Amo i mercatini

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GABRIELLA VERGARI

Ci puoi trovare di tutto, perfino un annuario del “Cutelli” [1] degli anni 1930-1933.

Incredibile! Il nostro buon liceo non solo c’era già (e fin qui nessuna sorpresa, dato che la sua istituzione rimonta al lontano 1896), ma ospitava anche auree promesse come un imberbe Santo Mazzarino [2], si chiamava Regio Liceo-ginnasio, organizzava concerti al teatro Coppola, aveva poco più di 800 alunni (con all’incirca 150 ragazze), suddivisi in 5 classi ginnasiali e tre liceali, proponeva un’azione didattica definita non POF ma: «Quae in consilio doctorum R. Lycii Gymnassique Cutelli [….]digna habita sint cum lictoria disciplina coniuncta quae peculiarem in modum commendarentur», e su 95 maturandi ne diplomava a giugno 22, respingendone 21(!).

E fin qui è la storia, né sembra il caso di indulgere in una laudatio temporis acti.

La vera chicca, degna per me della cinepresa del miglior Pupi Avati, è invece il resoconto della tradizionale gita dell’Istituto, «che ebbe luogo il 9 aprile» (del 1932, presumo) e toccò non già  Parigi, Praga o New York , (come oggi pare accada perfino alle elementari) ma, udite, udite «la Tardaria, l’incantevole località sopra Pedara[3], alla cui volta i gitanti partirono su torpedoni alle ore 5, e dove arrivarono alle 6, lasciandosi dietro i bianchi paesi del bosco, che si ridestavano nei primi albori della vita quotidiana, immersi nel verde delle festive pendici della montagna. A Pedara fu visitata la magnifica cattedrale, in cui gli alunni ammirarono la bella facciata settecentesca, severa e maestosa, nonché nell’interno della Chiesa, gli affreschi di Giovanni Lococo ed il quadro di Mattia Preti, il pittore tenebroso; del quale l’insegnante di Storia dell’Arte, prof. E.Maganuco, mise in luce il carattere e la tecnica. Alle 7 incominciò l’ascensione, che si svolse, nonostante la strada sciarosa ed accidentata, in ordine perfetto, tra il più vivo entusiasmo, provocato dalla bellezza del paesaggio Etneo, nel quale la natura ha riversato con larghezza i suoi tesori.

Alle 9 si giunse alla Tardaria, dove i gitanti [Preside, parecchi professori, moltissimi alunni del Liceo, delle classi superiori del Ginnasio, qualcuno anche delle inferiori, parecchi universitari, ex-alunni del Cutelli, e molte famiglie] trovarono ospitalità e trattamento generoso e cordiale nella fattoria del Sig. Giuseppe Fragalà, ex-alunno del Cutelli. Quindi il preside, al fine di meglio infondere nell’animo di tutti l’amore per i boschi, per quei boschi sotto le cui ombre ora i gitanti trovavano riposo e refrigerio, procedette alla piantagione di un pino, al quale il Sacerdote prof. Russo impartì la rituale benedizione. Dopo alcune parole di occasione degli alunni Montaperto e Nigro, che rievocarono Arnaldo Mussolini, il primo che abbia posto il problema del rimboschimento e lo abbia avviato alla soluzione, creando quella coscienza boschiva, che prima o non esisteva o non dava segno di sé, fu recitato con naturalezza un brioso dialogo composto dall’alunno Las Casas fra l’alloro (Licciardello), l’ulivo (Valguarnera), la ginestra (Cremona) e le viole (Nigro). Quindi tra buonumore ed allegria inesauribili fu consumata la colazione al sacco; e poi estrazione della tombola, con premi per i vincitori. Finita la tombola si pensò al ritorno, che si svolse traverso i castagneti passando per Trecastagni [4] il popolare paesello così noto nella folkloristica siciliana, e da Trecastagni per Viagrande [5]. Qui nel caffè Urna [6] un’altra sosta, variata con un po’ di musica e di danza e inframmezzata da un signorile servizio di paste e vermouth, offerto dal comitato studentesco organizzatore della gita, formato da Nigro Luciano (III lic.B), Vaccaro Giuseppe (III lic.B), Vassallo Giuseppe (III lic.B) e Serges Aurelio (II lic..A)alle signorine e alle famiglie intervenute. Prima di ripartire per Catania, come ricordo della gita, a tutti i gitanti fu distribuita la riproduzione a stampa di una xilografia del prof. Enzo Maganuco, rappresentante il portale quattrocentesco della Chiesa di San Martino di Randazzo, che venne illustrato dallo stesso Maganuco. Prese poi la parola l’alunno Nigro Luciano per ringraziare il preside dell’appoggio che egli suole dare alle sane iniziative della massa studentesca, e quindi, dopo aver posato per un gruppo fotografico, si fece ritorno in città».

E non si creda che finisse lì.

«Nella stessa giornata, 9 aprile, alle ore 7, gli alunni delle classi inferiori del Ginnasio, accompagnati da molti professori, andarono con la tramvia ad Ognina, la ridente borgata di Catania che si stende a nord della città lungo la magnifica riviera ionica, donde proseguirono a piedi per Aci Castello, dove, dopo una sosta a Cannizzaro per la refezione, giunsero alle 10. Visitato il Castello, gli alunni si riunirono nell’atrio dell’Oratorio festivo. Qui parlò il Prof. Cristaudo, che rievocò le leggende di Ulisse e del Ciclope, di Aci e galatea, e la tradizione marinara di Roma, che ora viene rinverdita di nuovi allori dall’Italia fascista. Quindi gli alunni Elio Busetto, Giovanni La Corte, Giuseppe Rausi della III B parlarono ai loro compagni, il primo della Carta del Lavoro, il secondo del Trattato del Laterano, il terzo di Benito Mussolini, al quale debbono andare l’affetto e la gratitudine di tutti gli italiani.

Alle ore 13 partenza per il ritorno in città».

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Note
[1] Fondato nel 1896, è uno dei due storici licei-ginnasio della mia città, Catania.
[2] Il ben noto storico e studioso, che all’epoca  dell’annuario in questione  risulta premiato con L.200 del Littorio per la sua ammissione al Liceo dalla V Ginnasiale.
[3] Uno dei paesi etnei, distante da Catania non più di una ventina di chilometri ed oggi raggiungibile in venti-trenta minuti.
[4] È a non più di dieci minuti da Pedara.
[5] A dieci minuti da Trecastagni.
[6] Ancora oggi rinomato e meta di ristoro, soprattutto per gli arancini e le granite.

Questo è il link al blog di Gabriella Vergari