bambini sono i soli a vivere nella verità
Ma il più bel giorno di ieri eri tu
Che nascondevi la stanchezza dietro la schiena
La bellezza non è come i tramonti
uguale per tutti.”
Il suo tramonto era vedere un nuovo luogo. Oltre la casa foresta. E la bellezza l’aveva abbagliata.

GRAZIE a Jolanda e Roberta per avermi ispirato.
Per l’articolo “She Owl, l’incanto del bosco selvaggio”, vedi qui.
Per l’articolo “Roberta Cartisano”, vedi qui.

(Immagine di Giorgio “Tinoshi” Tino)