(Mostra “Regine Neogotiche”, vedi qui)
LAURA BLENGINO
John e Sara correvano a perdifiato.
Nella foresta. I rami falciavano loro la pelle e i vestiti. Speravano di trovare una via di fuga. Ma erano all’oscuro che via d’uscita non c’era.
Il tempo correva. E loro fuggivano.
Una bimba, all’apparenza fragile, li inseguiva con flemma. Non si preoccupava se li perdeva? Viso impassibile, senza espressione. C’era qualcosa di inquietante.
Indossava un vestito di velluto nero. Con gonna ampia, stile settecento. Candide perle su spalline e intorno al collo. Un cappellino nero con piume svolazzanti. Una clessidra nelle mani che continuava a far girare. Mani con unghie smaltate di nero. I granelli scendevano. E scendevano. E scendevano.
C’era qualcosa di inquietante. Ma cosa?
Non era il fatto che una bimba li inseguisse. Nemmeno che teneva in mano una clessidra. Fatto che creava abbastanza angoscia. C’era qualcosa…
Poi quando videro il particolare tutto il quadro andò a posto. Capirono. E sbiancarono.
Poco sotto la collana di perle, un teschio di diamantini.
Un teschio! Si accapponò loro la pelle. Un alito freddo si posò su loro.
Una voce anziana sentenziò i loro nomi.
Quella non era una bimba! Era un lupo travestito da agnello.
Era la Morte. La Dama Nera.
Tutto era iniziato con loro due che si annoiavano nel bosco. A un certo punto John sbottò con “giochiamo a strega tocca colore”?
E Sara rispose “tocca colore nero”.
E l’incubo ebbe inizio.
Arrivarono a un punto. Rete. Un’area recintata. Si guardarono intorno. Erano come topi in trappola. Nulla da fare. Erano ormai giunti al capolinea.
E l’incubo ebbe fine.
L’ultimo granello declinò dolcemente nella clessidra. La bimba li toccò.
I loro occhi si chiusero. Come quando si ha sonno.
Nero.
(Quadro “Tempus fugit” di Titti Garelli)