L’autismo abbraccia l’arte nei colori

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ATTILIO IANNIELLO (a cura)

L’associazione “L’abbraccio” nasce a Mondovì il 25 ottobre 2012 promossa da Angela Polidori, la quale ci racconta: «Ho fortemente voluto la nascita di questa associazione per creare una rete di efficiente solidarietà intorno a mio figlio Luca e ad altri giovani diversamente abili».

“L’abbraccio” infatti ha come scopo prendersi cura delle persone affette da sindrome di Asperger e altri disturbi dello Spettro Autistico; dare sollievo alle famiglie; migliorare la vita dei ragazzi con simili patologie creando un clima che stimoli le loro autonomie.

Inoltre l’associazione si pone dei precisi obiettivi: preparare i ragazzi all’attività sportiva, musicale, letteraria e artistica; coinvolgere le persone ed accompagnarle verso l’avviamento al lavoro, stabilendo rapporti di collaborazione con associazioni e realtà economiche locali; promuovere comunità progettate come luoghi di vita protetta (Case Famiglia); creare incontri-laboratorio per acquisire una manualità specifica attraverso l’arte.

Quest’ultimo obiettivo, in particolare, ha caratterizzato il più recente impegno dell’associazione.

«Fin dall’inizio abbiamo voluto offrire ai nostri ragazzi la possibilità di raggiungere un certo grado di capacità manuali oltre a dare loro la possibilità di vivere serenamente il tempo libero», racconta Angela Polidori, che dell’associazione è presidente. «Per esempio, mio figlio Luca nel periodo estivo, terminate le scuole mi diceva: “Mamma e adesso cosa faccio?”. Io dovevo inventarmi cose da fare per l’intera giornata, riempire tutti gli spazi del tempo di mio figlio, affinché non fosse preda dell’ansia. Questa è una caratteristica di coloro che sono affetti da sindrome di Asperger. La nascita dell’associazione “L’abbraccio” mi ha dato un prezioso aiuto, e lo dà anche ad altre famiglie con persone affette dalla stessa sindrome. Attualmente oltre a mio figlio Luca ci sono tre persone seguite dall’associazione, che ha in poco tempo creato una rete di una cinquantina di soci e diversi volontari».

Tra le attività offerte troviamo lavori di piccola falegnameria, lavori con carta e cartoncino, intreccio di vimini e così via.

Il figlio di Angela, Luca Baricalla, diciannovenne, da alcuni anni ha intrapreso un percorso artistico. «Luca ha sempre amato i colori, ha sempre amato dipingere», ci spiega Angela. «C’è stata però un’esperienza che lo ha frenato per un certo periodo di tempo in questa sua passione. Infatti una volta alcune persone che lo seguivano decisero di fare una mostra in cui si sarebbero esposti dei dipinti ad acquarello. Luca si impegnò fino allo spasimo. Aveva preparato un disegno e poi aveva iniziato a colorarlo. Ma rimanere dentro le forme con gli acquerelli è estremamente difficile e per Luca quello che doveva essere uno svago diventò ben presto una fonte di ansia tanto che alla fine mi disse: “Mamma non voglio colorare mai più”. Iniziava quindi un periodo di crisi, amava i colori ma nello stesso tempo aveva paura degli stessi a causa del ricordo dello stress che gli acquerelli gli avevano provocato. Io non sapevo come fare per aiutarlo. Per fortuna, proprio nel corso della mostra degli acquerelli, il pittore Giorgio Ciocca ha avuto modo di vedere nel lavoro di Luca un certo talento artistico e allora ci ha aiutati a far riemergere in mio figlio l’amore per i colori. Intanto propose di vivere il rapporto con i colori come un gioco, poi lo prese nel suo laboratorio per insegnargli le diverse tecniche della sua pittura». Luca riprendeva così a creare, a vivere la sua arte.

Luca Baricalla

Alain Arias-Misson amava dire: «L’obiettivo dell’arte non è un rarefatto distillato intellettuale, è la vita stessa», e Luca, in qualche modo attraverso il colore riprendeva di nuovo vita, serenità

«Poco per volta Luca abbandonava colori spenti, smorti; tralasciava il nero, il marrone il viola e metteva nelle sue tele il giallo, il rosso», racconta Angela Polidori.

«Dipingere è solo un altro modo di tenere un diario», scriveva Pablo Picasso e il passaggio da colori spenti a colori solari e accesi era il “diario” in cui Luca dimostrava una nascente sicurezza nell’incontro con le proprie profondità umani e sentimentali.

Il 24 gennaio 2014 l’associazione “L’abbraccio” con l’intento di raccogliere fondi per la propria attività organizzava presso il Teatro Baretti di Mondovì e in collaborazione con il CSV (Centro Servizi per il Volontariato Società Solidale) un evento musicale intitolato “Serata senza nome by Nomadi”, con la partecipazione di Cico Falzone, chitarrista dei Nomadi.

«Per ringraziare il celebre chitarrista della sua partecipazione, decidemmo di regalargli un quadro di Luca», racconta Angela Polidori. «Ne portammo alcuni affinché Cico potesse scegliere quello che più gli piaceva».

A quella serata partecipò anche Silvio Maia che non solamente divenne socio de “L’abbraccio”, ma vedendo la qualità dei quadri di Luca promosse un’esposizione degli stessi nella primavera 2014.

Il viaggio di Luca Baricalla nell’arte è teso ad annullare le distanze tra “normalità” e “diversità”, un viaggio per sconfiggere la paura dell’isolamento, della solitudine; un viaggio per vivere pienamente.

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Per contatti con l’associazione “L’abbraccio”:  info@margutte.com